Auto elettriche, la guida su come ricaricare a casa o alle colonnine

La formula per calcolare i tempi di ricarica della vostra auto elettrica è molto semplice, vi serve però conoscere alcuni dati: ecco quali

Auto elettriche, la guida su come ricaricare a casa o alle colonnine

Da quando le auto elettriche hanno iniziato a diffondersi, parte della stampa specializzata ha fatto passare, consciamente o inconsciamente, l’idea che per utilizzare un veicolo a batterie sia necessario essere degli esperti. Da un lato possiamo certamente dire che conoscere i termini tecnici non è affatto un male, e per questo in questa nuova puntata della “guida alle auto elettriche” ne parleremo. D’altro canto, però, bisogna sfatare il mito e dire le cose come stanno: ricaricare un’auto elettrica è facile come ricaricare il cellulare… ci vuole solamente un po’ più di tempo perché la batteria è più grossa...

Una premessa importante

Recensioni, schede tecniche e pubblicità ci hanno abituato ad essere bersagliati da numeri. “Quest’auto elettrica si ricarica in 30 minuti grazie alla carica rapida in corrente continua che arriva fino a 150 kW. Quest’altra, invece, impiega due ore nelle colonnine trifase in corrente alternata”… e via dicendo. Ma ci serve davvero conoscere tutti questi termini? Cosa significa corrente continua? E cosa sono i kW? In parte ne abbiamo parlato qui, nel nostro glossario sulle auto elettriche, per il resto troverete le definizioni e spiegazioni utili a fondo pagina.

La risposta alla domanda di cui sopra, comunque, è che non ci serve sapere nulla di tutto ciò. Quando ho acquistato la mia prima auto elettrica non ho neanche dovuto installare una wallbox o una presa: per iniziare è bastata la comunissima presa italiana a tre poli che era già stata installata nel mio garage visto che la casa aveva solo una decina di anni alle spalle.

Ricarica di un'auto elettrica

Qualcuno potrebbe obbiettare che ricaricando dalla classica presa casalinga i tempi si allungano, ed è vero, ma non è detto che abbiate la necessità di fare “il pieno” in fretta: dipende tutto dai vostri consumi e dalle percorrenze quotidiane. Se la vostra auto elettrica ha 300 chilometri di autonomia e percorrete, in media, 30 chilometri al giorno, è facile calcolare che dovrete ricaricare una volta ogni dieci giorni. E qui il primo errore: l’affermazione precedente è valida solo per chi non ha una presa in box.

Se invece potete ricaricare nel vostro garage (o nel vialetto della vostra villa per i più fortunati), dovete entrare nell’ottica dei “rabbocchi”. Arrivate a casa dopo aver fatto la spesa? Mettete l’auto in carica. Uscite la sera per una pizza? Al ritorno metterete l’auto in carica, e via dicendo…

In questo modo non ci sarà mai bisogno di fare quella lunga e lenta ricarica da 5, 10 o più ore perché ricaricherete sempre. Per analogia, immaginatevi che al posto di fare il pieno da 40 litri di benzina ogni settimana, ci fosse qualcuno che, senza che voi dobbiate sporcarvi le mani, ogni sera va a rabboccare i litri che avete consumato durante la giornata: non è enormemente più comodo dell’andare apposta dal benzinaio e magari fare una coda da quello, sempre affollato, che ha i prezzi migliori in zona?

Come fare i calcoli sui tempi di ricarica

La formula per calcolare i tempi di ricarica della vostra auto elettrica è molto semplice, vi serve però conoscere alcuni dati:

- Capacità della batteria, la sua unità di misura è il kWh (es: 50 kWh)

- Potenza di ricarica massima del caricatore in corrente alternata (CA o AC all’inglese) di cui è dotata la vostra vettura. Solitamente è 7,4 kW sulle elettriche più vecchie o più economiche, oppure 11 kW. Alcune auto hanno anche l’optional a 22 kW.

