- Piccola necessaria premessa. Il pezzullo pubblicato dal Domani a firma di Francesca Ghio, la consigliera di Genova violentata a 12 anni, è davvero imbarazzante. Per metà risulta incomprensibile, per l’altra metà illogico.
- Seconda premessa, più che necessaria. Siamo straordinariamente solidali con chi ha subito una violenza da bambina, dolore inimmaginabile, un calvario attraverso cui nessuno dovrebbe passare. Però, come abbiamo detto, da qui a trattare in quel modo la premier che ha avuto la (malsana) idea di telefonarti per esprimere solidarietà, beh: ce ne passa. Invece di scusarsi per aver trasformato quel gesto solidale in battaglia politica, oggi Ghio rivendica la sua scelta. Dice: “Ho deciso che quella chiamata sarebbe stata un atto politico in più per interrompere il ciclo della violenza che viene continuamente spostato sulla generazione successiva; presa coscienza di questo, ho voluto tenere il punto fermo e deciso della mia azione”. Che vuol dire? Nulla. Come non vuol dire una beatissima ceppa il fatto che “il problema sistemico della violenza di genere che respiriamo è un problema politico”.
- Ghio torna a chiedere “l’educazione alle emozioni” come panacea di tutti i mali del patriarcato, come lei lo chiama. Eppure, ribadiamo, anni di scuola, catechismo ed educazione al fatto che uccidere sia un crimine non impediscono di contare un numero innumerevole di morti ammazzati. Il male puoi arginarlo, non estirparlo.
- Cara Ghio, ma dove hai visto persone che “normalizzano la violenza giustificandola come necessaria per il progresso”? Dove? Voglio un esempio, anche mezzo. Invece, nulla. E c’è un motivo: la frase è ad effetto, ma non significa niente. Contenitore senza contenuto. Tipo: “Vorrei che la mia generazione e quella di mia figlia iniziassero a osservare e comprendere il Maestrale, per far sì che gonfi le vele dell’umanità”. Ma che stai a dì?
- Beppe Grillo sul carro funebre dice alcune cose vere e ne omette altre. È sacrosanto affermare che Giuseppe Conte ha trasformato il Movimento in qualcosa che non lo ricorda più nemmeno da lontano, forse meno di quanto la Lega di Salvini ricordi quella di Bossi. È giustissimo lamentarsi se le sue proposte, per la verità un po’ balorde, non sono mai state prese in considerazione da Conte. È corretto sostenere che tutto l’ambaradan delle votazioni non c’entra un fico secco con la “democrazia diretta”, ma era solo un modo per abolire la regola sul limite dei due mandati. Però va anche detto che a dare il via libera alla fiducia al governo Draghi (Il banchiere di Dio!) fu proprio Beppe definendolo addirittura “grillino”. Forse non ci credeva? Possibile. Ma le scelte politiche contano e lui quella, e tante altre, l’ha sbagliata di grosso. Inoltre non puoi ritirarti in villa, mollare di fatto l’attività politica attiva e poi pretendere che tutti seguano comunque i tuoi dettami.
- La verità è che la cosa migliore, sia per Conte che per Grillo, sarebbe che le strade si separino: Beppe si tiene il nome e il simbolo, facendolo morire (non ha le forze per creare qualcosa di nuovo); Giuseppi si porta via la comunità, gli iscritti e per ora i voti che però, senza il brand, difficilmente torneranno ad essere numerosi.
- Facciamo un breve riassunto: in Afghanistan ci sono i talebani; la Russia ha invaso l’Ucraina; Hamas ha commesso un massacro; in Palestina c’è la guerra; in Libano pure; in Siria i jihadisti hanno preso Aleppo; e adesso pure in Corea del Sud hanno tentato nientepopodimenoche una specie di golpe istituzionale. Che mondo pacifico che ci lascia Joe Biden.
