Quanto vale "Giorgia", che guaio per Schlein e Berlinguer: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: la mossa del premier, la rincorsa del Pd e i malanni degli studenti

Quanto vale "Giorgia", che guaio per Schlein e Berlinguer: quindi, oggi...
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- Tutti parlano della scelta di Meloni di farsi indicare solo col nome di “Giorgia”. Basta questo a confermare che è stata una mossa elettoralmente perfetta. Pensate alla povera Schlein: quando ha annunciato la sua candidatura, s’è vista subito rovinare la festa prima da chi non l’ha voluta capolista ovunque e poi da chi le ha impedito di mettere il suo nome sul simbolo. Giorgia contro Schlein è la battaglia tra un leader forte e un segretario debole. Tutto racchiuso nel nome. Che guaio per Elly.

- Nessuno, dico nessuno, mette in dubbio l’importanza della salute mentale dei ragazzi. Ci siamo passati tutti per quella tragica età che va dalla pre-adolescenza al divenire adulti, fase che per alcuni dura poco per altri non finisce mai. È anche comprensibile immaginare che la chiusure Covid abbiano prodotto problemi mai osservati prima. Però sentire le lamentele degli studenti con “crisi di pianto” e “attacchi di panico” solo perché “i prof ci mettono addosso un’ansia assurda” fa veramente ridere. Signori miei: sei i 17enni di oggi vanno dallo psicologo per affrontare un’interrogazione, cosa avrebbero dovuto dire i nostri nonni che a scuola venivano presi a bacchettate?

- Che il 75% degli studenti abbia “spesso” degli episodi di ansia provocati dalla scuola non è un dato allarmante. Ma la normalità. E se il 67% ha paura di voti e giudizi non bisogna preoccuparsi. È tremendamente normale. La scuola insegna (o dovrebbe insegnare) ad affrontare le difficoltà, mette il ragazzo di fronte a sfide alla sua portata che deve imparare ad affrontare. Pensare di togliere i giudizi o le interrogazioni solo perché gli studenti “ne hanno paura” aggira il problema, non lo risolve. Un modo di fare che produrrà un classe dirigente incapace di stare al mondo.

- State a sentire cosa affermano gli studenti intervistati da Repubblica. Samuel: "La scuola oggi fa più male che bene. Anche io ho avuto crisi di panico, bisogna passare notti a studiare per ottenere anche la semplice sufficienza, la richiesta è inutilmente alta, nozionistica e slegata dalle reali necessità della vita”. Poi non lamentatevi se i nostri giovani scambiano Sidney Sonnino con una città australiana.

- Dumfries mostra lo striscione con Theo Hernandez al guinzaglio? E chi se ne frega. Vale per il difensore interista lo stesso discorso fatto per il romanista Mancini: lasciate al calcio almeno il libero sfottò o lo rovinerete del tutto.

- La Russia nazionalizza la Ariston? Deprecabile, ovviamente. Giusto protestare, se volete. Ma vi ricordo che dopo l’invasione russa dell’Ucraina noi abbiamo sequestrato yacht e beni all’estero, costretto la Lukoil a vendere la raffineria italiana e smesso di acquistare gas da Mosca. Davvero vi sorprende una loro ritorsione?

- Non so se la standing ovation di Fratelli d’Italia a Enrico Berlinguer, leader del Partito Comunista, fosse dovuta. Sicuramente è un segno di maturità politica, di una certa signorilità, anche se un applauso così caloroso a chi incarnava l’ideale comunista suona forse esagerato. Però una cosa è certa: se pacificazione deve essere, a mancare non è tanto la ola di FdI all’ex leader del Pci; a mancare è ancora il rispettoso plauso del Pd a Giorgio Almirante. Ma con una sinistra alla perenne caccia al fascista, ne siamo certi, non accadrà mai.

- La carta "Io sono Giorgia" è interessante: focalizza l’attenzione mediatica su FdI e personalizza il voto in maniera popolare, senza però avere quel rischioso effetto

referendum che costò la carriera politica a Matteo Renzi. Per partorire l’idea occorre un po’ di malizia politica. Meloni ha saputo trovare lo spunto per ridare vigore a questa tornata elettorale, Schlein invece no.

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