- Come ricaricate l’auto: il caricatore domestico (quello che si collega alla spina italiana a tre poli) raggiunge di solito 1,8 kW, massimo 2,3 kW. Se invece avete installato una wallbox la potenza massima è quella impegnata dal contatore. La ricarica in corrente alternata è quella che facciamo comunemente a casa oppure nelle colonnine pubbliche dotate di connettore di Tipo 2:

Cavo di tipo 2

Queste ultime hanno nella maggior parte dei casi una potenza di 11 kW o 22 kW. La ricarica in corrente continua è disponibile solo nelle stazioni pubbliche, più grandi delle colonnine in alternata (per dimensioni sono simili a degli armadietti). Si distingue per questo connettore, il CCS Combo 2:

Cc2 combo

Riassumendo: c’è il connettore CCS Combo 2 della prima immagine? State ricaricando in corrente continua. C’è il connettore Tipo 2 della seconda foto? Significa che state ricaricando in corrente alternata.

Facciamo due esempi. Stiamo ricaricando una Nissan Leaf con batteria da 40 kWh, ricarica massima in corrente alternata da 7,4 kW e ricarica massima in corrente continua a 46 kW.

Abbiamo installato una wallbox in garage e il nostro contatore gestisce una potenza massima di 4 kW. Bene, la formula è la seguente:

tempo di ricarica (h) = capacità della batteria (kWh) / potenza di ricarica (kW)

Per la nostra Leaf: 40 kWh / 4 kW = 10 h (dieci ore) per ricaricarla al 100%. Vanno specificate due cose: la prima è che non saranno 10 ore precise, ci vorrà un po’ di più perché ci sono delle dispersioni durante la ricarica dell’auto, esattamente come ci sono dispersioni durante la ricarica del PC o dello smartphone. La seconda è che sarà molto difficile che avremo la necessità di ricaricarla da completamente scarica: probabilmente ricaricheremo a partire da una capacità residua del 10%, o del 25% e via dicendo.

La stessa formula vale per la ricarica in corrente continua, solo che la potenza di ricarica è superiore. Ricaricando la nostra Leaf ad una colonnina rapida a 40 kW, ad esempio, ci vorrà 1 ora per la ricarica.

Purtroppo, però, in corrente continua il calcolo di sopra non è il più corretto perché le batterie non assorbono in maniera costante la potenza massima della colonnina. Una ricarica in corrente continua può partire ad esempio a 50 kW, ma man mano che la batteria si ricarica, la potenza massima erogata diminuirà, per poi crollare in maniera importante intorno all’80%.

Per questo, quando si fanno viaggi lunghi, è consigliabile ricaricare fino a circa l’80% o, se la vostra auto lo prevede, non fare calcoli e affidarsi ai consigli del computer di bordo che ci dirà quanto tempo ricaricare per minimizzare il tempo totale del viaggio.

Compiti a casa: abbiamo fatto l’esempio con la Leaf, provate a calcolare nei commenti i tempi di ricarica per una Tesla Model 3, di seguito i dati del problema:

- batteria Tesla Model 3: 75 kWh

- caricatore in corrente alternata della Model 3: 11 kW

- dove ricarico? presso una colonnina pubblica da 11 kW e a casa con una wallbox e contatore da 6 kW.

Scrivete nei commenti la risposta alle due domande: quanto ci metto a caricare la batteria da 0 al 100% nella colonnina pubblica? E a casa con la wallbox da 6 kW?

Wallbox

Come ricaricare l’auto elettrica a casa

La situazione ideale è quella di avere un garage connesso al vostro contatore elettrico (o con un contatore separato), oppure una presa vicina al vostro luogo di parcheggio dell’auto, come ad esempio il giardino, un viale di una villetta o una presa esterna accessibile.

