La liberalizzazione della cannabis sarebbe "un buon modo per contrastare le mafie, la criminalità organizzata"? E ci sarebbe un "uso più consapevole, che non è un incentivo all'utilizzo soprattutto per la fascia pre-adolescenziale"? Elly Schlein ha utilizzato la solita retorica per motivare questo pensiero politico tipico della sinistra, soprattutto di quella di Roberto Saviano, il quale da anni sposa questa assurda teoria antiproibizionista. Per farlo, il segretario del Partito Democratico ha sfruttato un contesto televisivo molto leggero come quello di Alessandro Cattelan su Rai2. Peccato che il messaggio che la Schlein ha voluto diffondere ai giovani risulti non solo pericoloso, ma anche completamente falso, stante i dati oggettivi sia a livello sanitario sia legati alla lotta contro la mafia. Cominciamo dai i numeri relativi proprio a quest'ultimo punto.
La legalizzazione della cannabis
Qualche settimana fa il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha lasciato completamente di stucco Corrado Formigli, che lo stava intervistando durante una puntata di Piazzapulita, su La7. Si stava parlando dell'arresto di Matteo Messina Denaro e il magistrato esperto in lotta alle mafie - non certo personaggio inquadrabile nell'area politica di centrodestra - ha risposto in maniera perentoria alla domanda del conduttore televisivo che gli aveva chiesto: "Per decongestionare i processi, non bisognerebbe anche legalizzare la cannabis?". Gratteri non ha voluto sentire ragioni.
"Un grammo di cocaina costa mediamente 50 euro; un grammo di marijuana ne costa 4. Quale sarebbe il mancato guadagno? E poi: se la marijuana viene utilizzata dagli 11 anni di età ai 17 e 11 mesi e 29 giorni, dove andrebbero a comprarla questi?". Difatti i dati dicono che "su 100 tossicodipendenti, 5 fanno uso di hashish e marijuana e solo il 25% di questi ultimi è maggiorenne, mentre il restante 75% è minorenne (il 75% di quel 5% ndr). Quindi, affermare che legalizzare la cannabis aiuta a colpire chi fa affari con la droga non è vero, perché la quota di affari legati alle droghe leggere è risibile rispetto al totale".
Ma Gratteri va oltre e racconta un episodio personale. "Sono stato in una comunità di recupero alla periferia di Catanzaro e le persone che si trovano lì mi dicevano che le droghe leggere non vanno legalizzate, perché loro hanno cominciato con quelle. Se dobbiamo discutere di questi temi, perché non andiamo a sentire anche loro?" Anche perché "se ci fosse una riforma che legalizzasse la marijuana e l'hashish per chi ha compiuto 18 anni, una persona dovrebbe andare con il certificato medico in farmacia e farsi dare la dose. Sa quanto costerebbe? 12 euro. È già fuori mercato", insiste. "Uno Stato democratico non può permettersi il lusso di legalizzare le droghe leggere, e cioè ciò che fa male secondo quanto è dimostrato scientificamente", chiosa Gratteri.
Su questo gli dà manforte l'associazione Gruppo Tossicologi Forensi Italiani (GTFI), che esprime "forte preoccupazione sui rischi derivanti dall'uso di sostanze stupefacenti, in particolare i derivati della cannabis, che ad oggi sono frequentemente caratterizzati da elevata potenza (percentuali di THC anche del 30-50% fino all'80%), e per i quali esiste una banalizzazione della percezione del rischio". C'è attualmente una "diminuita percezione del rischio associato all'uso di derivati della cannabis", soprattutto tra i più giovani, come del resto è stato evidenziato nella dichiarazione italiana sulle sostanze stupefacenti effettuata a margine della 66sima Sessione della Commissione Stupefacenti dell'Onu, tenutasi recentemente a Vienna.
I (gravi) problemi alla salute
I principali effetti negativi indotti dalla cannabis – hanno rilevato i tossicologi forensi – sono sul sistema nervoso centrale, e costituiti da modifiche delle strutture cerebrali, con compromissione delle capacità funzionali e cognitive a lungo termine (sono coinvolte l'attenzione, l'apprendimento scolastico, il processo decisionale, l'apprendimento verbale e la memoria, l'orientamento spaziale). "Sono inoltre riportati rischi di manifestazioni psicotiche, anche a seguito del primo utilizzo della sostanza, crisi di ansia, episodi di autolesionismo".
In sintesi: i rischi del consumo di cannabis sono tanto maggiori quanto più precoce e frequente è l'inizio del consumo, con "possibile compromissione del regolare sviluppo del cervello ancora in fase di crescita". Sono anche possibili, avvertono, "gravi effetti a livello del sistema cardio-vascolare come infarto del miocardio, aritmie, ischemie, e il consumo di cannabis in gravidanza può determinare alterazioni dello sviluppo fetale". Un aspetto che desta estrema preoccupazione è inoltre l'elevato rischio di coinvolgimento in incidenti stradali. Il THC, rilevano i tossicologi, è infatti una delle sostanze psicotrope più frequentemente rilevata, assieme alla cocaina, nei campioni di conducenti coinvolti in incidenti.
Quante gaffe in una sola frase
Chi chiede quindi di legalizzare la cannabis racconta almeno due bugie colossali. Le mafie fanno affari con le droghe pesanti e continueranno a farne comunque con le le cosiddette "droghe leggere", le quali proseguiranno ad essere vendute di contrabbando a quelli che non rientrano nelle fattispecie dei possibili acquirenti legali.
I pericoli sulla salute legati all'utilizzo della cannabis smontano completamente la narrazione di coloro che tentano di farla apparire come qualcosa di "light". Insomma, la Schlein ha commesso ben due gaffe in una sola frase. Se non è record, poco ci manca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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