Gentilissima dott.ssa Elly Schlein,
innanzitutto un saluto cordialissimo. Mi permetto di scriverLe, pur consapevole dei suoi numerosi impegni, e le prometto, fin da subito, che non le sottrarrò troppo tempo. Vede, la sua storia personale e la sua vicenda politica hanno attirato la mia attenzione. Non ho certamente la pretesa che Lei sappia chi sono: in estrema sintesi, sono una consacrata e, da ormai vent’anni, mi batto per un ideale che è divenuto impegno concreto, ossia la libertà di scelta educativa delle famiglie che si traduce nel diritto di apprendere degli studenti, soprattutto di quelli più fragili e, assai spesso, provenienti da un tessuto sociale svantaggiato. Ho un grande sogno, ossia che la scuola italiana torni ad essere un ascensore sociale, emancipando soprattutto quegli studenti e quelle studentesse più poveri ai quali, a motivo di un’iniqua discriminazione economica perpetrata da decenni da parte dello Stato, viene impedito il diritto di apprendere.
Mi fa particolarmente soffrire l’idea che il nostro sia un sistema scolastico classista: solo i ricchi, infatti, possono scegliere fra una scuola pubblica statale e una scuola pubblica paritaria. In questo secondo settore dobbiamo distinguere due realtà diverse: le scuole paritarie le cui rette non superano il cosiddetto Costo Medio Studente e che hanno, in ambito economico, il solo obiettivo del pareggio del bilancio (pena la chiusura della scuola) e le scuole paritarie che hanno rette che superano i venti mila euro annui. Realtà, queste ultime, che potremmo dire di nicchia, anche élitarie, perché no. Probabilmente, e mi corregga se dico inesattezze, queste realtà le sono note dal momento che Lei ha potuto frequentare le prestigiosissime scuole svizzere con rette altrettanto impegnative. Queste scuole esistono anche in Italia e sono frequentate dai figli dei genitori più abbienti che se lo possono permettere. Una precisazione: la ricchezza non è una colpa, mi passi l’espressione legata al lessico del mio ambiente, ma è anche vero che i ricchi hanno il dovere morale, così come previsto dall’art. 3 della Costituzione, di aiutare le classi sociali più povere, rimuovendo quegli ostacoli economici che ne impediscono la promozione umana, culturale e sociale.
Sono, pertanto, certa del fatto che Lei comprenderà questa battaglia di civiltà: dobbiamo, anche in Italia, garantire ai genitori la possibilità di scegliere fra una scuola pubblica statale che gratuita non è, dal momento che costa dagli 8 ai 10mila euro di tasse dei cittadini, e una scuola pubblica paritaria senza che il genitore che la sceglie si trovi, come accade oggi, a dover pagare due volte: le tasse prima e la retta poi, una retta che si colloca tra i 2.500 e i 4 .000 euro nel desiderio di essere accessibile per le famiglie e quanto più economicamente sostenibile per i Gestori. Le Scuole paritarie, purtroppo, negli anni hanno dovuto chiudere dal momento che non sono riuscite a sostenere i costi di gestione: del resto lo Stato destina all’anno per allievo una somma pari a 500 euro e le rette sono ben inferiori al costo medio studente che, come da circolare ministeriale, si aggira attorno ai 7 mila euro. Chiaramente, moltissime scuole pubbliche paritarie (se le interessa, le potrei fornire tutti i dati), dopo essersi indebitate per anni al solo fine di garantire il pluralismo educativo, sono state costrette a chiudere, non essendo più in grado di sostenere lo sforzo economico necessario, privando le periferie del Paese e il Sud di reali presidi di libertà. Le drammatiche conseguenze sono state quelle di un Paese Italia che si presenta in Europa con un sistema scolastico classista, regionalista (secondo i dati Ocse-Pisa Lombardia e Veneto arrivano ai primi posti, le regioni meridionali agli ultimi) e discriminatorio. Non va certamente meglio agli studenti disabili che, dopo anni di battaglie, si vedono riconosciuti 7mila euro per il docente di sostegno a fronte del costo di 20mila euro. Il divario fra il Nord e il Sud è grave, considerato che nel Nord il pluralismo educativo raggiunge il 37% mentre al sud il 4%, un sud che è attanagliato dal dramma dei Neet e della dispersione scolastica, con picchi del 21% contro una media europea del 9%.
Pertanto, le politiche scolastiche settentrionali che hanno favorito il pluralismo educativo dimostrano che, dove si spende meno ma si spende meglio, il sistema scolastico risulta di qualità, esattamente come il modello europeo. La scuola, dunque, tornerà ad essere un ascensore sociale e di qualità solo se saremo in grado di garantire il pluralismo educativo: il contrario sarebbe il monopolio educativo dello Stato, anticamera di quel regime che Lei, dott.ssa Schlein, giustamente contrasta nelle piazze. E’ giunto però il momento di contrastare il regime nelle aule parlamentari, seguendo le vie della democrazia.
