Extreme E: il bilancio di un'esperienza con le interviste a Nico Rosberg e Alejandro Agag

L'Extreme E si congeda dalla Sardegna dopo un weekend di grande riscossa. Con Nico Rosberg e Alejandro Agag tracciamo il presente e il futuro di questa giovane competizione

Extreme E: il bilancio di un'esperienza con le interviste a Nico Rosberg e Alejandro Agag

Tre giorni di intenso calore, non solo per le alte temperature registrate, sono stati il biglietto da visita della Extreme E, che ha fissato nel sud della Sardegna l'epicentro di una delle prove del proprio campionato. Una competizione giovane nell'ambito del motorsport, ma tanto ambiziosa, spettacolare ed entusiasmante. Il poligono miliare di Teulada con i suoi svariati ettari è stata l'arena gladiatoria in cui i dieci team iscritti a questo campionato del mondo si sono dati battaglia senza mai risparmiarsi. I 2,9 chilometri di sterrato, fango e dossi hanno fatto impennare la curva dell'entusiasmo con evoluzioni e manovre di assoluto coraggio e talento. Ci vuole una bella audacia per manovrare questi energici e folli SUV elettrici in condizioni tutt'altro che agevoli. Al di là dell'aspetto puramente emozionale, la Extreme E, ha portato sulla bella isola bagnata dal Mediterraneo una cascata di positività.

La Sardegna protagonista mondiale

L'Island X Prix ha sede in Sardegna sin dalla stagione di esordio, targata 2021, ed è uno dei capisaldi del calendario e lo sarà ancora nelle prossime annate. Questo evento, co-organizzato dall’Automobile Club d’Italia con la partnership della Regione Sardegna, si snoda in più giornate e grazie alla grande carovana che si porta appresso, tra piloti, ingegneri, tecnici e specialisti di ogni tipo, ha generato un indotto di 18 milioni di euro, a fronte di un investimento regionale di appena 1 milione. Una boccata di ossigeno importante per una terra che per troppo tempo è rimasta ai margini.

Extreme E

In ogni caso, il colpo d'occhio sull'accampamento allestito per l'occasione nell'area di addestramento dell'Esercito, meriterebbe da solo l'esperienza. Un dedalo di tende distribuite in modo razionale, come in un fortino berbero sito in mezzo al deserto e pronto a resistere alle peggiori tempeste di sabbia (che tra l'altro non sono mancate), anche se qui eravamo immersi nella macchia mediterranea con l'orizzonte puntato sul mare cristallino di Porto Pino. Tra questi allestimenti itineranti spicca il paddock disposto in modo ordinato e che ha visto operare in modo inesausto meccanici, tecnici e piloti, sempre braccio a braccio, per ricavare il meglio dalle proprie Odissey 21. Lo stesso si dica per la sala stampa, a prova di sabbia e polvere, così come le aree per rifocillarsi con le specialità locali, appositamente realizzate sul posto e secondo le più floride tradizioni tramandate da generazione in generazione. Oltre alla gara, anche questa componente avventurosa e sincera, rende l'esperienza Extreme E altamente attraente e suggestiva.

Extreme E

Un campionato diverso dagli altri

Questa serie si distingue dalle altre per una lunga serie di motivi (come ci ha raccontato anche Tamara Molinaro): in primis perché a gareggiare ci sono dei SUV, uguali per tutti, a trazione integrale e ad alimentazione elettrica, poi perché i piloti protagonisti sono equamente distribuiti tra uomini e donne. Dieci squadre che annoverano tra le proprie file un talento femminile e uno maschile, che devono essere abili a coordinarsi e a scambiarsi il volante durante l'anomala fase di gara, in cui i mezzi transitano nella "Switch Zone". Le sessioni di qualifiche che anticipano le due gare finali (Redemption Race e Grand Final), vengono vissute costantemente in bagarre con cinque macchine per batteria, fattore che rende le giornate intense e senza veri e propri punti morti. Non importa che i giri totali - per sessione - siano soltanto quattro perché bastano e avanzano per restare a bocca aperta. Le sfide sono combattute all'arma bianca, con i piloti che si dannano in ogni modo per stare l'uno davanti all'altro. Spesso le battaglie terminano con le auto malconce e ammaccate, oltre che con qualche pezzo dimenticato sul tracciato.

