- Paris Hilton ha avuto due bambini da maternità surrogata. E non perché non potesse averne, ma perché sostiene di aver avuto un “forte disturbo da stress post traumatico” da adolescente che ancora oggi le fa avere attacchi di panico ogni volta che vede una siringa. “Sapevo che non sarebbe stato salutare per me o per il bambino, crescere dentro una persona con un’ansia così elevata”, quindi ha preferito “partorire” due bambini con utero in affitto lautamente pagato. Quella femminista che sulla Stampa lodava l’ectogenesi starà esultando, non siamo poi così lontani da un mondo in cui per evitare i dolori del parto si arriva a pagare qualcun altro affinché soffra per noi. Sarò medievale, ma tutto questo si avvicina più alla follia che al progresso.
- Alessia Marcuzzi condivide una foto con tanto di calze a rete che è un piacere per gli occhi. Tanti i commenti delle colleghe dello star system. Andrea Delogu: "Ella peppa"; Giulia Salemi: "La tocchi sempre piano"; Fernanda Lessa: “Mi è arrivata la febbre”; Marina La Rosa: “Super gnocca”; Paola Minaccioni: “Da perdere la testa”. Domanda per Gino Cecchettin: l’avessero scritti dei maschi dei commenti così, indirizzati solo alla "carrozzeria" della Marcuzzi e non alla sua anima, sarebbe stato patriarcato? É più o meno grave di dire “la mia donna”?
- La Cop28 approva lo “storico” accordo per “abbandonare i combustibili fossili” e avviarsi alle “emissioni zero al 2050”. Per la prima volta è stata citata la “transizione” da petrolio e gas, che il leader della Cop28 - produttore di benza - si vedeva bene dal voler citare nel documento finale. Adesso tutti esultano. Ma io ricordo che alla Cop26, quella di Greta e dell’inchino di Roberto Cingolani, c’era stata la stessa solfa. E gli stessi titoli. Anche allora l'accordo fu definito "storico" eppure due anni dopo sono stati costretti a discutere ancora delle stesse identiche cose. Non ho dubbi che alla Cop30 saremo punto e daccapo nel dire che il mondo è vicino all’estinzione, che non stiamo facendo abbastanza (nonostante i favolosi accordi di cui sopra) e che servirà un altro “storico” patto per risolvere tutto. Fino alla Cop successiva.
- Su una cosa occorre concordare con Greta: in fondo sono solo bla bla bla, come ebbe a dire la Thunberg qualche tempo fa. I Paesi firmano infatti un patto che non hanno alcun obbligo di rispettare. Si fanno una bella foto opportunity e poi tanti saluti.
- In un dicembre avaro di notizie su cui focalizzare l’attenzione, nel mirino finiscono le parole di Meloni alla Camera su Draghi e le sue foto con Scholz e Macron. Per le opposizioni e per alcuni giornali queste due frasi sarebbero un attacco all’ex premier in odore di candidatura per la Commissione europea che verrà nel 2024. Ora, è noto che Meloni e Draghi abbiano ottimi rapporti. E se Supermario intende diventare presidente della Commissione deve prima diventare Commissario, e a indicarlo dovrebbe essere proprio Sora Giorgia. Quindi, dubito che i due cerchino una lite. La frase a Meloni le è forse uscita male, ma non sembra essere affatto l’ex premier l’obiettivo delle critiche. Formulata meglio, sarebbe stata così: mi sorprende che le opposizioni citino la foto di Draghi con Macron e Scholz, perché molti leader del passato (del Pd o del M5S) amavano farsi fotografare in Europa anche quando non portavano a casa nulla.
- Piercamillo Davigo intervistato da Fedez non mostra alcuna compassione per gli indagati che si suicidano durante un processo. “Capita”, dice, ed è un peccato “prima di tutto” perché “lo perdi come fonte di informazioni”. Prima di tutto, capito? Prima del valore di una vita che si spegne. Prima del dolore delle famiglie. Prima del dovere di uno Stato di assicurarsi che un innocente non muoia prima di arrivare a sentenza. Il cinismo di Davigo mette i brividi. Di orrore.
- C’è un’altra casetta che l’ex pm Davigo, condannato in primo grado, ma per noi ovviamente innocente, dovrebbe ripassare. Ed è il principio di presunzione di innocenza di ogni indagato. Dice Davigo: “Le conseguenze dei delitti ricadono su quelli che li commettono, non su coloro che li scoprono e li reprimono”. Attenzione. Se un “non condannato” si uccide in carcere (peraltro in detenzione preventiva), quella “conseguenza” non ricade su una persona che "ha commesso un delitto”, ma su un libero cittadino su cui pende il solo sospetto di un crimine. E la differenza è sostanziale. Il pm può essere convinto della sua colpevolezza, ma è solo il Tribunale – dopo tre gradi di giudizio – a stabilire eventuali responsabilità. Il suicidio dietro le sbarre di un indagato in attesa di processo, dunque, è sempre una sconfitta. Perché muore un innocente.
