“Sono 126 miglia per Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio e portiamo tutti e due gli occhiali da sole. Vai!”. Se non sapete di che cavolo sto parlando fatevi vedere da uno bravo, che vi siete persi uno dei film più spettacolari degli ultimi 40 anni. Già gli occhiali da sole dovrebbero avervi fatto venire un dubbio ma basterebbe dare un’occhiata alla macchina che ospita i due fratelli protagonisti per toglierveli tutti. Il nome del modello non vi dirà niente ma se vi parlassi della Bluesmobile, sapreste subito di che sto parlando. Questa è la storia di come una normalissima Dodge Monaco diventò una delle auto più famose del cinema, rubando la scena a due comici spettacolari e ad un cast musicale tra i più incredibili di sempre.
I Blues Brothers? Uno sketch fortunato
In Italia non lo sapevamo ma gli incredibili fratelli Blues non vennero fuori dalla penna degli sceneggiatori di John Landis ma dalla mente malata di Dan Aykroyd, che se li era inventati per uno degli esilaranti sketch del “Saturday Night Live”, mitico programma televisivo della NBC che ha davvero fatto la storia della comicità. Negli sketch televisivi non si cita mai la macchina della band di questi amanti della musica nera degli anni ‘60 ma bastano pochi minuti del film per sapere che si trattava di un altro modello iconico, la Cadillac Fleetwood. Visto che di miglia ne aveva fatte davvero tante, Elwood l’aveva scambiata con un microfono, lo stesso che porta in una valigetta legata al polso con le manette come se contenesse i codici dei missili nucleari. L’accoglienza che gli riserva il fratello Jake, uscito da tre anni nel penitenziario di Joliet, è veramente gelida, visto che si tratta di un auto della polizia. Il fratello non si scoraggia e provvede a dare dimostrazione delle proprietà speciali dell’auto, che salta come se niente fosse un ponte levatoio. La Dodge, insomma, era truccata, con una serie di modifiche fatte apposta per catturare i cattivi. Solo allora Joliet Jake la riesce ad accettare come la nuova Bluesmobile.
L'auto che rubò la scena alla musica
La storia dell’auto scelta specificamente da Dan Aykroyd per lo scopo, a suo dire perché gli sembrava la perfetta macchina della polizia, è decisamente più prosaica. Prodotta in cinque serie dal 1965 al 1992, la Monaco era stata pensata come l’ammiraglia della Dodge, marchio working class della Chrysler sempre incapace di avere il prestigio delle rivali Lincoln o Cadillac. Quella che a noi è sempre sembrata un transatlantico, era considerata in America una “full size sedan”, movimentata non poco da un monumentale V8 da 6200 cc con quattro carburatori che produceva attorno a 325 cavalli. Tra le varie opzioni c’erano anche una coupè due porte, una station wagon e una cabrio disponibile solo in Canada. Visto il peso importante non era proprio un fulmine di guerra, il che poteva essere in parte risolto con il massiccio motore 440, 7200 cc trattato dal dipartimento performance della ditta, la famosa MOPAR.
Molte delle aggiunte vantate dal buon Elwood sono frutto della fervida immaginazione degli autori. Ad esempio, le famose “gomme da polizia” sono un mito, come le sospensioni rinforzate. Le case produttrici di pneumatici ogni tanto offrivano modelli particolarmente performanti ai dipartimenti di polizia a prezzi scontati ma niente che non fosse disponibile anche per il pubblico pagante. Vedi sopra per il motore 440, disponibile su altre auto popolari con la polizia. Una di queste, la Dodge Polara Police Interceptor, era considerata l’auto della polizia più veloce d’America, raggiungendo la ragguardevole velocità massima di 274 Km/h, roba possibile solo alle supercar del tempo. Numeri del genere sarebbero stati impensabili dopo l’introduzione della benzina senza piombo, una vera catastrofe per i motori a stelle e strisce: anche un 440 catalizzato come quello della Bluesmobile non avrebbe prodotto più di 300 cavalli – non certo una potenza da Bugatti Veyron, insomma.
La Dodge Monaco, in sé per sé, non era che una delle tante auto del lungo crepuscolo dell’auto americana: grossa, pesante, non particolarmente attraente o tecnologicamente avanzata, assolutamente inadatta ad un mondo che faticava ad adeguarsi allo choc petrolifero del 1974. Eppure è proprio il fatto che si tratti di un antiquato dinosauro della Motor City che ce la rende più simpatica. Vedere questa normalissima berlina che semina il panico per le strade di Chicago, mandando a ruote all’aria decine e decine di auto della polizia in una enorme nuvola di fumo rimarrà per sempre una delle gag più esilaranti del cinema, anche quando le auto con motori endotermici saranno vietate per legge. Quello che nessuno si aspettava è che questa brutta copia di una Cadillac diventasse un auto da collezione. Specialmente la terza serie, quella costruita dal 1974 al 1977, è popolare tra gli appassionati di entrambe le sponde dell’Atlantico. Non è dato sapere se questi maniaci mettano un bull bar davanti e un enorme altoparlante sul tetto per invitare la gente al concerto alla Palace Hotel Ballroom ma qualche sospetto ce l’avrei.
