La sinistra è cadaverica, perché gode Meloni e Sanremo: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: il risultato delle elezioni regionali, la debacle della sinistra e il festival dell'Unità

La sinistra è cadaverica, perché gode Meloni e Sanremo: quindi, oggi…

- Sono felice che l’Italia abbia deciso di diventare l’hub europeo per il gas. Però il titolo “Grazie al tap e ai rigassificatori l’Italia sarà indipendente” è una bugia. Magari saremo indipendenti dalla Russia, ma dipenderemo da altri. Altri Stati che ci invieranno il gas in altre forme. Indipendente è chi fa da sé, non chi cambia fornitore.

- Occhio Meloni, perché i dati sulle migrazioni non sono affatto piacevoli. Mentre in Europa gli arrivi irregolari a gennaio sono calati del 12%, in Italia sono cresciuti del 49%. In sostanza, su 13mila clandestini arrivati in Europa, ben 4.500 circa arrivano dal Mediterraneo Centrale. Il che ci fa dire che il problema permane e va fatto presente all’Europa. Ma anche che forse non stiamo facendo abbastanza. No?

- Ci sono i risultati delle elezioni regionali dunque scusate se parleremo un po’ di questo.

- Cosa esce fuori da questo voto, in sintesi. Primo: Il centrodestra vince e vince bene, visto che entrambi i suoi candidati superano il 50% e che neppure la somma degli avversari avrebbe permesso loro di scalfire un minimo questo risultato. Quindi Meloni, Salvini e Berlusconi possono stappare champagne: l’onda lunga delle politiche continua. Il problema, semmai, sarà riuscire a conservare questa superiorità anche alle prossime europee. Vedremo.

- Cosa esce fuori da questo voto, in sintesi. Secondo: la sinistra è in coma quasi irreversibile, è in stato cadaverico, se non si dà una mossa. Il Pd ha preso una scoppola cinque mesi fa e ne ha rimediata un’altra oggi, pur restando intorno al 20%. Il problema è che non sono ancora riusciti a darsi un segretario, che chiunque sarà si ritroverà le macerie di un partito senza più capo né elettori. Il M5S si dimostra del tutto ininfluente alle elezioni regionali, come era con Grillo, poi con Di Maio e adesso con Conte. Il Terzo Polo ne esce malissimo: la Moratti fa un mezzo flop e il duo Calenda-Renzi non riesce ancora a scaldare le masse. Tutto il centrosinistra insieme, infine, fa un tonfo mica da niente sia nella formulazione “centrista” (Lazio) che in quella giallorossa (Lombardia). Come li metti li metti, perdono. Forse prima di pensare alle alleanze sarebbe il caso di trovare una visione, un programma, un’idea comune. E su quella lavorare.

- Ah, aggiungo: per “idea comune” quella di “opporsi alle destre che avanzano” non solo è debole. Ma pure perdente.

- Cosa esce fuori da questo voto, in sintesi. Terzo: nelle due regioni al voto, il centrodestra ha migliorato la sua performance percentuale rispetto alle elezioni politiche di pochi mesi fa. Sintomo che tutti i racconti sui presunti disastri della Meloni al governo, dal presunto isolamento internazionale alle armi a scuola, dalla finanziaria a tutto il resto, forse sono solo una mezza invenzione della stampa di sinistra. Che si adopera molto per distruggere l’operato dell’esecutivo senza - evidentemente - grossi risultati.

- Cosa esce fuori da questo voto, in sintesi. Quarto: Meloni gode e fa bene. La Lega in Lombardia tiene botta e tutto sommato anche Forza Italia non perde terreno. Questa “stabilità” nel flusso elettorale fornirà “stabilità” anche all’esecutivo.

- Cosa esce fuori da questo voto, in sintesi. Quinto: Letizia Moratti prende meno del 10% e non entrerà in consiglio regionale, una debacle così era quasi inattesa. Gli elettori di centrodestra non l’hanno votata (confermando la regola che chi “tradisce” viene punito), quelli di sinistra conservano l’allergia per l’ex ministro berlusconiano. Milano è una cosa, la Lombardia un’altra. Sintesi: Ciaone.

- Cosa esce fuori da questo voto, in sintesi. Sesto: la fregatura è che tutto questo entusiasmo viene smorzato dal fatto che alle urne è andato meno di un elettore su due. Il che non fa ben sperare nella salute della nostra democrazia, da tempo in crisi profonda. Dobbiamo trovare una soluzione e subito. Partirei dal presidenzialismo per rendere più intrigante la sfida elettorale e soprattutto per dare all’elettore una certezza: chi vince, governa.

- Va detto che la concomitanza tra Festival di Sanremo ed elezioni non ha certo aiutato la spinta degli elettori verso il voto. Non perché si sovrapponessero, ma perché per due settimane circa i giornali online, i siti, le televisioni e tutto il resto hanno rivolto l’attenzione altrove. Prima Alfredo Cospito, poi gli anarchici e infine il Festival che ha fagocitato tutto. Forse servirebbe anche un po’ di autocritica da parte dei media.

- Ultima analisi, la più importante. Il festival delle polemiche che si è appena concluso, altro non è stato che una festa dell’Unità ma col caviale al posto del panino alla salsiccia.

Sul palco si sono alternate Ferragni (anti-Meloni), Fedez (anti-Meloni), Egonu (anti-Meloni) e poi cantanti fluidi, polemiche sull’amore di ogni genere, atti sessuali in pubblico, fotografie stracciate in diretta nazionale, accuse di essere un “Paese razzista” e pippozzo infinito di Benigni sulla Costituzione “perfetta” che non si può cambiare. Magari Sanremo sarà popolare. Magari lo share sarà altissimo. Ma l’azione di bombardamento mediatico e culturale non si trasforma in voti. Almeno non per adesso.

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