Se gli anziani hanno perso il valore della vecchiaia

"Non c'è niente di tragico ad avere cinquant'anni, se non se ne vogliono avere venti a tutti i costi"

Se gli anziani hanno perso il valore della vecchiaia
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In una delle ultime scene di Viale del tramonto, un celeberrimo film di Billy Wilder, il giornalista Joe Gills (William Holden) dice alla sua ormai ex amante Norma Desmond (Gloria Swanson), un'attrice che non si rassegna all'uscita di scena: «Non c'è niente di tragico ad avere cinquant'anni, se non se ne vogliono avere venti a tutti i costi».

È una frase che forse è tornata in mente a qualcuno dei telespettatori di quest'ultimo Sanremo, specie nella serata di venerdì, quella dedicata alle cover, ma anche sabato, quando abbiamo rivisto ciò che resta di gruppi e di cantanti cui tutti noi siamo affezionati, e che forse avremmo voluto ricordare per com'erano, e non rivedere per come sono. Mina e Battisti, che sono stati i più grandi, hanno smesso di esibirsi che erano giovani e belli, e nella nostra memoria sono immortali.

È anche vero che la musica leggera italiana ha vissuto, negli anni Sessanta e Settanta, una stagione di fecondità irripetibile, e dubitiamo che fra cinquant'anni qualcuno richiamerà sul palco i rapper di oggi. Quindi è anche bello risentire certe voci che hanno fatto la storia. È però tristissimo vedere uomini e donne di 70 o 80 anni senza neppure un capello bianco, e certe zazzere bionde o nere, e certe giacche e certi pantaloni, e certe facce che sembrano aver fatto ricorso al Superbonus del 110. Che tristezza quel voler forzatamente apparire uguali a come si era.

Perché non presentarsi tutti con la stessa magnifica dignità con cui si sono presentati sul palco di questo Sanremo Roberto Vecchioni, 80 anni, e Fiorella Mannoia, 69? Sono due fuoriclasse e le loro canzoni parlano per loro, non hanno bisogno di mascherarsi da ragazzi.

È che tutti noi non ci vogliamo arrendere, siamo e restiamo la generazione Peter Pan, abbiamo rimosso la malattia la vecchiaia e la morte, infatti non c'è più nessuno che muore, al massimo qualcuno che se ne va, che ci lascia, ci saluta, va in cielo a cantare con gli angeli.

Ed è che abbiamo perso il valore, la bellezza della vecchiaia. Un tempo gli anziani erano rispettati proprio perché anziani: erano i saggi della comunità, coloro che avevano un patrimonio di sapere da trasmettere. «Quando muore un vecchio, è come se bruciasse una biblioteca», aveva scritto Sergio Saviane. Oggi il vecchio non vuole neanche più essere un libro, cerca di essere un emoticon.

Anche esteticamente, quanto si peggiora se si ha la sindrome di Dorian Gray? Le rughe, i capelli bianchi e perfino la malattia non hanno scalfito la bellezza di Françoise Hardy, 80 anni (la ricordate? Tous les garçons et le filles) e di Caterina Caselli, 77 anni, anzi quest'ultima è più bella adesso di quando aveva vent'anni. Ed è bellissima con i suoi 67 anni Laura Morante, molto più di tante giovani che hanno ceduto al botox e al bisturi. Basta sapersi accettare.

«Non c'è niente di tragico ad avere cinquant'anni» è una battuta anch'essa invecchiata (Viale del tramonto è del 1950), perché nel

frattempo la medicina ha fatto tali progressi che a cinquant'anni oggi si è in piena forma. Allora mettiamola così: non c'è niente di tragico ad avere settanta o ottant'anni, se non se ne vogliono avere quaranta a tutti i costi.

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