La Bluesmobile era dei CHiPs!!
Inutile nascondersi dietro ad un dito: per chi non è ammalato di musica come il sottoscritto, la parte più divertente dei Blues Brothers sono gli inseguimenti in auto e, soprattutto, gli enormi incidenti, tanto colossali da guadagnare al film un posto d’onore nel libro dei record del cinema. Anche se sembra indistruttibile, la Bluesmobile non era in grado di sopravvivere ai maltrattamenti che John Landis aveva in mente. In realtà le auto usate furono 13, tutti modelli del 1974, acquistate ad un’asta della California Highway Patrol (sì, bambini degli anni ‘80, proprio quella di “CHiPs”), adattate per farle assomigliare alle vetture usate dal dipartimento di polizia di Mount Prospect, cittadina dell’Illinois dalla quale Elwood la avrebbe comprata ad un prezzaccio. Non tutte erano uguali, a partire da quella che, alla fine dell’epico inseguimento, cade letteralmente a pezzi appena arrivati al palazzo della Contea di Cook. Si racconta di come la produzione avesse dovuto metter su una vera e propria carrozzeria, dedicata esclusivamente a rappezzare alla benemeglio le auto impiegate nelle riprese del giorno. Considerato il livello smodato di distruzione visto sullo schermo, non abbiamo dubbi che questi carrozzieri abbiano fatto spesso nottata. Nonostante il loro lavoro indefesso, è stimato che alla fine delle riprese del film, oltre cento auto siano state rottamate. Se pochi ricordano con affetto l’altra auto iconica impiegata, la Ford Pinto arancione del Partito Nazista dell’Illinois, scelta per la reputazione quasi universale di essere una delle auto più brutte della storia dell’automobile, la Bluesmobile è rimasta fermamente impressa nella memoria degli amanti del cinema, della buona musica e delle auto americane.
Le incredibili acrobazie? Tutte vere
Qualche tempo fa, per celebrare i 40 anni del famoso film, il quotidiano più popolare di Chicago, il Sun-Times, dedicò una serie di articoli ai luoghi dei Blues Brothers e all’eredità lasciata nella Windy City, un posto non propriamente conosciuto per il proprio amore per le auto. Chiaramente il posto d’onore fu riservato alle scene degli inseguimenti, che il famoso critico cinematografico Roger Ebert definì “incredibili e sensazionali”. La cosa che può sorprendere ai nostri giorni è che per realizzare queste scene spettacolari non fu usata affatto la grafica computerizzata, ancora troppo rudimentale per ottenere l’effetto voluto. Nel 1979 tutto andava realizzato dal vivo, ricorrendo solo a tecniche di ripresa particolari e tante, tantissime macchine da rottamare. Le scene venivano girate nel fine settimana visto che chiudere le strade della metropoli dell’Illinois avrebbe causato una vera e propria rivoluzione, tanto da costringere il team di produzione a far arrivare dalla California ogni settimana ben 40 stuntmen esperti. Delle 13 Bluesmobile, due erano state truccate per farle andare più veloce possibile, una aveva un serbatoio minuscolo per farla saltare meglio mentre la famosa auto che cade a pezzi richiese un impegno straordinario. Perché crollasse tirando una levetta ci vollero diversi mesi di lavoro di un meccanico specializzato: l’assistente regista David Sosna dice, tra il serio e il faceto, che fu “la battuta più costosa di sempre”.
E le auto della polizia? Quelle erano oltre 60, comprate a circa 400 dollari l’una a varie aste di dipartimenti locali. Nonostante tutto, non furono abbastanza, tanto da chiedere alla polizia della metropoli di fornire qualche auto vera, tanto per far numero. Quelle, ovviamente, non finivano distrutte – ci mancherebbe. Le altre, invece, venivano rafforzate con dei robusti roll bar e rapprezzate nella famosa carrozzeria aperta 24 ore al giorno nel Near West Side. La collaborazione della città fu incredibile, tanto da chiudere al traffico non solo parecchie strade in città ma addirittura l’autostrada e la famosa Lake Shore Drive, tra le più trafficate d’America. A complicare la vita a John Landis ci si misero due celebrità: Papa Giovanni Paolo II ed i Chicago Bears. Sosna ricorda quel che gli disse il capo della polizia: “Quando i Bears perdono i tifosi sono talmente arrabbiati che nemmeno la polizia li può fermare”. Meglio non rischiare.