- La Cdu-Csu in Germania è contraria alla messa al bando dell’Afd, ipotesi di cui si discute a Berlino e dintorni, ma vorrebbe che venisse classificato come “estremista di destra” perché rappresenta "un pericolo per la democrazia". Lo stesso allarme è stato lanciato per il gruppo Wagenknecht, nato dalla frattura della Die Like. Ora: che l’Afd e gli estremisti di sinistra non siano il nostro cup of tea ci può stare. Ma occorre dare ragione a chi ritiene che le posizioni di questi partiti vadano combattute politicamente, non vietate per legge. Anche perché quando si impedisce agli elettori di scegliere questo o quel partito, il rischio è sempre che si imbocchi una deriva tutt’altro che democratica. Anche se nasce da buoni propositi.
- Facciamo un poco di chiarezza sul patto tra Albania e Italia sui migranti. Lo “stop” della Corte costituzionale albanese non è una bocciatura, come vanno dicendo i parlamentari di opposizione in un unico coro, ma un banale atto dovuto. Alcuni deputati albanesi hanno presentato un ricorso all’Alta corte, i giudici devono valutare la questione attentamente e dunque hanno “sospeso” la procedura di ratifica del trattato. Altrimenti domani il parlamento di Tirana avrebbe magari approvato un testo su cui i giudici sono già chiamati a esprimersi. E non avrebbe senso.
- La Lega ribadisce il suo “no” al Mes, Meloni si dice pronta a porre il veto sul patto di stabilità e soprattutto getta la palla nel campo del M5S. La teatralità con cui il premier ha tirato fuori in Aula il fax con cui Di Maio dava l’assenso al rappresentante Massari siglare il Mes (peraltro a governo già dimissionario) sarà magari politicamente scorretta. Ma funziona. Eccome se funziona.
- Gramellini se la prende con Luciano Spalletti per aver accettato l’invito di andare ad Atreju. Primo dubbio: l’editorialista del Corriere assicura che avrebbe scritto lo stesso anche se il Ct fosse andato alla festa dell’Unità, ma ne dubitiamo. Secondo: anche fosse vero che Spalletti “rappresenta l’intero popolo” (maddai!) e deve essere “super partes” solo perché guida gli Azzurri, non v’è motivo per non andare ad una kermesse partitica. Perché proprio come la festa del Pd o il meeting di Rimini, un evento di questo tipo è anche un incontro culturale. Ci sono oratori, dibattiti pubblici, esponenti di ogni parte politica, Elon Musk e grandi interviste. E poi scusate: abbiamo magistrati liberi di discettare di politica a destra e a manca, ma il ct non può dire ciò che vuole?
- Sull’intervista di Carlo De Benedetti mi astengo, anche se la lite con Marina Berlusconi vale la pena di andare a leggersela. Però vorrei far notare un altro passaggio sfuggito ai più e che invece secondo me occorre analizzare. Parlando di Giorgia Meloni, l’Ingegnere ammette di avere un “pregiudizio psicologico, quasi prepolitico” verso FdI e lo giustifica con le persecuzioni razziali che lo costrinsero a fuggire in Svizzera insieme alla famiglia e che provocarono il massacro dei cugini a Mauthausen. “Sono fatti che ti restano addosso. Ce li ho scritti sulla pelle”, quindi l'avversione verso le destre “è un sentimento che ti resta addosso”. Irrazionale, eppure comprensibile in chi ha vissuto quelle esperienze. Molto meno, anzi assolutamente illogico, è che vi siano giovani 20enni con lo stesso pregiudizio dell’Ingegnere. Loro che il fascismo manco sanno cosa sia.
- A Torino il Lions Club ha invitato al centro ricreativo dei dipendenti del Comune di Torino il generale Vannacci. Tutti a cena col militare: 35 euro (minimo) di offerta con tanto di piatti piemontesi, dibattito con l’uomo del momento e beneficenza al reparto di cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Regina Margherita.
L’evento ovviamente è sold out e non capisco dove sia il problema. Anche perché una cena a 35 euro ormai fai fatica a trovarla pure in pizzeria, figuriamoci con incluso un evento culturale. Fossi stato negli organizzatori avrei alzato l’asticella a 50 euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.