Mario D'Aleo è stato un capitano dell'Arma dei Carabinieri, assassinato da Cosa nostra a Palermo il 13 giugno 1983 ad appena 29 anni in quella che è passata alla storia come "strage di via Scobar". Giovedì 12 ottobre, alle 18.30 presso il Palazzo Cardinal Cesi in via della Conciliazione a Roma, verrà presentato il libro "Per sempre fedele-Diario di un uomo tra pagine di Mafia", scritto da Valentina Rigano e Marco D'Aleo, nipote del Capitano, edito da Gruppo Iseni Editori. La prefazione è di Luigi Contu, direttore dell'Ansa, l'introduzione di Rita Dalla Chiesa, deputato di Fratelli d'Italia e figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chisa, vittima di mafia.
Il volume è scritto in prima persona, come se fosse lo stesso ufficiale a raccontare la sua vita, in un dialogo intimo e personale dal quale emergono le sue fragilità, non così diverse da un qualunque suo coetaneo di quegli anni. Partendo dalle testimonianze dei familiari, degli amici, dei colleghi ed estraendo le informazioni dalle carte del processo, gli autori hanno effettuato la ricostruzione della vita di un giovane costretto a vestire i panni dell'eroe. Il flusso di pensieri che emerge dal libro è sincero, senza filtri, e racconta il percorso di D'Aleo fin dall'Accademia, l'approccio a quella vita militare così rigorosa e il sogno di mettersi a disposizione dei cittadini.
Mario D'Aleo era un ragazzo come tanti con la passione per il calcio ma anche per quella divisa che rappresenta lo Stato, che ha indossato con orgoglio fino al giorno della sua morte. L'ufficiale è stato freddato in un agguato sotto casa della fidanzata, insieme a due validi collaboratori, poco prima di convolare a nozze. Nel 1980, a soli 26 anni, aveva assunto il comando della Compagnia dei Carabinieri di Monreale, in provincia di Palermo, andando a coprire il ruolo lasciato vacante dal suo predecessore, Emanuele Basile, ucciso in piazza a colpi di pistola, mentre passeggiava con la figlia in braccio.
D'Aleo si dedicò anima e corpo alla cattura dei killer del suo collega e a combattere la mafia, così radicata in quel territorio. Fu il primo a portare in caserma Giovanni Brusca, nel tentativo di scoprire dove si nascondesse Totò Riina e la sua condanna a morte venne firmata proprio da quelle famiglie. Nel libro, emerge con straordinaria verità il suo percorso in una terra che non era la sua, la Sicilia, e il suo lavoro per farsela amica, per conquistare la fiducia dei suoi cittadini.
La mafia ha ucciso Mario D'Aleo ma non ha vinto, perché grazie a eroi come lui lo Stato continua a combattere e a guadagnare terreno. Questo diario vuol essere il tributo all'uomo, prima che all'ufficiale, per rendere omaggio a uno dei tanti servitori della Patria che si sono sacrificati per la sua difesa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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