"In memoria di Paolo Del Din". Tripla gaffe dell'Anpi a Teramo

La città governata dalla sinistra riesce non solo a sbagliare il nome della partigiana (si chiama Paola) ma anche a dedicarle una lapida nonostante sia ancora viva

"In memoria di Paolo Del Din". Tripla gaffe dell'Anpi a Teramo
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Si può riuscire a commettere una tripla gaffe contemporaneamente? Soltanto la sinistra può riuscire in questa titanica impresa. Sì, perché quello che è successo a Teramo ha veramente del clamoroso; per non dire "esilarante" se solamente non si parlasse di un tema delicatissimo come quello dei caduti durante la Resistenza. Ma andiamo con ordine.

L'idea (venuta molto male) del Comune

Il Comune di Teramo - alla guida del quale è stato proprio recentissimamente confermato al primo turno delle ultime amministrative il sindaco Gianguido D'Alberto (centrosinistra) - ha deciso di dedicare una lapide a tutte le donne che sono morte mentre combattevano contro il fascismo. Molte di queste erano decedute in battaglia proprio durante il periodo 1943-1945. La proposta era arrivata direttamente dall'Associazione nazionale dei partigiani, che aveva voluto erigere una dedica in piazza del municipio alla "memoria delle 19 donne partigiane insignite della medaglia d'oro al valor militare". La marmorea testimonianza non lascia del resto dubbi: "In memoria delle Partigiane Combattenti, affinché il ricordo del loro coraggio e del loro sacrificio sia sempre presente e d'esempio per le nuove generazioni". Un'iniziativa assolutamente lineare e (anzi) benemerita. Se non fosse per un minuscolo e irrilevante dettaglio: sulla lapide compare anche il nome di uomo. E, per giunta, ancora vivo. Tale: "Del Din Paolo".

Tuttavia, a volere essere proprio ulteriormente precisi, questo "Paolo Del Din" non esisterebbe proprio. O meglio: non è mai esistito una persona con questo nominativo che rientrasse tra i partigiani italiani combattenti a metà anni '40. Molto semplicemente perché i manifattori di questa lapide avrebbero voluto scrivere il nome di Paola Del Din - nome di battaglia di "Renata" -, partigiana in Friuli della Brigata Osoppo, prima donna paracadutista militare italiana e forse l'unica ad aver vissuto l'esperienza di un lancio di guerra, durante l'occupazione tedesca. La staffetta era stata citata dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo scorso 25 aprile nella lunga lettera che aveva inviato al Corriere della Sera: "Il suo coraggio le è valso una Medaglia d'oro al valor militare, che ancora oggi, quasi settant'anni dopo averla ricevuta, sfoggia sul petto con commovente orgoglio", aveva scritto il premier.

Ora rischia di aprirsi anche un caso legale

Inoltre, la parola memoria stona tantissimo con il nome e cognome della partigiana friulana, visto e considerato Del Din è viva e il prossimo 22 agosto festeggerà il suo centesimo compleanno. La sua identità, del resto, appare sotto l'elenco di altre 18 donne combattenti (Bandiera Irma, Bedeschi Ines, Bianchi Livia, Borellini Gina, Capponi Carla, Deganutti Cecilia, Degli Esposti Gabriella in Reverberi, Enriques Anna Maria, Lorenzoni Maria Assunta, Marchiani Irma, Marighetto Ancilla, Menguzzato Clorinda, Parenti Norma in Pratelli, Rosani Rita, Rossi Modesta in Polletti, Tonelli Virginia, Vassalle Vera, Versari Iris), purtroppo tutte scomparse.

Quel "Del Din Paolo", sciattamente scolpito sulla lapide teramana, è stato quindi frutto della fretta (pessima consigliera) di affiggere la targa commemorativa in piena campagna elettorale, stante la data riportata: 27 aprile 2023. Ma non è finita qua. Perché la doppia gaffe si trasforma presto in tripla. Il caso della "martire vivente" ne apre infatti uno legale: per legge, infatti "nessun monumento, lapide o altro ricordo permanente può essere dedicato in luogo pubblico o aperto al pubblico, a persone che non siano decedute da almeno dieci anni". Si potrebbe fare solo in casi eccezionali e comunque con deroga prefettizia. Ma la delibera comunale non ne cita alcuna.

Ecco, il capolavoro della sinistra politica e dell'Anpi è stato quello di erigere il primo monumento al mondo dedicato a un martire vivente transgender. E, vista la vacuità delle sue proposte politiche, c'è da scommettere che questo potrebbe essere uno dei maggiori vanti che il Pd ostenterà orgogliosamente a una prossima elezione.

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