Acquistando l’auto riceverete, solitamente, due cavi. Il primo è il cavo di Tipo 2, fondamentale per collegarsi alle colonnine pubbliche. Il secondo è un cavo sempre con il connettore di Tipo 2 (che va inserito nell’auto) e che dall’altra parte termina con una presa italiana a tre poli o con una presa Shuko. Con una piccola spesa possiamo cambiare la presa italiana di casa nostra con una presa Schuko (qualora non l’aveste già) e avere una maggior sicurezza. A quel punto colleghiamo il nostro caricatore lento e ricarichiamo a massimo 2,3 kW.

L’ideale, però, è acquistare una wallbox che spesso viene proposta in omaggio o a pagamento dai concessionari stessi. Ve la fate installare e avrete il massimo della sicurezza, perché le wallbox includono già tutte le protezioni e il cavo è di dimensione maggiore, quindi non ci sono rischi di surriscaldamento della presa, anche se i caricatori più moderni con Schuko o presa italiana hanno già un sensore di temperature: se le cose si fanno bolletti, smettono di prelevare corrente alla massima intensità e provano ad abbassarla. Se nemmeno questo basta, si disattivano evitando qualsiasi rischio di sicurezza.

La wallbox sarà fissa e avrà il cavo con il connettore di Tipo 2: a quel punto seguite la regola precedente: attaccate l’auto in carica quando non è in uso e dimenticatevi di calcoli e strategie, sempre che i vostri spostamenti siano compatibili con l’autonomia del mezzo.

Ricarica elettrica

Come ricaricare l’auto elettrica alle colonnine pubbliche

Ormai quasi tutti i produttori vi proporranno, all’acquisto di un’auto elettrica, una tessera e un account con abbonamento (gratuito per un certo numero di anni) che permette di ricaricare in qualsiasi colonnina pubblica, sia in corrente alternata, sia in corrente continua. Questa è la soluzione più semplice perché, in viaggio, vi basterà seguire il navigatore dell’auto, che di solito indica dove e quanto tempo ricaricare, fermarvi, usare la tessera per ricaricare. Durante i piccoli spostamenti quotidiani, invece, se vedete una colonnina nei dintorni o se la cercate tramite app, potete approfittare della ricarica mentre state facendo la spesa o mentre siete in palestra, al lavoro, dal medico e via dicendo.

In alternativa ci sono fornitori di servizi come Enel X (l’app si chiama Juice Pass) e BeCharge che vi offrono l’abbonamento alla ricarica esattamente come quello fornito dai costruttori di auto. Vi registrate, scaricate l’app, chiedete eventualmente la tessera (non è obbligatoria) e ricaricate l’auto ricevendo, di volta in volta, le fatture per il pagamento automatico su conto o carta di credito. In generale è consigliabile fare un abbonamento per spendere meno, ma di questo ne parleremo in una puntata successiva. Alcune città ed alcuni esercizi commerciali (ristoranti, hotel, supermercati) offrono poi la ricarica gratuita per un tempo determinato.

Quando l’auto elettrica diventa un peso?

L’auto elettrica può diventare una faccenda noiosa se non avete una presa in garage, sebbene conosca personalmente più di una persona che non può ricaricare a casa eppure vive da tempo con un’auto a batteria, perché ha una colonnina pubblica nelle vicinanze dell’appartamento. Ad ogni modo, l’unico fastidio è quello di ricordarsi di ricaricare l’auto elettrica una o due volte a settimana dalla colonnina più vicina, tornando poi per staccarla e parcheggiarla altrove. Negli anni l’Italia è cresciuta molto in termini di disponibilità di punti di ricarica, e ci si aspetta che in un futuro non troppo distante ogni esercizio commerciale o parcheggio integri un buon numero di colonnine, man mano che le auto elettriche si diffondono.

Già oggi ci sono molte colonnine, anche se è vero che esistono zone “iper” servite e zone dove invece si fatica a trovare un punto di ricarica; valutate anche questo prima di comprare un’auto elettrica se non avete la possibilità di caricarla a casa.

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