"Suprematista bianco, razzista". Montanari beffato: i pro-Gaza contestano pure lui

Il rettore contestato da alcuni attivisti filopalestinesi, arrabbiati per la sua decisione di non boicottare le università israeliane

"Suprematista bianco, razzista". Montanari beffato: i pro-Gaza contestano pure lui
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"Suprematista bianco, razzista, colonialista". Gli attivisti pro-Palestina ci sono andati giù pesante. Come sempre. Ma la cosa clamorosa (e per certi versi ridicola) è che in questo caso il bersaglio delle loro accuse è stato Tomaso Montanari, uno che si è sempre considerato un paladino dell'antirazzismo e delle battaglie progressiste in genere. Altro che "suprematista", accusa peraltro fuori dal tempo e dalla logica in generale. Il rettore dell'Università per stranieri di Siena è stato duramente contestato nelle scorse ore da alcuni manifestanti pro-Gaza intervenuti con la solita prepotenza durante l'inaugurazione dell'anno accademico del suo ateneo. Per parafrasare una vecchia massima attribuita a Pietro Nenni: a fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura.

In un video circolato in rete, si vede Montanari alle prese con i filopalestinesi in un concitato scambio di battute. I pro-Gaza, poco prima, avevano interrotto anche l'intervento del ministro dell'Università e Ricerca, Anna Maria Bernini, presente all'inaugurazione dell'anno accademico. Anche in quel caso erano volati insulti gratuiti e slogan ai quali l'esponente di governo aveva risposto - invano - con un tentativo di dialogo. Impossibile però confrontarsi con chi non ha il desiderio né l'intenzione di farlo. Poi le contumelie non hanno risparmiato il rettore Montanari, reo (secondo i filopalestinesi) di non aver aderito al boicottaggio delle università israeliane.

Colpito dalle contestazioni degli attivisti con la bandiera palestinese, Montanari si è visto costretto a spiegare la propria posizione in un post affidato successivamente ai social. "Nel mio discorso da rettore, pronunciato di fronte alla ministra dell’Università e alle autorità, ho detto che 'tutta la nostra comunità accademica chiede un immediato cessate il fuoco a Gaza'...", ha scritto lo storico dell'arte, spiegando poi di non aver aderito al boicottaggio delle università israeliane per "senso di autonomia". Le università - ha argomentato il professore - "sono sempre luoghi di dissenso da tutelare e promuovere, anche (anzi, soprattutto) in una situazione terribilmente compromessa come quella, con una strage che rischia di avvicinarsi ogni giorno di più a un genocidio".

Ricostruendo l'accaduto, poi, Montanari ha aggiunto: "Quando mi è stato detto che gli agenti avrebbero identificato i contestatori (rimasti nell’atrio), ho abbandonato la cerimonia per chiedere loro di non farlo. E a domanda esplicita della Digos, ho risposto che l’Università non aveva alcuna intenzione di sporgere denuncia, nonostante che io fossi stato definito 'suprematista bianco, razzista, colonialista'...". E ancora, in un altro passaggio: "Capisco profondamente la sofferenza del popolo palestinese, e non giudico in alcun modo chi, da questa profondamente scosso, arriva a sbagliare clamorosamente obiettivo, e non è disposto a discutere il senso profondo delle argomentazioni contro ogni boicottaggio universitario (...

) Credo solo che sia una strada sbagliata, miope, a suo modo inutilmente violenta".

Abituato a dare lezioni agli altri, il rettore si è così ritrovato a subire la ramanzina indignata di chi era probabilmente convinto di essere migliore di lui. Chi di supponenza ferisce, di supponenza patisce.

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