
Tivù del pomeriggio di venerdì. Venerdì Santo per l'esattezza. Una domanda. Siamo tutti questa roba qua, l'attenzione ossessiva alla minestra e alla maionese? Il tema dominante di qualsiasi trasmissione, inchiesta, primo piano, linea politica, vita, morte e miracoli del mondo, è stato il cibo. Il totalitarismo della panza. Niente Gesù Cristo, sparito. (Eccezione notevole l'inchiesta di Giovanni Minoli, Rai1, su quel che accadde quel giorno a Gerusalemme, Il caso Cristo). Possibile che non si sia più capaci di alzare la testa guardando a qualcosa che non somigli a un soffritto o a un uovo di cioccolato o a qualcuno che non sia dedito all'impiattamento del soufflé? A essere impiattata o più che altro appiattita è la nostra testa, o mi sbaglio?
I lettori de Il Giornale sanno che mi professo ateo. Ma per dirmi tale, ancora oggi, non ho mai potuto fare a meno di imbattermi, confrontarmi e litigarci con le domande e con le risposte su chi fosse quell'uomo frustato e scorticato, incoronato per beffa e inchiodato alla croce. Almeno il Venerdì Santo, per dio!, guardiamolo a tu per tu. Ho scritto dio, minuscolo, conformandomi al politicamente corretto, che vorrebbe si vergasse perdio!, quasi fosse un pardon. Annacquamento come rispetto alla religione Un modo per snervarla, toglierla dal dramma della vita quotidiana. Be', allora ritratto. Guardiamolo in faccia almeno il Venerdì Santo, per Dio! E lo dico sfidando chi la ritenesse blasfema. In fondo lo è: Gianni Brera definiva le bestemmie aspre invocazioni a Dio, le preferisco al belato del gregge asservito alle gare sulla ricetta perfetta della frittata per stomaci delicati: meglio con la borragine o con la mentuccia? E
quello là in croce? E la Madonna uguale alle madri dei morti in guerra?
Pare si sia tutti nati, a dar retta all'ossessione della tivù a reti unificate, per contemplare l'arrosto e la doratura della colomba dei maestri pasticceri. Per carità, non sono insensibile (almeno parlandone da storico, vista la mia inappetenza) ai bisogni elementari del mangiare e del bere, e già che ci siamo alla squisitezza di certe vivande, e vi ho dedicato il mio ultimo libro, di cui non faccio la réclame. Ma da qui ad annegare il senso della vita, o meglio il non senso dell'esistenza, nel sugo, corre la distanza tra l'essere umani e il diventare macchine assaggiatrici di presunte leccornie. Siamo proprio convinti che sia una crescita morale e intellettuale il passaggio dalla civiltà cristiana (cui appartenevano anche gli infedeli come Cecco Angiolieri alla faccia di Dante Alighieri) a quella gastroenterica? Ormai la gente colta sostiene che si sia immersi nel post-cristianesimo e nel trans-umanesimo, ma tutta 'sta fatica di miscredenza per scivolare dato ormai l'addio alla noia del sesso nel tragico enigma se a causa dei dazi di Trump dovremo rinunciare alla noce moscata nel brodo? Non sia mai.
In realtà, cari dirigenti e conduttori televisivi il mondo è andato un po' oltre al manicarettismo, oppio dei popoli ormai obbligatorio a tal punto da aver stancato tutti, come i vizi di un impero morente.
Il quesito di Ponzio Pilato rivolto a quel tale Nazareno, sperando o disperando che almeno lui fosse in grado di dire qualcosa al suo angosciato scetticismo: Quid est veritas?, cos'è la verità? D'accordo, avevo vicino un prete che mi insegnava il latino, e ci credeva senza mai pretendere di obbligarmi ad assecondarlo. Ai miei dubbi e ai miei interrogativi sulla sua fede di cui portava la divisa, comprese
le calzette rosse da monsignore, rispondeva, minimalista, ironico e insieme drammatico: e a chi devo credere? Al diavolo?
Di tutti i fatti politici di questi giorni mi ha molto colpito la scelta del vicepresidente americano JD Vance. È venuto a Roma per incontrare sì Giorgia Meloni e parlare di pace e guerra, di dazi miei e dazi tuoi, ma lo scopo era di celebrare la passione di Cristo con moglie e figlioletti sbadiglianti in San Pietro. Si è convertito al cattolicesimo nel 2019, e la faccenda è stata trattata come folklore, tipica scelta della regressione americana verso il fascismo illiberale, dai diritti meravigliosi del woke (cambiare sesso a prescindere dal dato di realtà fattuale) all'orrore vetero cristiano dei valori che hanno fondato l'Occidente, partendo dall'Europa, che invece li ha traditi.
Una riflessione su questo andamento del mondo, che non va mai dove prevedono i sociologi, e neppure i teologi e i vescovi inclini a scambiare le mode per la voce di Dio, sarebbe opportuna.
Vi lascio riflettendo e guardando un po', per i dieci minuti di minimo sindacale, le crocefissioni dei grandi artisti antichi e moderni, da Giotto a Matisse, e al volto inesplicabile del Cristo risorto di Piero della Francesca. Poi passerò a rispondere no, Cristo non è il Salvatore, non ci salva dalla morte. O mi sbaglio? Ma sì, guarderò gli altri mangiare l'agnello con le erbe amare, molto amare. Buona Pasqua.
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