Extreme E

Dal vivo l'esperienza è memorabile, anche se il prodotto è prettamente televisivo, poiché in quest'ultimo caso si possono apprezzare in modo nitido e in tempo reale tutte le manovre spettacolari che altrimenti andrebbero smarrite. In parallelo, l'impegno della Extreme E per diffondere messaggi di sostenibilità e rendere il Pianeta un luogo meno sofferente sono un aspetto lodevole. I messaggi, poi, si tramutano in azione grazie ai Legacy Project, che servono ad aiutare quelle aree della Terra in cui i cambiamenti climatici stanno riservando i suoi più brutali effetti. Inoltre, la volontà di utilizzare questo campionato come laboratorio e fucina per sviluppare delle tecnologie applicabili nella mobilità di tutti i giorni, è un altro fattore da non tralasciare nel già ricco inventario.

Il pensiero di Nico Rosberg

Nico Rosberg è raggiante, e non potrebbe essere altrimenti. Il campione del mondo di F1, anno 2016, ha svestito da tempo i panni dell'attore protagonista con il volante in mano, per indossare quelli dell'imprenditore. Un ruolo più defilato, ma fondamentale. Il tedesco è il CEO del Rosberg X Racing, il team che ha dominato la tappa italiana dell'Extreme E. Coi suoi modi gentili e garbati, da sempre suo marchio di fabbrica, si è concesso per alcune battute con noi, utili per capire ulteriormente l'essenza di questa competizione e il motivo per il quale è differente da tutte le altre.

Nico, facciamo un passo indietro: cosa ti ha spinto a investire in questo sport?

Perché unisce due aspetti cruciali, come sostenibilità e racing, che mi intrigano molto. Poi, basta misurare l'impatto della Extreme E qui, in Sardegna, per capire quanto sia notevole la sua mission.

Secondo la tua opionione, qual è la prospettiva di crescita di questo campionato?

È una competizione ancora giovane, quindi la crescita non è così scontata, ma stiamo seguendo un iter positivo. Certamente avremmo bisogno di più costruttori, più macchine e, magari, anche di qualche gara da aggiungere al calendario. Inoltre, altro dato non da trascurare, è l'introduzione dell'idrogeno che potrebbe innestare un altro tassello di interesse verso la competizione.

Se tu dovessi convincere uno scettico a seguire la Extreme E, cosa gli diresti?

Gli direi di guardare le gare, assisterebbe a uno spettacolo fenomenale con partenze mozzafiato, donne battagliere che lottano con gli uomini alla pari e tanta adrenalina. È uno sport bellissimo.

Extreme E

Alejandro Agag, ci racconta il presente e il futuro della Extreme E

Lo spagnolo è il fautore di tutto questo spettacolo, che non è soltanto uno show, ma un movimento che ha intenzione di lasciare il segno anche in altri campi della vita, che non siano esclusivamente quelli del mero intrattenimento. Alejandro Agag è l'uomo che ha innescato la scintilla che è servita per animare qualcosa che non c'era e del quale il motorsport aveva bisogno, perché è una fucina di innovazione, di sperimentazione, un laboratorio utile anche alla vita di tutti i giorni. Oltre al fatto che l'impegno della Extreme E, tramite le sue campagne di sensibilizzazione ambientale e sugli effetti nocivi del cambiamento cliamtico, è concreto e tangibile. A margine dell'Island X Prix, abbiamo avuto il privilegio di strappare qualche battuta con questo carismatico leader.

