La Rai ha deciso di estendere "in via del tutto precauzionale e a maggior tutela dei dipendenti presenti nella sede di viale Mazzini 14 il regime di smart-working". Questo quanto si legge in una nota diramata dall'azienda, dopo "l'ultima comunicazione fatta pervenire da Asl Rm1", su livelli di amianto superiori ai limiti, e dopo aver messo in atto tutte le procedure in merito alla sicurezza sui luoghi di lavoro e monitorando quotidianamente con le autorità competenti lo stato delle infrastrutture
Come evidenziato dalla tv di Stato, la decisione è stata quella di anticipare il cronoprogramma di uscita dal palazzo già predisposto in base al piano immobiliare approvato e al previsto trasferimento nell'immobile locato in via Alessandro Severo per permettere la ristrutturazione di Viale Mazzini. Dunque l’azienda ha deciso di procedere alla ricognizione di tutti gli spazi disponibili presso altri insediamenti aziendali per trasferire tutte le risorse dedicate alle attività essenziali che, per loro natura, non possono essere svolte in regime di smart-working. La conferma è arrivata dall’amministratore delegato Giampaolo Rossi nel corso del consiglio di amministrazione odierno.
Il dibattito sul problema amianto in Rai va avanti da diversi anni ed è spuntato nuovamente fuori recentemente in seguito alla denuncia del giornalista Franco Di Mare, morto di mesotelioma, malattia che ha colpito anche altri dipendenti Rai.
Lo scorso 10 gennaio il Sindacato nazionale autonomo telecomunicazioni e radiotelevisioni (Snater) aveva invocato il ricorso allo smart working per i livelli di amianto rilevati: “Tali misurazioni hanno rilevato la presenza di fibre di amianto con valori (da 2,0 a 6,9 con picchi a 8,9 fibre/litro) ben al di sopra dei limiti consentiti dalla legge”. A testimonianza della delicatezza della situazione, l’Asl ha modificato il suo giudizio da “neutro” a “preoccupante”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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