Nuova scoperta sulla Sacra Sindone: i risultati sorprendenti delle ultime analisi

Un nuovo studio, che ha utilizzato moderne tecniche di analisi, ha rivelato sorprendenti novità sulla Sacra Sindone, che ora, anche per la scienza, potrebbe essere realmente il sudario in cui venne avvolto Gesù dopo la morte in croce

Nuova scoperta sulla Sacra Sindone: i risultati sorprendenti delle ultime analisi

Nella Bibbia viene descritta in maniera dettagliata la morte di Gesù e quali furono le sue grandi sofferenze fino alla crocifissione. I Cristiani da sempre credono che quelle ferite siano state impresse nel sudario dopo che Gesù resuscitò dai morti, lasciando nelle fibre del tessuto la sua immagine.

La nuova sorprendente scoperta

Tante nel corso degli anni sono state le prove fatte su quello che i Cristiani considerano un "sacro tessuto" ma ora una nuova analisi afferma di aver scoperto che quel sudario appartenesse proprio al figlio di Dio. Giulio Fanti professore all'Università di Padova che da 25 anni studia la Sindone, ha utilizzato una nuova tecnica per analizzare nuovamente i campioni di tessuto prelevati negli anni '70, trovando minuscole particelle di sangue che mostrerebbero gli inequivocabili segni della morte di Gesù, esattamente come vengono descritti dalla Bibbia.

Inoltre l'analisi ha scoperto la presenza di alcuni materiali utilizzati anticamente a Gerusalemme, che suggeriscono come il tessuto sia originario di quel luogo e non dell'Europa, come molti ipotizzano, sostenendo che si trattasse di un falso creato ad arte.

La storia della Sindone

La Sindone esposta a Torino è un lungo pezzo di tessuto di lino che presenta una lieve immagine della parte anteriore e posteriore di un uomo che i cristiani sostengano sia Gesù. Fu esposta al pubblico per la prima volta intorno al 1350 in una piccola chiesa di Lirey un villaggio al nord della Francia dove in molti sostenevano si trattasse di un falso medievale.

Fu solo nel 1978 che vennero prelevati alcuni campioni di tessuto utilizzando del nastro adesivo per sollevare tutte le fibre e un microscopico aspirapolvere per raccogliere gli eventuali residui di fibre. Allora però i risultati, visti anche i mezzi dell'epoca, non avevano rivelato tracce di sangue.

Le analisi attuali

Ora il professor Giulio Fanti dell'Università di Padova ha analizzato gli stessi campioni utilizzando moderni microscopi in grado di evidenziare dettagli delle dimensioni di singole particelle. Il suo studio è stato pubblicato sull'Archives of Hematology Case Reports and Reviews, che lo ha revisionato prima della pubblicazione.

Le particelle analizzato hanno rilevato la presenza di emoglobina e due diversi tipi di sangue che lo studioso ha etichettato come A e B. Il professore ha spiegato che questo suggerisce che il tessuto sia stato utilizzato da qualcuno con reali ferite sanguinanti e non come ipotizzato da molti detrattori, usando inchiostro, tintura, vernice o altre tecniche.

Nella stessa analisi sono comparse anche tracce di creatina una sostanza che viene rilasciata nel sangue quando una persona subisce un trauma muscolare o quando le cellule del cervello, del cuore o dei muscoli scheletrici vengono danneggiate. "L'elevata percentuale di creatinina riscontrata nei campioni di nastro adesivo - si legge nello studio - può essere spiegata, con l'ultima ora di vita di Gesù prima di morire sulla croce, che avrebbe avuto un ridotto afflusso di sangue ai reni, causato anche dall'ipovolemia (la diminuzione del sangue nel corpo) e da una grave disidratazione".

A questo proposito lo studioso ha affermato che queste scoperte sono in linea con le scritture di Giovanni 19:28 dove si legge: "Gesù disse: ho sete". Le analisi raccontano anche che la persona il cui sangue ha impresso il telo, soffrisse di sindrome uremica che si verifica quando i reni non sono in grado di eliminare i prodotti di scarto. Sebbene la condizione sia tipicamente dovuta a una malattia renale, può anche essere causata da un trauma contusivo agli organi, che Fanti ritiene possa essersi verificato quando Gesù fu frustato. Anche qui il collegamento con la scrittura di Giovanni 12:1 dove si legge: "Allora Pilato prese Gesù e lo fece flagellare".

I due diversi tipi di sangue

Come detto, nell'analisi sono state rilevate due diverse tipologie di sangue: "Mi riferisco al sangue di tipo A come quello uscito dal cadavere e quindi al sangue post mortem che è costituito da microciti che indicano la sofferenza respiratoria di Gesù sulla croce. - ha raccontato ancora Fanti - Mentre il tipo B rilevato, era quello prima della morte viste le differenze dovute alla coagulazione. Questo è costituito da croste di sangue coagulato probabilmente formatesi quando Gesù era sulla croce o salì al Calvario".

I residui terrosi

Entrambi i tipi di sangue avevano all'interno anche tracce di materiali terrosi che, secondo Fanti, si trovano tipicamente a Gerusalemme, come argilla e calcare, suggerendo che la Sindone potrebbe aver avuto origine nella regione. Negli scritti biblici di Marco 15:46 viene raccontato come Giuseppe, uno dei discepoli di Gesù, tolse Cristo dalla croce e: "Acquistò un lenzuolo, avvolte il corpo e lo depose in un sepolcro scavato nella roccia". E da qui si spiegherebbe anche la presenza dei materiali terrosi visto che è molto probabile che il corpo di Gesù non fu lavato, ma deposto rapidamente nel sepolcro scavato nella roccia.

"Quando mi recai a Gerusalemme per analizzare il materiale terroso prelevato dalla Sacra Sindone- dice Fanti -il geologo Amir Sandler del Geological Survey Of Jerusalem riconobbe tra l'altro, la smectite e illite, che sono tipici del suolo di Gerusalemme, nonché altro materiale proveniente da

i venti del Sahara".

La differenza con gli altri studi

Questa nuova scoperta è in netto contrasto con lo studio del 1988 che riteneva la Sindone un falso. I ricercatori dell'epoca avevano stabilito che era stata realizzata tra il 1260 e il 1390 d.C.

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