In comparazione con il 2021, anno di debutto della Extreme E, il mondo ha iniziato ad ascoltare i vostri messaggi?

Penso che nel mondo ci siano stati grandi cambiamenti in questi tre anni. Abbiamo vissuto pochi giorni fa la giornata più calda della storia del pianeta e penso che la gente comune sia più preoccupata, ma anche più informata, sui problemi del clima. Ovviamente noi promulghiamo questo messaggio fin dall'inizio, ma oggi il suo contenuto arriva molto più lontano.

Per quanto riguarda la Sardegna i vostri sforzi sono molto importanti e lo riscontreremo anche nei prossimi mesi con la piantatura di 4.000 nuovi alberi. Cosa bisogna aspettarci ancora dai vostri Legacy Project?

In Sardegna abbiamo trovato un posto ottimo, non solo per la competizione, ma anche per il messaggio ambientale. Abbiamo concretizzato diverse azioni in quest'area, come la conservazione della Posidonia oceanica, o gli interventi per il ripristino della flora dopo i gravi incendi del 2021, oltre al sostegno del ripopolamento delle api, annientante in quei terribili fuochi. Questi problemi sono purtroppo legati anche al cambiamento climatico, che spesso pensiamo sia qualcosa che si manifesti in luoghi molto lontani, invece, tutto ciò dimostra che non è così. Bisogna tutelare gli ecosistemi, dovunque E questo è il nostro intento.

Per quanto riguarda l'aspetto racing della Extreme E, come abbiamo potuto constatare in questi giorni, le gare sono molto spettacolari, ci sono dei piloti straordinari e degli imprenditori di altissimo spessore che guidano i team. Cosa può fare questo movimento per farsi conoscere ancora di più e ottenere un maggior numero di appassionati a livello mondiale?

Organizzare un campionato è una grande sfida, ma ancora di più è renderlo famoso e conosciuto. Ovviamente noi abbiamo dei grandi piloti che hanno tanti followers sui social media, ma per attecchire con maggiore forza ci servono tanti anni. Il prodotto è spettacolare e in televisione facciamo dei numeri molto alti, l'augurio è di conquistare sempre più schiere di appassionati e il nostro è progetto a lungo termine.

Facendo un passo verso il futuro, quali saranno le novità all'orizzonte?

Noi stiamo pensando di puntare sull'idrogeno, sia in forma di alimentazione che in quella di stoccaggio dell'energia. Ci sono tanti costruttori di idrogeno pronti a investire e che assicurano ampie possibilità di sviluppo, perché se da una parte abbiamo delle macchine elettriche e delle batterie tecnologicamente molto avanzate, dall'altra ci sono dei veicoli a idrogeno molto meno raffinati e progrediti. È in questa direzione che vogliamo dirigerci, poiché c'è ancora tanto da sviluppare ed è una grandiosa opportunità.

Alejandro Agag

Le tecnologie che state utilizzando, e che stiamo vedendo sulle vetture della Extreme E, avranno un'applicazione anche sulle automobili di serie?

Certo che sì, specialmente la parte riguardante la sicurezza. Il motorsport può giocare un ruolo molto importante per sviluppare dei protocolli di sicurezza, come ad esempio quelli riguardanti l'idrogeno che è un combustibile infiammabile, da far migrare sulle macchine di serie.

In conclusione, la mobilità del domani non sarà soltanto elettrica...

La mobilità del futuro sarà elettrica, a idrogeno e, per un tempo determinato, a combustione. A questo elenco, probabilmente, bisogna aggiungere gli e-fuels, i carburanti sintetici. Abbiamo bisogno di un bel mix, per rispondere alle più variegate necessità.

Ad esempio, in ambito urbano le macchine elettriche sono molto forti, ma lo stesso ragionamento non lo possiamo fare con i mezzi pesanti, con i quali sarebbe più conforme l'idrogeno. Per finire, la mobilità sarà un miscuglio di alimentazione, ma l'elettrico sarà il centro pulsante.

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