"Tiziana come Giovanna, uccise dalla gogna social": lo sfogo della mamma della Cantone

A distanza di otto anni dal suicidio di Tiziana Cantone, la madre Teresa rompe il silenzio e parla della morte di Giovanna Pedretti: "La gogna dei social uccide. C'è un parallelo tra Tiziana e Giovanna"

"Tiziana come Giovanna, uccise dalla gogna social": lo sfogo della mamma della Cantone
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Per Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, oggi è come essere tornata indietro di otto anni. Nel 2016 sua figlia si tolse la vita a causa della gogna social scatenatasi dopo la diffusione di un filmino privato sul web. Per questo la vicenda di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Lodi suicidatasi presumibilmente per la storia della recensione omofoba, ha il sapore del già visto e vissuto. "La gogna dei social uccide, perché lì non si pesano le parole, tanto nessuno viene punito, soprattutto se si utilizzano profili anonimi. Quelle parole possono uccidere due volte: prima l'anima e poi la persona. Vedo un parallelo tra Giovanna e Tiziana", ha confessato amareggiata Teresa Giglio all'AdnKronos, parlando dei fatti di Lodi.

Tiziana e Giovanna, due vite distrutte

La ferita per la morte della figlia Tiziana, che aveva solo 31 anni quando si è tolta la vita impiccandosi nella cantina della sua casa, si è dolorosamente riaperta con la tragica morte della ristoratrice Giovanna Pedretti. Un filo invisibile lega le due donne e lo sfogo della signora Teresa è durissimo. "Ormai il web è stato trasformato in una Santa Inquisizione, dove ognuno punta il dito e dove non si pesano le parole, senza pensare all'altra persona. Ad esempio, vorrei sapere cosa importava ad alcuni influencer puntare il dito contro quella povera ristoratrice o scoprire se quella recensione fosse vera o fasulla. Cosa cambiava?", ha dichiarato la donna, proseguendo: "Eppure sanno che effetto hanno determinate frasi, che influenzano l'opinione pubblica, scatenano le gogne social, provocano gli odiatori e rischiano di distruggere la vita di una persona. Loro non sanno le fragilità che esistono in ognuno di noi o quelle che si possono creare nel momento in cui scatenano i commenti carichi di odio dei loro follower".

Il caso di Tiziana Cantone

Proprio negli scorsi giorni il caso di Tiziana Cantone è stato archiviato per l'ennesima volta come suicidio, ma la madre Teresa Giglio non dimentica che a provocare la morte di Tiziana sono stati gli altri. "Mia figlia subì un duplice omicidio: prima una gogna social, che la uccise nell'anima e nell'identità e la spinse addirittura a cambiare cognome, poi l'omicidio vero e proprio", ha spiegato lei, aggiungendo: "Se si è trattato di suicidio come sostengono gli inquirenti, ciò è avvenuto a causa della gogna mediatica innescata dai detentori della verità assoluta". Da anni la vicenda di Tiziana Cantone torna a fare discutere in concomitanza di casi simili, ma la madre della trentunenne si è detta stanca di tutto il clamore: "Nessuno sapeva chi fosse davvero Tiziana. Nessuno sapeva le sue fragilità". Dopo l'ultima archiviazione, Teresa Giglio si era ripromessa di tacere, ma il caso della morte di Giovanna Pedretti ha fatto riaffiorare con forza il dolore e la rabbia per la sua perdita. "Io non mi fermo, la mia battaglia per ottenere giustizia e verità per mia figlia andrà avanti. Non ci sono prove per sostenere che si tratti di omicidio, ma non ce ne sono neanche per sostenere che si tratti di suicidio, visto che non furono fatti rilievi e che quella pashmina sottile non è mai stata sigillata, ma fu conservata in una busta della spesa".

L'appello al governo

Nella lunga intervista rilasciata all'AdnKronos, Teresa Giglio ha voluto fare anche un accorato appello alle istituzioni affinché le gogne social vengano combattute e punite con pene severe: "Il web è diventato una giungla dove la gente riversa odio e frustrazione, spesso in maniera anonima, contro chiunque. La politica deve regolamentare questo flusso fake e profili anonimi: chi vuole esprimere opinioni, deve mettere il proprio nome e cognome, deve essere perseguibile a norma di legge, deve rispondere delle proprie azioni e delle proprie parole". Da anni la donna porta avanti la sua personale battaglia contro i profili falsi, che ancora oggi la insultano.

"Ma le mie denunce cadono nel vuoto e si continua a permettere a chi utilizza profili fake di rovinare la vita alle persone, se non addirittura a togliergliela, come accaduto a Tiziana e a Giovanna", ha concluso la signora Teresa.

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