Citroen Visa, storia di un brutto anatroccolo di successo

La Citroen Visa ha avuto una genesi travagliata, figlia di un periodo di crisi del Double Chevron tra scalate e intrighi politici, ma ha avuto un successo notevole

Citroen Visa, storia di un brutto anatroccolo di successo

Il suo nome ha fatto sempre sorridere il buontempone di turno, vista la presenza imperante di una nota carta credito con la quale condivide l'appellativo. Inoltre, il suo design così particolare e, a tratti goffo, è stato per qualcuno motivo di presa in giro, forse persino immeritata. In poche parole, la Citroen Visa è come un brutto anatraccolo trasformatosi in cigno grazie al mercato, che l'ha sonoramente premiata. Nei suoi dieci anni di commercializzazione (1978-1988), la piccola francesina ha messo insieme dei numeri da capogiro: 1.254.390 esemplari. Eppure, la sua genesi è stata travagliata e difficoltosa, a causa della crisi del Double Chevron e di tutte le decisioni politiche che l'hanno coinvolta.

La Fiat va in soccorso della Citroen

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La Citroen Visa nasce sul finire degli anni Settanta, quando sono di tendenza i baffoni e i pantaloni a zampa d'elefante, anche se - in realtà - questo modello sarebbe dovuto nascere ben dieci anni prima, quando il caschetto alla "Beatles" è ancora ai primi posti del gradimento sociale. È il 1967 quando la Casa francese pensa di collocare un nuovo modello tra la Dyane e la GS, dando una sostituta alla Ami 6. Esistono però alcuni problemi che fanno rizzare i capelli alla dirigenza: le casse sono vuote e il piatto piange. Il Marchio fondato dal grande André Citroen da un po' di tempo è nelle mani di Michelin, ma le acque sono torbide e la crisi appare irreversibile. Serve un'immissione fresca di denaro per ridare slancio a una nobile figlia di Francia. In soccorso alla causa arrivano i cugini d'Oltralpe con la cordata firmata da Gianni Agnelli, patron della Fiat. Il colosso di Torino ha mire espansionistiche al di là dei confini patrii e questa sembra un'occasione ghiotta per mettere le mani su un bel giocattolo. La Fiat acquisisce il 49% delle quote della Citroen e insieme viene programmato un futuro in cui c'è spazio anche per la Visa. Da lì a poco sarebbe uscita sul mercato la 127, innovativa e accattivante utilitaria, che avrebbe fornito il pianale anche alla novella Citroen. A Parigi, però, qualcuno di importante si mette di traverso per impedire questa scalata aggressiva da parte dei "rivali" italiani.

De Gaulle serve la Citroen alla Peugeot

Il Generale Charles De Gaulle, Presidente della Repubblica Francese, si impunta e grazie al suo potere fa uscire dal capitale la Fiat, che ritorna a casa con le pive nel sacco. Al posto degli italiani subentrano quelli di Peugeot, graditi connazionali, che vivono un momento migliore di Citroen. D'altronde, il Double Chevron paga lo scotto di alcune scelte aziendali azzardate, come l'acquisizione onerosa di Maserati e il flop della grande coupé SM, nata con il motore del Tridente. Adesso, grazie al neonato Gruppo PSA, che mette insieme le due realtà transalpine, si può impostare un domani più forte e solido.

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Dunque, arriviamo al 1978, quando finalmente la Visa viene presentata al Salone di Parigi con tanto entusiasmo. La nuova utilitaria sfrutta come telaio quello della recente Peugeot 104, lanciata due anni prima, ma si distingue in tutto da quest'ultima, grazie all'operato del designer Robert Opron, che si sbizzarrisce per dare una forte personalità alla sua piccola creatura. Quindi le due vetture, non soltanto esternamente sembrano diverse ma anche internamente, perché l'abitacolo della Visa appare molto più arioso e la plancia presenta una serie comandi molto originali.

Cosa si nasconde sottopelle

La Citroen Visa adotta dei motori collaudati e affermati: un 1.1 con 4 cilindri in linea derivato dalla Peugeot 104 e un 652, bicilindrico, fatto in casa e diretta evoluzione di quello montato su Dyane, 2CV e Mehari. Le uniche cose che mutano sono cilindri e pistoni, mentre l’albero motore ottiene il terzo supporto di banco e l’accensione diventa elettronica. Insomma, le prestazioni sono quelle che sono, nessuno richiede delle performance da batticuore, ma per la sua destinazione la francese diventa una certezza, anche perché a livello di consumi sono in pochi a batterla. Nel 1981 la vettura subisce un primo restyling, stavolta a firma di Heuliez, e le vendite schizzano alle stelle. Quei piccoli ritocchi servono a trasformare una fiammella in un incendio.

L'onda emotiva dello Sport

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Pensare a una Visa da competizione sembra pura fantasia, eppure l'auto del Double Chevron ha avuto anche la sua copertina nei rally, addirittura nel Gruppo B, la categoria più estrema di tutti i tempi. L'auto di serie derivata da quella da competizione si chiama Visa 1000 Pistes e vanta la trazione integrale, oltre a un motore 1.4 da 145 CV. Per soddisfare l'appetito dei driver dal temperamento corsaiolo, ci sarà anche la GTi, stavolta a trazione anteriore, ma dotata di un 1.6 da 105 CV.

Infine, Citroen decide di premiare i suoi più sfegatati appassionati con la Chrono, versione a tiratura limitata con livrea personalizzata tramite i colori della bandiera della propria nazione, cerchi il lega bianchi e motore da 1.360cc e 93 CV. Il successo fu così fragoroso che si passò dalle 1000 unità alle oltre 2650, a dimostrazione che il brutto anatroccolo era finalmente diventato un cigno.

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