L'Italia è un paese allegro, in festa, che vola sulle ali dell'entusiasmo. Gli azzurri di Bearzot hanno contribuito a una sbornia collettiva, portando la Coppa del Mondo a casa dopo il trionfale Mundial del 1982. Dopo i grigi anni di piombo, lo Stivale si riscopre vivace, colorato e attento a ogni tipo di emozione. Ad Arese sanno cosa vuol dire quest'ultima parola, costruiscono le proprie vetture con il Biscione dipinto sul grande scudo, seguendo quel meccanismo che innesca nell'esser umano un caldo brivido in mezzo al petto. Per il 1983 hanno in serbo qualcosa di davvero gustoso, perché hanno affidato la propria berlina media nelle mani di quei pazzi dell'Autodelta. Pazzi sì, ma in senso buono, perché questi specialisti sono in grado di rivoluzionare una macchina, trasformandola da tranquilla auto di famiglia a siluro in grado di seminare il panico in pista e in strada. Quarant'anni fa veniva presentata al mondo l'Alfa Romeo Giulietta Turbodelta, un concentrato di adrenalina e follia così irresistibile che appena saliti a bordo si ha voglia di fare soltanto una cosa: schiacciare a fondo il pedale dell'acceleratore.
Indossa un abito molto sportivo
La Giulietta Turbodelta la si riconosce al volo, non per l'aggressiva forma a cuneo tipica del modello, ma perché rispetto alle altre versioni della gamma indossa un abito su misura, molto aggressivo. La carrozzeria è contraddistinta da un tinta nera metallizata come la notte, per spaventare chiunque incroci il suo sguardo, mentre una striscia rossa come la passione scorre lungo tutto il profilo perimetrale della macchina. Questo è il suo primo biglietto da visita, che fa intendere le sue intenzioni poco amichevoli e molto belligeranti.
A completare il pacchetto esterno ci sono un accentuato spoiler anteriore con fendinebbia integrati, i cerchi in lega da 14'' e uno scarico al posteriore molto ampio, per espandere ancora meglio la voce del suo rombante motore. Sul portellone dietro campeggia un triangolino molto accattivante, quello dell'Autodelta con la sua tradizionale bandiera a scacchi.
L'abitacolo è il trionfo della sportività, con i sedili profilati in rosso con poggiatesta a "rete", il volante in pelle della Momo e al centro della plancia, a troneggiare sopra ogni cosa, il manometro indicante la pressione del turbo. Non è un caso che l'attenzione debba ricadere proprio su questo particolare, perché in un mondo che va veloce a colpi di turbina, anche la Giulietta non vuole essere da meno, anzi è lei che vuole fare da apripista.
Il pezzo forte della casa
L'Autodelta è il reparto corse dell'Alfa Romeo, quello che ha permesso alla Casa di Arese di trionfare sulle piste di tutto il mondo. Diretto da Carlo Chiti, questo gruppo di lavoro sa destreggiarsi bene tra benzina, olio e potenti motori. Per la media dell'Alfa, questi specialisti pensano bene di inserire sotto al cofano un motore bello grintoso: un 2.0 litri a carburatori sovralimentato con turbocompressore e dalla potenza di 170 CV. Praticamente un mostro che si vuole distinguere dagli altri, perché se la concorrenza ha virato verso propulsori a iniezione, i tecnici al servizio dell'Alfa decidono di far sposare la turbina "Avio" con la carburazione. Questo conferisce alla Giulietta ancora più carattere, qualora ce ne fosse bisogno.
La macchina oltre ad andare forte sul dritto, deve essere altrettanto agile e precisa in curva. L’architettura transaxle e il ponte De Dion, le sospensioni indipendenti con quadrilateri sovrapposti all'anteriore e le barre di torsione e il parallelogramma di Watt all'assale posteriore, garantiscono un comportamento eccelso. La Giulietta Turbodelta è pronta a far mangiare la polvere a chiunque, provare per credere. Nel 1983, l'Alfa raggiunge la velocità massima di 206 km/h, mentre lo scatto da 0-100 km/h è ancora più impressionante, fissando il cronometro a 7 secondi netti. Dei tempi buoni anche per una macchina odierna e quanto basta per impressionare una persona.
Alfa a tiratura limitata
La Giulietta è stato il canto del cigno dell'Autodelta, che chiuse i battenti nel 1984 per lasciare spazio all'Alfa Corse dopo un riassestamento aziendale dovuto al fallimento del programma relativo alla Formula 1. La Turbodelta è stata prodotta per due anni in pochissimi esemplari (appena 361), elemento che, ad anni di distanza, la rende ancora più speciale. Come un buon vino, la cattivissima berlina media di Arese è ben invecchiata e possiede un'aura forte e orgogliosa, che anche il mercato gli ha riconosciuto. Oggi un suo esemplare può aggirarsi intorno ai 40.000 euro, ma se si trovasse in condizioni eccellenti l'assegno potrebbe essere ancora più cospicuo.
Lei è stata l'ultima a indossare il fregio dell'Autodelta prima dell'avvento delle odierne Giulia GTA e GTAm, che hanno rispolverato questo simbolo carico di storia e passione. Un bel pezzo d'Italia veloce e vincente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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