"Ma una pausa di tre mesi è una grande opportunità. I nostri ragazzi imparino a cimentarsi con la vita"

Nei suoi libri sa pennellare i desideri dei nostri figli e le paure dei loro genitori: Alberto Pellai è medico, psicoterapeuta dell'età evolutiva e docente all'Università degli Studi di Milano

"Ma una pausa di tre mesi è una grande opportunità. I nostri ragazzi imparino a cimentarsi con la vita"
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Nei suoi libri sa pennellare i desideri dei nostri figli e le paure dei loro genitori: Alberto Pellai è medico, psicoterapeuta dell'età evolutiva e docente all'Università degli Studi di Milano.

Professore, dodici settimane di tempo libero: croce o delizia?

«Dipende. Io trasformerei il dilemma in opportunità con altre due parole: rigenerazione e riabilitazione. L'estate sia il tempo in cui si mettono da parte quegli aspetti troppo accelerati nella vita dei nostri ragazzi, per rallentare e ritrovare un nuovo ritmo, che dia spazio a lentezza e riposo, senza paura, senza drammi per l'agenda meno piena. Dopo il Covid, inoltre, i ragazzi hanno bisogno di ricostruire relazioni sociali vere, autentiche. L'estate è l'occasione giusta».

Sbagliano quindi i genitori a infarcire le giornate dei propri figli con campi scuola ad ogni costo e di ogni tipo?

«Il timore è che il tempo vuoto finisca solo on line: una preoccupazione lecita. Si può per esempio ricorrere, oltre a campi estivi, anche ad una rete più locale di tre o quattro famiglie con figli coetanei e vicini. A turno si può vegliare sui nostri ragazzi lasciando loro del tempo e degli spunti per organizzarsi poi in autonomia il tempo libero».

Resta però la paura della frase fatidica per ogni genitore: «Mi annoio, mamma!».

«La noia è paura di un tempo vuoto: si può cedere precipitando nel suo abisso oppure considerarla spazio da riempire. Oggi è meno facile la seconda cosa: le nostre case sono luoghi meno creativi, tutte programmate e organizzate magari da una centralina elettronica che pensa a tutto. Sono, indubbiamente, anche spazi più piccoli. È scomparsa la vita di cortile, la strada è diventata virtuale: è un videogioco on line. Dobbiamo impegnarci, con la prova della coda in cassa o del parco».

Cioè?

«Se in coda ad una cassa nostro figlio armeggia col cellulare invece che guardarsi intorno e così pure al parco si siede su una panchina, senza nemmeno pensare di arrampicarsi su un albero, allora dobbiamo far sì che torni ad annoiarsi guardandosi intorno. Dopo il Covid l'aspetto relazionale è ancora molto penalizzato: i nostri ragazzi devono cimentarsi con la vita, fare squadra con gli altri, all'esterno, anche a costo di delusioni, sconfitte. Lo sport della vita è là fuori e l'estate è una partita doppia».

Anche la Tv fu rivoluzionaria per le vecchie generazioni, nel riempire un tempo vuoto, ma oggi tablet e videogiochi hanno un impatto molto maggiore.

«Certamente: la Tv fortunatamente non te la portavi al polso o in tasca!».

Ma 12 settimane di vacanze non sono troppe?

«Ogni volta che questa discussione torna alla ribalta si sta analizzando solo e soltanto un bisogno degli adulti. Non ho mai sentito un bambino lamentarsi di avere così tante vacanze. Temo sia un problema solo nostro...»

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