- Ecco le frasi usate dalle agenzie per descrivere il numero di persone presenti di fronte ai maxischermo piazzati a Roma per il funerale di Giorgio Napolitano: “piccola folla”, “decine di persone”. Ma le foto parlano chiaro e, se paragonate a quelle del funerale di Silvio Berlusconi… beh, non c’è minimamente paragone. E il motivo è semplice: Napolitano era un uomo rispettabile, apprezzato da chi risiede nel palazzo, amato dai vertici dello Stato e dei Paesi stranieri. Ma non era un uomo del popolo, nel senso del trasporto che solo i grandi leader riescono a provocare nei loro seguaci. Lo era Berlinguer. Lo era Silvio Berlusconi. E lo sono oggi pochi altri. Ecco perché in Duomo a Milano si sono riversate migliaia di persone sotto il sole, mentre a Roma il tutto si è svolto di fronte a maxischermi sovradimensionati, con “anziani”, “giovani e curiosi stranieri” (cioè turisti, per intenderci). Napolitano era Re, ma un Re senza popolo.
- Va bene criticare la Germania, ma esagerare è sbagliato. Sbaglia Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, quando si rivolge con certi termini ai tedeschi: "Ottant'anni fa il governo tedesco decise di invadere gli stati con l'esercito ma gli andò male, ora finanziano l'invasione dei clandestini per destabilizzare i governi che non piacciono ai social-democratici”. È una dichiarazione che lascia il tempo che trova, può creare disagi e soprattutto non aiuta alla soluzione del problema.
- Durante la sepoltura di Giorgio Napolitano al cimitero Acattolico di Roma, i cronisti dell’Adnkronos segnalano la seguente cosetta: “A pochi passi da quello che è considerato uno dei luoghi di sepoltura più antichi in Europa, il degrado della Capitale spinge prepotentemente per entrare. Il giardino antistante l'ingresso del cimitero acattolico - nel quale riposano ad oggi oltre 4mila persone che in vita hanno manifestato la propria laicità - è disseminato da cartacce e bottiglie di birra vuote, vestiti usati e vecchie scatole in decomposizione. Scarti nascosti tra piante e i cespugli bassi, che inficiano la bellezza di un luogo prezioso e antichissimo”. Fosse successo con la Raggi l’avremmo crocifissa sul posto. Che dite, bussiamo al buon Roberto Gualtieri?
- Il miglior intervento ai funerali di Napolitano? Quello di Gianni Letta, soprattutto nell'augurio finale che "lassù" il Cav e l'ex presidente possano "chiarirsi" per tutto quanto successo in terra.
- Gramellini è disperato perché il nuovo leader della sinistra dura e pura greca, erede del mitologico Tsipras in lotta contro le banche, è un ex banchiere dalla Goldman Sachs. Per carità, è gay, giovane e bello. Ma per Gramellini non sono questi “i requisiti fondamentali per ambire alla guida del movimento progressista” bensì “la conoscenza diretta dei problemi della gente comune”. Ha ragione, ma allora dovrebbe dire la stessa cosa di Elly Schlein: è giovane, è lesbica, è benestante e dei problemi della gente non sembra essere grande conoscitrice. La sinistra ogni volta si innamora del leader sbagliato. Evidentemente, non solo in Italia.
- Miss Zimbabwe è bianca, anche se il 98% della popolazione è nera. E “giustamente”, nel senso che così fan tutti, la maggioranza dei telespettatori se l’è presa: “Non ci rappresenta”. E hanno ragione. Se applicassimo il principio perbenismo di Repubblica e soci, dovremmo dire che in Zimbabwe c’è una massa di razzisti fascisti che maltrattano la loro Miss bianca. Ma sarebbe troppo facile.
- La cosa peggiore di Stefanos Kasselakis, questo il nuovo leader della sinistra greca, è che ieri ha detto: “ho visto da dentro gli errori del capitalismo” e dunque vuole combatterlo. Non c’è nulla di più pericoloso di chi, dopo aver goduto delle ricchezze della finanza, pensa di poter fare il capopopolo degli operai: almeno i liberisti non fingono di schifare la ricchezza.
- Non ho neanche bisogno di leggere l’intervista a Zagrebelsky per capire che se aka prende con il tentativo di riforma della Carta Costituzionale. La solfa è sempre la stessa: con il premierato, il semipresidenzialismo o il presidenzialismo rischiamo la deriva autoritaria o giù di lì. Testuale: sarebbero tutte forme della “democrazia di investitura”, “parente stretta delle democrazie autoritarie o illiberali”. Nessuno che faccia fare al professore un bagno di umiltà e gli dica: toc toc prof, ma allora i Paesi che vanno avanti da decenni con quei sistemi di governo (Usa, Uk, Francia) che dovrebbero dire?
- Sul mancato segno della croce di Papa Francesco davanti alla bara di Napolitano, c’è da segnalare il ragionamento semplice semplice di Mario Giordano: segnarsi col “padre, figlio e spirito santo” significa affermare la propria fede nella vita eterna. Lo si fa per dire: “Io ci credo”. E poco importa se il defunto era credente o meno, perché quel gesto riguarda chi lo fa, non il morto. Altrimenti che senso ha dirsi cristiani?
- Di Napolitano devo però apprezzare la coerenza nel non richiedere le esequie cattoliche: molto meglio rifiutarle, che essersi professati laici per una vita e poi cercare il riscatto nell’ultima funzione della morte.
Però, dico però, dal punto di vista estetico mi sia permesso affermare che per quanto sia stata studiata nei dettagli, questa “cerimonia laica” è mancata della profondità e solennità che solo i riti religiosi riescono a dare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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