I punti chiave
La moda impazza coi suoi pantaloni a zampa di elefante, giacche di velluto e grafiche a scacchi. Nel mondo scoppia il caso "Watergate", che colpisce frontalmente il Presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, mentre uno sconosciuto Bill Gates traccia i primi passi verso la fondazione della futura Microsoft. In quel 1972 si dimentica il twist e ci si diletta in danze sfrenate come quelle che John Travolta porterà ne "La febbre del sabato sera", qualche anno più tardi. Anche il mondo dell'auto prova a discostarsi da ciò che andava per la maggiore fino a poco tempo prima. L'automobilista muta le sue esigenze, l'utilitaria a schema tradizionale con trazione e motore al posteriore diventa un retaggio del passato, che comincia a stonare. Offre troppo poco per una platea che richiede qualcosa in più. Sulla scena internazionale si fanno strada macchine che sfoggiano il motore davanti, esattamente come la trazione. Lo spazio cresce e pure il comfort. All'inizio degli anni Settanta, in Fiat la gamma ha ancora stabilmente in listino le varie 500, 600 e 850. Tutte vetture di vecchia concezione. Tra i corridoi del Lingotto inizia a farsi largo con insistenza una parola: rinnovamento. Una svecchiata che passa inevitabilmente da una rivoluzione meccanica. L'apripista, in questo senso, è stata la 128 che ha mandato in pensione la gloriosa 1100, grazie a motore e trazione anteriori, moderne sospensioni indipendenti sulle quattro ruote ed efficienti freni a disco anteriori. In quel '72, il tempo è maturo anche per l'erede della 850: la Fiat 127.
Il legame con la Fiat 128
La nuova utilitaria torinese prende in prestito quanto di buono è stato introdotto con la sorella maggiore 128, quindi, fanno capolino il motore trasversale accoppiato alla trazione anteriore, le sospensioni indipendenti sulle quattro ruote e i freni a disco anteriori. Il motore, ora, è davanti e si parla di un quattro cilindri da 903 cc, già assaporato sulla 850 Sport Coupé. Con una potenza revisionata verso il basso, il propulsore della 127 si distingue per robustezza, efficienza e brillantezza. I consumi non sono male per l'epoca, aiutare il portafoglio è una spinta importante al suo acquisto. In fondo, questo modello vuole essere un mezzo di locomozione affidabile e, soprattutto, abbordabile per una fascia popolare. A comandare il Centro Stile Fiat, c'è sempre Dante Giacosa, il padre delle utilitarie anni Cinquanta, che per la 127 si affida alla matita del designer Pio Manzù. Quest'ultimo partorisce un oggetto veramente innovativo: una due volumi dall’ingombro di poco superiore alla precedente 850, ma con un abitacolo più spazioso e luminoso. La nuova meccanica permette, inoltre, un'abitabilità comoda per quattro persone, mentre il bagagliaio è intelligente e funzionale, con la ruota di scorta che trova collocazione nel vano motore. Ciò che abbaglia, però, è lo stile, perché la Fiat 127 ostenta un cofano motore “a conchiglia” che racchiude parzialmente i parafanghi e i fari anteriori rettangolari. Un gioiello per audacia e modernità. Sull'auto viene messo il bollino verde, la prima fase dalla genesi della 127 è da applausi. Tutti sono contenti ed estasiati.
Regina d'Europa
Se il buongiorno si vede dal mattino, la conferma di aver sfornato una ciambella con il buco arriva dal premio Auto dell'anno 1972: grazie ai 239 punti complessivi, la Fiat 127 raggiunge una quota di oltre il doppio di quella delle rivali Renault 15/17, ferme in seconda piazza. Per la Fiat si tratta della doppia affermazione in tre anni, dopo quello della 128 nel 1970. Al Salone di Ginevra, primo banco di prova con il grande pubblico, tutti vanno matti per l'utilitaria italiana dal grande portellone posteriore, che sostituisce il canonico "baule" da terzo volume. La linea che oggi definiremmo da hatchback, è il traino per le vendite che da subito si prospettano eccezionali. Per la casa torinese, la 127 ricopre a tutti gli effetti il ruolo che, negli anni Cinquanta, fu della 600, candidandosi a nuova auto da famiglia a tutto tondo. A rafforzare il suo status arriva nel 1974 la 127 Special, versione più rifinita negli interni e più curata nella carrozzeria. La calandra ha un nuovo disegno e i paraurti sono rivisti con un profilo in gomma. Sulle fiancate compaiono modanature in acciaio con inserto gommato, a protezione della carrozzeria. Nell'abitacolo, invece, cambiano il volante e tutta la plancia, rifinita con rivestimenti più raffinati. Nel 1976, viene prodotta in Spagna, con licenza di Seat, la 127 a cinque porte che prende il nome di Fura. Nel frattempo, la 127 diventa la regina d'Europa, come auto più venduta nel Vecchio Continente.
La serie successive
Nel 1977 la Fiat 127 si rifà il look con la seconda serie, che applica una rivoluzione in cui cambiano: cofano motore, calandra, fari anteriori e posteriori, e altro ancora. Le dotazioni e le finiture generalmente migliorano, mentre si segnala la comparsa delle agognate cinque porte, anche con il marchio Fiat. Dalla divisione Brasile del Lingotto giunge, poi, un nuovo motore 1050 cc da 50 CV, che nella versione Sport del 1978, tocca quota 70 CV. I giovani e gli amanti della sportività a buon mercato, ricercano con inistenza questa vettura che si presenta con un look aggressivo e corsaiolo. La Sport ha delle belle colarazioni che spaziano dall’arancione al nero, ma, soprattutto, si caratterizza per due spoiler in plastica - sotto il paraurti anteriore e alla fine del tetto -, oltre che per il volante, il cruscotto e i sedili sportivi. La gamma 127, dunque, risulta ricca e in grado di rispondere alle esigenze di una platea polivalente e variegata. A tal proposito, la batteria viene rinforzata anche dalla Rustica - di derivazione Sud America - più spartana e irrobustita, dalla familiare Panorama e dal veicolo commerciale Fiorino.
Quando la Ritmo si affaccia sulle strade, insieme ai luminosi anni Ottanta, la 127 ha necessità di un nuovo "lifting". Arriva la terza serie, che si caratterizza per un uso maggiore della resina plastica per i paraurti avvolgenti, che contornano anche i fari, e per le nuove protezioni laterali. Nel 1987, però, suona la campanella. È finita la sua storia, almeno in Europa. Nelle altre parti del mondo, l'utilitaria di Fiat continuerà a vendere abbastanza bene anche nel corso dell'ultima decade nel Novecento. Alla fine della sua mirabolante corsa, gli esemplari venduti in totale toccano gli 8 milioni.
Risultato eccelso, che fa della 127 una delle auto di maggior successo del secolo scorso, con i picchi di vendite registrati dal '73 al '78, in cui ha guardato dall'alto tutti quanti nell'orbita di mercato europeo. Per rimpiazzarla adeguatamente, la Fiat ha sfornato ben due auto: Uno e Panda. Altre best-seller con il coltello tra i denti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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