In merito al tema di mettere al mondo figli da sole... Discorso di incommensurabile profondità. Potremmo restringerlo a «Questione di Equilibrio Cosmico». Sarebbe un vero atto d’Amore l’Adozione. Nazionale!!! (Gli «interessati» sanno che quella internazionale, vergognosamente favorita, porta dinero). Befotrofi e orfanotrofi italiani sono sovraffollati di infelici, malauguratamente fonte di immenso lucro per le istituzioni che li tengono in una forma di prigionia. Nei Tribunali dei Minori regna la collusione e il percorso delle adozioni per genitori che sinceramente desidererebbero dare amore a una creatura, sono volutamente irti di difficoltà. Per costoro, non c’è nessun Mattarella che si spertica ad andare all’aeroporto a sceneggiare accoglienza per genitori i quali, spinti anche da venti altri che quello del Nord, rientrano in Italia con l’ambita... preda. Grazie per l’attenzione.
Laura Onofri
Cara Laura, unendosi al dibattito lei mette sul piatto un tema che è «un pezzo da novanta» e scoperchia, effettivamente, una questione immensa e delicatissima. È davvero complicato inserirsi nella scelta tra adozione e inseminazione o comunque procreazione alternativa. Perché se comprendo la grandezza della scelta di occuparsi di un bambino già messo al mondo e abbandonato da qualcuno, capisco anche il desiderio di un genitore (anche single) di mettere al mondo un figlio che sia «fatto» almeno un po’ della sua carne e del suo sangue. Temo che far nascere un figlio proprio o, al contrario, decidere di accudirne uno che geneticamente non ha nulla di nostro, faccia ancora la differenza per molti. Ma lei ha ragione e mi basta immaginare quegli orfanotrofi o quei befotrofi italiani (e di ogni dove) e quei tribunali minorili perché il sangue mi vada in caglio. Mi piacerebbe poter garantire una casa alla quale tornare a ognuno di loro e vorrei essere capace di fargli trovare dentro tutto ciò di cui hanno bisogno e che, si sa, cambia ogni volta: un abbraccio, uno spezzatino con le patate, una coperta, una risata o un libro che faccia al caso loro in quel preciso momento, per quell’esatta tristezza.
Ma non posso (perché io stessa non ho adottato bambini) e non voglio (perché ho avuto la fortuna, perché di nient’altro si tratta, di «fabbricare» mio figlio nel più tradizionale dei modi) giudicare chi sceglie di diventare genitore in altro modo. Nelle questioni fondamentali della vita ho capito, tardi ma l’ho capito, che astenersi dal giudizio è la cosa migliore che si possa fare.
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