Le ammucchiate di auto della polizia
Per una delle scene più famose del film furono coscritti 200 tra poliziotti ed assistenti di produzione per bloccare ogni possibile entrata a Lower Wacker, in pieno centro di Chicago. Nella scena la Bluesmobile avrebbe dovuto saltare un auto della polizia e portar via di netto le luci sul tetto. Lo stuntman disse che non poteva promettere niente del genere ma una “donazione” di 1000 dollari da parte di John Belushi e Dan Aykroyd riuscì a fare il “miracolo”. Nonostante avesse avuto il permesso di guidare in città ad oltre 160 chilometri all’ora, John Landis non fu convinto dalla scena e la girò di nuovo con dei passanti sui marciapiedi, per dare un’idea della velocità folle delle macchine. Un attenzione ai dettagli maniacale che spiega perché questa scena sia ancora esilarante anche dopo 42 anni. Per realizzare uno degli incidenti più memorabili del film, a La Salle, ci volle parecchia preparazione: i tecnici forarono l’asfalto per installare una rampa semovente inventata da poco in Australia, capace di far capovolgere in un istante ogni auto. I risultati sono pazzeschi, con auto della polizia che entrano nell’inquadratura già sottosopra. Il regista ne fu molto soddisfatto: “stiamo cercando di creare la scena più assurda di sempre”. Il critico Ebert scrisse che “è difficile credere che sia successa davvero. Mai visto prima un livello di coordinazione così accurato”.
Per un’altra scena leggendaria, quella sull’autostrada vicino alla cittadina di Wauconda, furono coinvolte 50 auto della polizia, dieci delle quali avrebbero dovuto uscire di strada a velocità folle per finire in un’area libera tra le due direzioni della freeway. Il problema fu di far capovolgere le auto per rendere il tutto ancora più spettacolare. Bastò scavare un fossato a fianco della carreggiata, capace di far impennare le macchine se toccato all’angolazione giusta. Per ottenere invece la famosa scena dell’auto che si infila dentro ad un camion fu necessario costruire una rampa di quasi 100 metri attraverso l’autostrada e far muovere a 25 chilometri all’ora un veicolo speciale con fiancate collassabili per non distruggere del tutto l’auto. A rivedere il tutto dopo così tanti anni, il fatto che nessuno si sia fatto davvero male è quasi impossibile da credere. La spiegazione di Dan Aykroyd? Erano davvero in missione per Dio. “C’è andata davvero bene, è quasi un miracolo. Evidentemente Dio era con noi in quei giorni”.
Che fine ha fatto la Bluesmobile?
Quasi tutte le auto impiegate nelle riprese del famoso film sono finite da qualche sfasciacarrozze prima che la pellicola fosse proiettata nei cinema americani ma, in qualche modo, qualcuna di queste auto è riuscita a sopravvivere. Una delle varie Bluesmobile è ora esposta al famoso Auto Sales and Museum di Volo, in Illinois, non troppo lontano da Chicago mentre di gran parte delle altre si sono perse le tracce. Per fortuna, come succede spesso in America, non mancano le ditte specializzate che, previo cospicuo pagamento, possono crearvi da zero la vostra Bluesmobile su misura. Visto che oltreoceano il concetto di “misura” è piuttosto soggettivo, c’è chi si è messo in testa di prendere una di queste copie e ricreare una delle scene più esilaranti del film, quella dell’inseguimento all’interno del centro commerciale. Travis Bell, fondatore della Celebrity Machines, ha portato una Bluesmobile nel centro commerciale di Harvey, Illinois, lo stesso usato da John Landis per girare la famosa scena. Per il suo video avrebbe voluto fare lo stesso percorso, dall’esterno fino al negozio di giocattoli per poi uscire di nuovo. Il problema è che il centro commerciale, come molti altri in America, è abbandonato da parecchi anni, il che ha rovinato un attimo i piani del signor Bell. Quando si è presentata la polizia locale, invece di rinchiuderlo in gattabuia, hanno voluto farsi una foto ricordo con la Bluesmobile. L’interno della mall era in condizioni pessime: coi lucernari rotti da anni c’era in terra un misto di neve e vetri rotti ma questo non ha impedito a Bell e compagni di divertirsi parecchio a sgommare tra i negozi vuoti.
Sicuramente non è una roba da gente seria, responsabile, ma in fondo il fascino del film e di questa auto particolarissima è tutto qui. Sembra normalissima ma sembra dare a chiunque la guidi la libertà di fare quel che gli pare. Dubito che questa magia funzionerebbe anche alle nostre latitudini ma è certo che nell’Illinois è meglio della famosa carta del Monopoli per togliervi dai guai. Come la musica di una delle colonne sonore più belle di tutti i tempi, anche il fascino della Bluesmobile non morirà mai. Se poi passaste dalle parti di Chicago, potreste anche incrociarne una che si vanta di essere “ufficiale”, la Chicago Bluesmobile. Questa fedele riproduzione di una delle macchine più famose della storia del cinema è disponibile per eventi speciali, da inaugurazioni a feste anche private. Dubito che ve la possano portare nel giardino di casa vostra ma se la vedeste dal vero, salutatemela da parte mia.
Anche se l’avrò visto una ventina di volte, ogni volta che la vedo fare una capriola in cielo non riesco a non sorridere. Per una grossa, pesante e banale macchinona americana non è davvero niente male.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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