- In soli quattro giorni sono stati raccolti oltre 50mila euro per il carabiniere indagato per la morte di Ramy Elgaml, il ragazzo di Corvetto caduto dallo scooter dopo una folle corsa per Milano. Una fiaccolata da quasi 2mila donatori per pagare le spese legali che il militare dovrà sostenere per difendersi dall’accusa di omicidio stradale in concorso. Evidentemente in tanti ritengono che non sia normale scappare ad un posto di blocco; non sia normale sfrecciare per 8 chilometri per la città inseguiti da una gazzella; non sia normale imboccare strade contromano o guidare senza patente. Vuol dire che molti non capiscono come mai, per quanto sia un atto dovuto a sua tutela, il carabiniere che quel giorno stava solo facendo il suo lavoro debba ritrovarsi sul groppone la spada di Damocle di un’indagine.
- Sul caso di Ramy, il premio nobel per la stupidaggine dell’anno lo vince Roberto Vecchioni. Il quale, durante il programma di Massimo Gremellini su La7, nel commentare la morte del giovane di Corvetto ha sostenuto la seguente teoria: “Sinceramente - ha detto - non si corre all’impazzata per le vie di Milano...”. E qui eravamo pronti ad applaudire. Poi però dopo una pausa ingannatrice ha aggiunto “non si corre all’impazzata per le vie di Milano dietro a due ragazzi in Vespa”. Come, scusa? Intanto quella non era una “Vespa” ma uno scooter TMax di buona cilindrata, e neppure esattamente economico. Poi scusa, Vecchioni: due sconosciuti di cui in quel momento i carabinieri non conoscono l’identità (potevano essere chiunque, coperti dal casco) non si fermano all’alt, scappano, ignorano l’inseguimento e le sirene, sfrecciano a tutta velocità rischiando di ammazzare qualcuno, imboccano le strade contromano e l’unica cosa che ti viene da dire è che la volante non avrebbe dovuto inseguirli? O meglio: “Non si corre all’impazzata per le vie di Milano dietro a due ragazzi in Vespa”. Aveva proprio ragione Vannacci, mi sa: viviamo nel mondo al contrario. E questi non hanno neppure vergogna di sostenere l’assurdo.
- Erri De Luca, lasciando in imbarazzo Massimo Gramellini, spiega quello che gli intelletti radical chic (ma giammai rivoluzionari) non riescono a vedere. Ovvero che la locuzione “rivolta sociale” evocata da Landini ha un significato ed uno solo soltanto: violenza. Mentre Gramellini cercava di spiegare che per “rivolta” s’intende qualcosa di “pacifico” (ma dove?), lo scrittore - che ha almeno il pregio di essere meno ipocrita - smentisce questo tentativo degli intellettuali di sinistra di “giustificare” le parole del segretario della Cgil. “Non ho notizia di questo nel vocabolario - dice De Luca - per me una rivolta è qualcosa di forte”. Sipario.
- Filippo Turetta si becca l’ergastolo. E la cosa non è che sia una sorpresa, visto che ha ammazzato una ragazza premeditando il gesto e ha confessato il delitto. Non staremo qui a discutere delle aggravanti, che tutto sommato contano il giusto. Parleremo delle dichiarazioni di Gino Cecchettin che, l’ho detto più volte, in questo anno ha dimostrato sia grande giudizio (il suo non puntare il dito contro i genitori di Turetta, per dire) sia a volte eccessivo condizionamento ideologico, probabilmente spinto dalle battaglie della figlia femminista. Lui avrà anche la sensazione che oggi “abbiamo perso tutti come società”, perché se la giustizia ha fatto il suo corso e ha assicurato l’assassino alle patrie galere dobbiamo solo esserne contenti.
E va bene: nessuno gli ridarà indietro Giulia e magari come società potremmo fare di più contro il maschilismo, ma non è vero che “la violenza di genere non si combatte con le pene”. Anzi. Se c’è una cosa sacrosanta in questo mondo è che assassini, stupratori, abusatori e violenti una volta condannati finiscano dietro le sbarre e ci rimangano davvero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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