Caro Germano,
pubblico con piacere la tua lettera di protesta poiché ne condivido in sostanza la riflessione. Chi diavolo se ne frega di quello che fanno le persone, famose o non famose o poco famose, sotto le lenzuola? Eppure sembra che oggi questa sia la nostra principale ossessione. Inoltre dichiararsi gay è diventata una moda oltre che una maniera di esaltare quella che risulta essere una virtù: l'omosessualità. Essa è una tendenza, una propensione, una predilezione, non di sicuro una malattia né qualcosa da nascondere a tutti i costi, come accadeva in passato, ma da qui a farne un elemento di valore ce ne passa. Se l'eterosessualità non è un merito, non lo è nemmeno il suo contrario. Tuttavia, chi si proclama omosessuale viene applaudito come se costui avesse vinto il Nobel o le Olimpiadi.
Ed ecco che i giornali pubblicano in prima pagina la foto di un tizio semiconosciuto in quanto si è detto gay. Il Giornale non ha considerato questa una notizia rilevante, insomma non ci abbiamo mica fatto l'apertura del giornale. Eppure, dal momento che i quotidiani raccontano la società, il fatto, che è entrato nel dibattito pubblico mondiale, è stato menzionato poiché reputato degno di nota in funzione del clamore suscitato. Niente di più. Ogni lettore poi faccia le sue considerazioni. Magari qualcuno, come te, avrà pensato: «Ma che roba pubblicano?». Altri saranno rimasti incuriositi. Altri avranno riflettuto su come sono cambiati i tempi. E tantissimi altri nemmeno si saranno curati di questa cronaca. Quello che noi vogliamo offrire è una informazione il più possibile completa, la quale includa pure questi che per me, come per te, non sono che fatterelli di cui non ci importa un fico secco.
Se l'omosessualità fosse davvero reputata normale in questa società che pure si vanta di essere aperta e inclusiva e libera, allora i media tutti, di destra e sinistra, non dovrebbero narrarci che Ralf Schumacher, noto in quanto fratello del pilota prestigioso, ha postato sui social una fotografia che lo ritrae insieme al fidanzato.
E poi l'omofobo sarei io, soltanto perché mi rifiuto di ricorrere al sostantivo inglese «gay»...
La vera omofobia risiede semmai in questa ostentazione perenne, in questo volere calcare a tutti i costi la nostra presunta modernità, il nostro presunto progressisimo, la nostra presunta civiltà, congratulandoci con chi si è fidanzato con un individuo del suo
medesimo sesso. Un tentativo di normalizzare qualcosa che, come tradisce il nostro atteggiamento fintamente entusiastico, non ci sembra normale.Se fosse per noi, ossia per la comunità intera, normale, non ne parleremmo neppure.
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