Carissima, non le nascondo che mi causa un dolore immenso il sentire alcune famiglie lamentare il fatto di non aver potuto iscrivere i figli presso una scuola paritaria per via della retta. Mi causa un dolore immenso anche il fatto che i docenti, a parità di titolo, percepiscono uno stipendio inferiore se lavorano presso una scuola pubblica paritaria, che pure offre un servizio pubblico. Ancora mi fa un gran male sentire l’ignoranza che regna sull’argomento, con l’accusa a preti e suore di essere dei crumiri, dei ricchi che non concedono agevolazioni. Ma, alla fine del mese, gli stipendi vanno pagati, le fatture ai fornitori vanno saldate, il muro scrostato va rifatto. La famiglia francese, belga, tedesca, svedese, inglese si potrà accostare alla buona scuola pubblica statale e alla buona scuola pubblica paritaria senza dover mettere mano al portafoglio, perché ha già pagato le tasse.
Quando presento il problema scuola in Italia, spesso mi sento dire in risposta: “Pazienza, i ricchi potranno scegliere la paritaria, i poveri si accontenteranno della statale”. Quale tristezza, quale insipienza, meglio: quale abisso di ignoranza. Possiamo dire agli immigrati che possono contare sul suo generoso impegno per la loro accoglienza, possiamo dire a quei poveri per i quali Lei ha deciso di impegnarsi in politica che, per loro, non c’è diritto di scelta, anzi lo Stato trattiene 8.000/10.000 euro tanto costa un allievo della scuola statale - e destina 500 euro a studente alla scuola paritaria, pubblica anch’essa ai sensi dell’art. 33 della Costituzione e della L.62/2000? Di cosa si tratta? Di una punizione per una scelta alternativa?
La prego, non mi risponda citando il solito “senza oneri per lo Stato”, perché qui non parliamo di oneri ma semplicemente di fornire ai cittadini il servizio per il quale hanno già pagato.
Grazie al suo ruolo, dott.ssa Schlein, potrà certamente farsi carico di questa ingiustizia, dando ai più poveri la possibilità di scegliere fra una scuola statale e paritaria, come avviene in tutta Europa. Lei sa bene che le scuole paritarie alle quali faccio riferimento non sono le scuole dei ricchi ma quelle per i poveri. Parliamo di persone fragili ed economicamente svantaggiate che hanno il diritto ad una scuola di qualità per emanciparsi. Parliamo di un Paese Italia che deve risalire la china e smarcarsi da una scuola classista e di scarsa qualità, offrendo ai nostri giovani la possibilità del successo educativo, primeggiando nelle classifiche Ocse- Pisa. Per questa ragione mi aspetto da Lei e dal partito che Lei ha l’onore di rappresentare il sostegno al governo, affinché, nel 2023, si possa dare alle famiglie che scelgono la scuola paritaria un aiuto che ne consenta la frequenza. Attenzione: non chiedo aiuto per le scuole paritarie, chiedo aiuto per i genitori.
Si arriverebbe davvero a spendere meno e meglio le tasse dei cittadini, ad innalzare il livello di qualità della scuola, a ridurre quella grave discriminazione che diventa sempre più insopportabile. Il contrario si tradurrebbe in un grave danno per i cittadini ai quali giungerebbe altresì un messaggio sbagliato. Il danno è chiaro: le 12mila scuole paritarie che con 800mila alunni oggi (come da decenni) sono i primi finanziatori dello Stato italiano, facendogli risparmiare 6Mld di euro, non potranno reggere ulteriormente questa “sussidiarietà al contrario”; con la chiusura forzata di queste scuole, avremo da gestire 800mila alunni che non possono essere assorbiti nella scuola statale, come bene ha dimostrato il covid. Lo Stato dovrebbe chiedere 7mila euro per 800mila allievi, quindi ben 5.600.000.000 di euro ai cittadini sempre più fiaccati dalla crisi e dalle tasse. E poi, a dirla proprio tutta, un suo mancato sostegno alla causa della libertà di scelta educativa, confermerebbe che è vero che i ricchi, in fondo, in fondo, sono radical chic che non hanno una sincera volontà di emancipare i poveri, che restano un argomento da salotto, mentre si aspetta la consegna del pranzo consegnato da uno dei tanti ciclo fattorini che corrono tra le strade dei quartieri alla moda delle nostre città.
Carissima, mi aspetto, e con me tanti si aspettano, che la legge di Bilancio contribuisca al cambiamento della scuola in Italia e che, su un tema così fondamentale per il Paese, non manchi la più ampia sinergia fra la maggioranza e l’opposizione.
Fiduciosa e grata, mi consideri a Sua completa disposizione per qualsivoglia chiarimento.
Con un carissimo augurio e un cordiale ricordo nella preghiera.
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