Il rimpatriato sbraita sul volo. Non si può viaggiare così

Un immigrato irregolare lancia urla agghiaccianti sul volo Ginevra-Fiumicino. Per la legge svizzera, i rimpatri avvengono tramite voli di linea

Il rimpatriato sbraita sul volo. Non si può viaggiare così
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"Dictadeurs! Dictadeurs! Dictadeurs! Vous laissez-moi! Racistes!", cioè "Dittatori! Dittatori! Lasciatemi andare! Razzisti" sono le urla strazianti che sento imbarcandomi sull’aereo Ginevra-Fiumicino dal fondo dell’aereo, e avvicinandomi al mio posto guardo gli altri passeggeri, molti terrorizzati. Ecco perché l’imbarco era in ritardo di un’ora!

Intorno all’urlatore quattro persone, all’inizio mi sembra di essere un film, tipo un remake de L’esorcista ambientato ne L’aereo più pazzo del mondo. Ma siccome ho sempre una certa ansia di volare (irrazionale, lo so, l’aereo è il mezzo più sicuro ecc»), così mi viene pure un’ansia da 11 settembre. Che faccio? Scendo dall’aereo? La mia amigdala dice sì. Mi viene in mente anche il meme Instagram del professor Tamburello che dice "Vuoi partire? Fallo, puoi anche non farlo, ma se vuoi fallo, se proprio non puoi farne a meno, pensaci… però… puoi anche non farlo".

Arrivato al mio posto chiedo ai vicini: "Ma che succede?". Mi spiegano che è un immigrato illegale che viene rimpatriato. Finalmente la voce del comandante: "Ci scusiamo per quello che sta accadendo ma abbiamo un immigrato che deve essere rimpatriato. Non vi preoccupate perché è scortato da quattro poliziotti".

Boh, mi fido? Ma proprio sui voli di linea devono fare i rimpatri? Già che ci sono decido di fare un video alla scena ma subito mi blocca uno stuart. "Lei non può fare un video! Lo cancelli subito!". "E perché?". "Cancelli il video". "Lei non può chiedermi di cancellarlo". Ora il problema sono diventato io e il mio video, pensa te. "Chiamo il comandante". "Lo chiami".

Dopo due minuti arriva il comandante. Gli spiego che sono uno scrittore e collaboro con il Giornale. "Cancelli il video". "Non lo cancello. Comunque sappia che ne scriverò". "Dove ne scriverà?". "Sul Giornale". "Che giornale?". "Il giornale Il Giornale". "Cosa scriverà?". "Mi scusi comandante ma questi sono cazzi miei…". Il comandante abbozza. Chiede il nome mio e della mia compagna, lei fa: "Scusi che c’entro io?", "Lei è una sua collega", "No, purtroppo sono la sua compagna".

I passeggeri intorno intanto mi incitano: "Scriva, scriva!", lo scatenato incatenato laggiù urla come un pazzo, il comandante si addolcisce e mi spiega che non possono farci niente, la legge svizzera rimpatria così, sui voli di linea, e da Roma verrà poi portato a Algeri. "Pensi che gli ho fatto togliere la maschera di cuoio". Eh? "L’avevano fatto entrare con una museruola di cuoio". "Perché, mordeva? Chi è Hannibal Lecter?". "No, la polizia svizzera fa così, li lega e gli mette la museruola, la maschera di cuoio, io gliel’ho fatta togliere, tra l’altro spaventava ancora di più". Hai capito questi svizzeri, fosse successo in Italia ci denunciavano per violazione dei diritti umani, la Svizzera fa come vuole. "Ci dispiace per i disagi che ogni volta causiamo ai passeggeri, ma ripeto, non possiamo farci niente, certe scene impressionanti". Potevano farlo andare direttamente a Algeri, non c’era neppure bisogno di fargli fare scalo a Fiumicino, mi spiega, ma sono accordi tra Svizzera e Italia da anni e anni. Non capisco perché non usino voli militari, o della polizia, mi risponde che non lo sa, questi sono gli accordi, e situazioni del genere si ripetono spesso.

Intanto vicino a me c’è un bambino spaventatissimo, la mamma non riesce a tranquillizzarlo, lo guardo e butto lì: "Tranquillo! È per Hallowen! Lo fanno su tutti gli aerei". A me, in ogni caso, continua a salire l’ansia da 11 settembre, anche perché penso a Israele e l’Iran e dopo venti minuti di urla mi vedo già il titolo dei giornali di domani, "Attentato sull’aereo Ita Airways AZ575 ecc ecc".

Oh, poi magari che ne so, questo ha una storia tragica, magari è un poveraccio, però non si possono far viaggiare le persone così.

Meno male che il volo dura solo un’ora e dieci, e dopo un quarto d’ora dal decollo l’algerino smette di urlare "Vous laissez-moi!", "Vous laissez-moi!" e si tranquillizza, forse perché si è reso conto che se lo avessero lasciato andare a diecimila metri di quota non sarebbe stata una bella idea da dare agli svizzeri.

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