"Rischio dual-use". La Normale "cede" ai collettivi rossi

Il direttore della Normale di Pisa assicura: "Nessun boicottaggio a Israele". Poi però cita il "rischio del cosiddetto dual use di alcune ricerche scientifiche": la stessa argomentazione dei collettivi studenteschi

"Rischio dual-use". La Normale "cede" ai collettivi rossi
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"Non interrompiamo nessuna collaborazione, non boicottiamo, e non chiediamo a nessuno di boicottare". Dopo le polemiche a profusione, le parole che cercano di abbassare i toni. Il direttore della Scuola Normale di Pisa, Luigi Ambrosio, ha smentito alcune ricostruzioni di stampa secondo le quali l'istituto avrebbe "comunicato la decisione di interrompere le collaborazioni in atto con gli atenei israeliani in merito ad alcune tecnologie". Diversamente - ha puntualizzato il professore - "la mozione approvata a maggioranza dal Senato Accademico della Scuola il 26 marzo e resa pubblica sul web dice tutt’altro". E ancora: "Una mozione mirata all'interruzione dei rapporti scientifici con gli atenei israeliani, pur presentata in Senato, non è neanche stata messa in votazione".

Eppure, erano bastate le notizie circolate nei giorni scorsi per sollevare un polverone sulla Normale. A intervenire era stato anche il ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, che al Tg1 aveva definito la ventilata decisione "profondamente sbagliata, perché le università non si schierano con una parte o con l'altra, le università non entrano in guerra". E la Lega aveva parlato di "Cancel culture contro Israele". Ora, invece, l'intervento di Ambrosio per calmare le acque. "Neppure prendiamo posizione nella mozione in merito al conflitto israelo-palestinese, a meno che non si voglia ritenere tale la richiesta, che avevamo già espresso con forza a novembre, di rilascio degli ostaggi e del cessate il fuoco, ora posizione ufficiale del Parlamento italiano e del Consiglio di Sicurezza dell’Onu", si legge nella nota del matematico campano.

La Normale - ha quindi aggiunto il professore - "è e resta aperta alla collaborazione con studiosi e atenei di tutto il mondo. Nella mozione facciamo riferimento a diverse iniziative di studio e confronto, tra le quali il recente stanziamento per assegni di ricerca su tematiche relative allo studio del contesto e del conflitto di Israele e Palestina, per i quali auspichiamo in particolare candidature di studiosi sia israeliani sia palestinesi". Poi l'ulteriore precisazione, che sarebbe tuttavia sbagliato considerare come una nota a margine. "In questo momento storico riteniamo invece doveroso e urgente promuovere una riflessione non solo interna, ispirata dall'Articolo 11 della nostra Costituzione, in merito al rischio di cosiddetto 'dual use' – civile ma potenzialmente anche militare – di alcune ricerche scientifiche e tecnologiche", ha detto Ambrosio.

E ancora: "È in quest’ottica che abbiamo chiesto al Ministero degli Esteri di riconsiderare attentamente i bandi di cooperazione con tutti gli stati esteri che coprono non solo l’area strettamente scientifica, ma anche quella industriale e tecnologica, a partire da quello emesso nei mesi scorsi nell’ambito degli accordi Italia-Israele, al fine di offrire garanzie in tal senso alla comunità degli studiosi, oggi e in futuro". Nota di cronaca: quella del dual-use è la stessa argomentazione adottata dai collettivi studenteschi che nelle ultime settimane hanno preso d'assalto gli atenei con l'obiettivo di chiedere l'interruzione dei rapporti con Israele. Argomentazione che può prestarsi a strumentalizzazioni, il possibile uso militare è solo un timore, guarda caso esternato proprio ora nei confronti di Israele.

"Auspico che questo mio intervento possa chiarire alcuni equivoci che stanno caratterizzando le discussioni in corso, non sempre sostenute,

come richiederebbe la delicatezza di un tema inevitabilmente divisivo, da una lettura completa e attenta della articolata mozione approvata dal Senato Accademico della Normale", ha concluso il direttore della Normale.

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