Chiedete scusa a La Russa, mamma li dazi e Turetta: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: le inutili polemiche di Repubblica, il rimbalzo delle Borse e l'omicidio Giulia Cecchettin

Chiedete scusa a La Russa, mamma li dazi e Turetta: quindi, oggi…
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- Guardate che questa è davvero incredibile. Allora: la procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dall’accusa di violenza sessuale per Leonardo Apache La Russa, il figlio del presidente del Senato. Una notizia che quando si scoprì la denuncia tenne banco per giorni e giorni, con tanto di critiche a Ignazio che si disse sicuro della innocenza del figlio. Ricordate? Ricordate le accuse di chi sosteneva fosse assurdo che il Presidente del Senato “interrogasse” il pargolo e lo ritenesse innocente? Ecco. Oggi Repubblica, che avrà aperto almeno dieci volte il sito con questa notizia, la rifila in un posticino della home page online, quasi introvabile. Indegni.

- Noi lo avevamo detto sin da subito. Non potevamo sapere se fosse vero o meno l’accusa di violenza sessuale e non lo sappiamo neppure adesso, visto che si tratta solo della richiesta del pm e il giudice potrebbe anche ribaltare il verdetto. Il punto è che ogni cristiano su questa terra, che si chiami Leonardo Apache o Ciro Grillo, deve essere considerato innocente fino a prova contraria. E non può essere trasformato in un mostro solo perché è “il figlio di…”. Aspettare i processi sarebbe sempre meglio.

- Sull’accusa di revenge por c’è poco da dire. Se hanno diffuso quei video sono due cretini, e devono pagare.

- Quello che in Italia non riusciamo proprio a comprendere che, pur rispettando il dolore della vittima, una denuncia non è mai una condanna. E invece Concita De Gregorio scrisse che il presidente aveva dato “un cattivo esempio” fidandosi del figlio, e comunicandolo al mondo. “Mettere in dubbio la parola di una donna che accusa di essere stata manipolata, abusata contro la sua volontà è un esempio terrificante. Sempre, ma se sei un’istituzione è inammissibile”, disse Concita chiedendo addirittura le dimissioni di La Russa. Francesco Bei lo definì “l’inquisitore di Palazzo Madama”, sostenendo che avesse “messo in dubbio la versione della presunta vittima”. “Questa persona ieri ha stabilito che il proprio figlio è innocente dell’accusa di violenza sessuale su una giovane ragazza. Lo ha deciso al posto dei magistrati e prima ancora che la polizia giudiziaria abbia iniziato le indagini. Ma ci dobbiamo fidare di lui giacché, nel tinello di casa, la trinità del Presidente-Padre-Avvocato afferma di aver “a lungo interrogato” l’accusato e di averlo assolto perché ‘non ha compiuto alcun atto penalmente rilevante’”. Di Chiara Valerio neppure vi dico perché, come sempre, si faceva fatica a capire dove volesse andare a parare. Il punto è che i giornali quei giorni, un po’ come accaduto per Ciro Grillo, parimenti inaccettabile, hanno trasformato il “presunto innocente” in un certo colpevole. E invece sarebbe stato più corretto lasciare il tempo ai pm di indagare e alla giustizia di fare il suo corso, anziché sbattere il mostro in prima pagina.

- Poi sia chiaro: anche Meloni disse che lei non sarebbe intervenuta e che quella nota (“l’ho interrogato, nessun atto penalmente rilevante”) lei non l’avrebbe firmata. Anche Ignazio La Russa ha poi ammesso che se tornasse indietro non lo rifarebbe. Soprattutto quando si pose il problema dei “40 giorni” che la ragazza si prese per presentare la denuncia. Però, secondo il pm, faccio notare, aveva ragione lui. Almeno questo concedeteglielo.

- Siamo lì a discutere se il giudice abbia fatto bene ad escludere la “crudeltà” nella sentenza contro Filippo Turetta, omicida di Giulia Cecchettin. Capisco lo sgomento. Però signori: lo hanno condannato all’ergastolo e senza attenuanti generiche. Cosa volete di più?

- Le Borse sperano nei negoziati, soprattutto dopo l’annuncio del viaggio di Giorgia Meloni negli Usa. E adesso risalgono gli indici dei listini. A dimostrazione che sì, la finanza è senza dubbio un indicatore. Ma il destino di un Paese non si gioca necessariamente in Borsa.

- Matteo Salvini meritava

di tornare al Viminale. Ed è vero che solo l’ingiusto processo Open Arms glielo ha tolto da sotto il naso. Però in politica i tempi contano. E questo non mi sembra il momento per lui di tornare al ministero dell’Interno.

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