A una manciata di giorni dall'inizio del Festival di Sanremo, è scontato che circolino voci e gossip sulla manifestazione che, per cinque giorni, monopolizza le serate degli italiani. Tuttavia, quanto accaduto oggi non è un semplice pettegolezzo.
La sentenza del TAR
La Rai ha infatti depositato oggi l'atto di appello in Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR, che aveva dichiarato illegittimo l’affidamento diretto e ordinato una gara a cui avrebbero potuto partecipare altre emittenti. "Inscindibilità del marchio Festival dal format Rai": questo è ciò che gli avvocati hanno messo nero su bianco nel ricorso, sottolineando che il Festival di Sanremo non può esistere senza la Rai. Anche il Comune di Sanremo è sulla stessa linea, tanto da aver annunciato anch'esso opposizione alla decisione del TAR, ma potrebbe trovarsi in una situazione conflittuale nei confronti della Rai per le prossime edizioni.
Per l’edizione di quest'anno, il Tribunale amministrativo aveva dato il suo via libera, mentre per le future edizioni sarà il Comune di Sanremo a dover procedere mediante una gara pubblica. Questo era il grande obiettivo di Sergio Cerruti, presidente dei discografici italiani, che aveva presentato il ricorso come managing director dell'etichetta discografica JE, attraverso i suoi legali: gli avvocati Damiano Lipani, Francesca Sbrana e Silvia Cossu.
La scadenza
A onor del vero, il termine per presentare ricorso scadeva ai primi di marzo, ma in queste ore la Rai, assistita dagli avvocati Giuseppe De Vergottini, Aristide Police, Filippo Degni, Marco Petitto e Claudio Mangiafico, ha depositato il proprio ricorso in Consiglio di Stato. Si tratta di un atto di circa 50 pagine, volto a smontare le richieste dei legali di JE, che erano state accolte dal TAR e riguardavano il profilo giuridico e le prerogative del marchio “Festival della Canzone Italiana”, registrato nel 2000 dal sindaco di Sanremo Giovenale Bottini.
Cosa dice la Rai
Nel ricorso, la Rai evidenzia una serie di punti a sostegno della tesi sull'inscindibilità del rapporto tra l’emittente e il Festival. Viene, ad esempio, citata una delibera dell'Agcom che elenca vari eventi – tra cui partite della Nazionale, eventi culturali e artistici – considerati di interesse generale per la nazione, la cui trasmissione deve avvenire sempre in chiaro. Tuttavia, questa regola è già applicata dalle reti private in Europa e in Italia.
L'aspetto economico
Un altro punto sottolineato dagli avvocati della Rai riguarda l’aspetto economico. Viene spiegato come, da diversi anni, l'impegno finanziario del Comune si limiti all’organizzazione logistica, mentre in passato Sanremo contribuiva economicamente all’evento. La Rai sostiene di spendere circa 5 milioni di euro per il Festival, mentre le spese pubbliche sostenute dal Comune (come l’affitto degli spazi, la mobilitazione della polizia locale anche in ore notturne e il servizio di pulizia) sarebbero di pari entità.
Inoltre – e non è un dettaglio da poco – resta da stabilire il reale ritorno economico per la Rai. Viale Mazzini parla di circa 40 milioni di euro di ricavi pubblicitari, mentre nel contenzioso, JE sosteneva che la cifra oscillasse in realtà tra i 70 e i 75 milioni.
Infine, gli avvocati della Rai hanno presentato al Consiglio di Stato una richiesta di sospensiva: oltre a ottenere il ribaltamento della sentenza del TAR, chiedono che essa venga sospesa fino alla pronuncia definitiva del Consiglio. Questa mossa eviterebbe che il Comune di Sanremo, ottemperando alla sentenza del TAR, bandisca una gara per il prossimo Festival, invitando le televisioni italiane ed europee a manifestare il proprio interesse.
Cosa dice il TAR
La questione era stata chiarita in modo dettagliato dai giudici del TAR della Liguria: "Il marchio, per definizione, è il segno distintivo dei prodotti o dei servizi di un’impresa, ossia è un segno che identifica un prodotto o un servizio al fine di differenziarlo da altri prodotti o servizi simili offerti dai concorrenti. Identificare, come propone la Rai, il marchio con il mero titolo di un format, di cui per tutte le componenti diverse dal titolo sarebbe titolare la Rai, è fuorviante".
I giudici avevano poi aggiunto: "L’eventuale indizione di una procedura di evidenza pubblica e la conseguente possibilità per altri operatori di formulare le proprie offerte potrebbero, in futuro, consentire di elevare ulteriormente il livello tecnico-qualitativo finora riscontrato dall’amministrazione comunale".
Il ricorso del Comune
Come preannunciato, dopo il ricorso della Rai si attende ora quello del Comune di Sanremo, assistito dagli avvocati Harald Bonura e Giuliano Fonderico, che si trova però in una
posizione particolare. La sentenza, infatti, oltre a obbligarlo a procedere con una gara pubblica, gli riconosce di essere l’unico proprietario del Festival, sganciandolo in un certo senso dal rapporto vincolante con la Rai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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