“La mia odissea per trovare una scuola superiore a mio figlio autistico”

Giacomo, 15 anni, è un ragazzino autistico e trovargli un posto a scuola dopo la terza media è stato tutto fuorché scontato

“La mia odissea per trovare una scuola superiore a mio figlio autistico”
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Giacomo, 15 anni, sa tutte le capitali del mondo a memoria, anche quelle che mai avresti detto. E conosce anche le bandiere di tutti i paesi. Ha uno zaino più grosso di lui e ogni mattina lo appoggia vicino al banco. Lui non lo sa, ma quel banco è frutto di un’autentica odissea vissuta dai suoi genitori. Giacomo è autistico e trovargli un posto a scuola dopo la terza media è stato tutto fuorché scontato. Altro che i “diritti” sbandierati durante la Giornata della disabilità, altro che “l’inclusività della scuola”. La sua storia racconta tutt’altro.

A sintetizzarla è la sua mamma, che si è vista “rimbalzare” da parecchi istituti. Magari non esplicitamente ma con frasi del tipo: “Forse è meglio che si rivolga a una scuola più adatta”. Dei no edulcorati, insomma. “Abbiamo avuto grosse difficoltà a trovare un istituto superiore che ci accogliesse – racconta Federica, 50 anni - Non abbiamo avuto nessun supporto concreto né dalla scuola media né dalla struttura presso cui Giacomo è in carico come Neuropsichiatria. In entrambi i casi non per mancanza di volontà ma per mancanza di risorse da dedicare o mancanza di informazioni sul territorio”.

“Le scuole pubbliche – aggiunge - si sono rese disponibili ma senza poter fornire alcuna garanzia sulla presenza di insegnanti all’inizio dell’anno, sulla loro permanenza nel tempo e sulla loro competenza. Noi ci siamo rivolti a una scuola privata che ci ha dato queste garanzie ma non credo siano molte le famiglie che se lo possano permettere. E questo discorso vale per qualsiasi attività extra scolastica: bisogna cercarsela e finanziarla. La realtà oggi in Italia è questa: più i ragazzi crescono e meno ci sono strutture competenti in grado di aiutarci”.

Per di più, quando ci sono, gli insegnanti di sostegno non sono specializzati nel seguire i ragazzi disabili ma sono professori di matematica o inglese “reinventati” in un nuovo ruolo pur di avere un contratto rinnovato. Capita così nel 40% dei casi. Cosa significa? Vuol dire che un prof di sostegno non specializzato non sempre sa come comportarsi, soprattutto quando deve seguire alunni con disabilità complesse. Le proporzioni non ci sono: su 331.124 studenti con disabilità, gli insegnanti di sostegno sono 234.460.

Se finora le scuole private – che contano 16mila alunni con disabilità - hanno rappresentato una sorta di àncora di salvezza per molte famiglie già dalla scuola materna, ora arrancano. Hanno bisogno di più risorse per dare risposte a quel 10% di bambini in più che ogni anno chiede di avere un posto.

Le 9mila scuole paritarie della Fism (federazione scuole materne) lanciano un appello urgente al Governo affinché la legge di Bilancio includa 30 milioni di euro per garantire il sostegno agli alunni con disabilità. Il presidente Luca Iemmi denuncia l’assenza di emendamenti in tal senso tra quelli prioritari discussi in Parlamento.

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