Mediterranea Saving Humans continua a sfidare il governo: la Ong francese, che gestisce la nave Mare Jonio, unica (finora) a battere bandiera italiana, ha messo in acqua una nuova imbarcazione. Si tratta della barca a vela Safira, di piccole dimensioni, che opererà soprattutto fuori dalle acque territoriali prospicienti Lampedusa. La Ong di Luca Casarini ha deciso di mettere in mare il veliero dopo il fermo della Mare Jonio, che non dispone delle certificazioni per effettuare operazioni di ricerca sistematica di persone in mare. Nonostante questo, e nonostante siano state fatte sbarcare tutte le attrezzature, la Mare Jonio ha successivamente effettuato comunque un altro intervento, ma ora si trova costretta al nuovo fermo.
E così, per non rimanere senza barca, la Ong ha deciso di recuperare questo veliero che, al pari della Mare Jonio non ha alcuna autorizzazione a effettuare il salvataggio, essendo una normalissima barca da diporto. "Secondo voi noi obbediremo all'ordine di non soccorrere?", diceva Casarini qualche settimana fa, quando gli venne fermata la Mare Jonio. E, infatti, ora la nave è entrata in cantiere ed è stata messa in secca per le operazioni di manutenzione obbligatorie, previste ogni tre anni dai regolamenti. Ma di chi è la barca a vela che ora utilizzerà la Ong? È di un'associazione di Trapani, Safira, che normalmente si occupa di organizzare corsi di barca a vela ed escursioni nel Mediterraneo. Il loro sito è in manutenzione, quindi non è possibile rintracciare informazioni approfondite, ma sicuramente non si tratta di una barca solitamente impiegata in questo modo.
"Ancora una volta, non ci volteremo dall’altra parte e continueremo a essere là dove bisogna stare e agire", ha dichiarato il presidente di Mediterranea Saving Humans, Laura Marmorale, annunciando la messa in mare della barca a vela. La scelta di utilizzare questo tipo di imbarcazione, e non una più grande, risponde a due esigenze per la Ong. La prima è di carattere meramente economico: la gestione è molto meno esosa di una nave e in un periodo di riduzione dei finanziamenti, almeno quelli provenienti dalle donazioni private, visto che la Ong può contare sull'aiuto della Chiesa, questo aspetto è fondamentale. Ma, soprattutto, risponde alla logica della "strategia delle piccole barche", già utilizzata da altre Ong per aggirare il decreto Piantedosi: un veliero non può essere mandato in porti lontani, è probabile che Safira avrà sempre Lampedusa come indicazione di sbarco in caso di recupero di migranti.
Un altro modo per sfidare il governo Meloni e il decreto Piantedosi, contro il quale Casarini si scaglia costantemente anche sui social. Forte dell'appoggio di Papa Francesco, la Ong ha sfidato spesso in campo aperto l'esecutivo e questo non è che l'ennesimo capitolo di questa battaglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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