La favolosa Lamborghini Countach di Di Caprio in "The wolf of wall street"

Protagonista di una delle scene più iconiche del film, quella in cui Leo striscia in preda alla droga verso la vettura, deve il suo nome ad un'espressione piemontese

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Cocaina e quaalude, ecco il mix letale. Jordan Belfort ne è talmente dipendente da abusarne fino a perdere il controllo delle sue stesse articolazioni. Così eccolo lì, intento a strisciare penosamente per raggiungere la portiera della sua auto, mentre questo miscuglio sedativo, ipnotico e al contempo eccitante sta facendo festa nelle sue vene. La scena cult, una di quelle che rimarranno impresse nella storia del cinema anche tra cent'anni, è quella che vede un Leonardo Di Caprio stravolto trascinarsi sul selciato. Il film è ovviamente The Wolf of Wall Street, uscito nel 2013, per la regia illuminata di Martin Scorsese. Manca un ultimo tassello: l'auto verso la quale Leo scivola disperatamente, un rivolo di bava che gli cola dalle labbra, è una magnifica Lamborghini Countach.

Per le riprese ne vennero acquistate un paio. Una doveva essere perfettamente integra e così sarebbe rimasta per tutto il tempo. L'altra, invece, sarebbe stata sacrificata per una scena in cui Belfort/Di Caprio andava a sbattere praticamente ovunque senza accorgersi di nulla, tornando a casa dalla meravigliosa Margot Robbie. Le ammaccature vennero studiate ad arte dall'equipe cinematografica, ma comunque erano serissime e l'auto sarebbe poi stata rivenduta proprio in quelle condizioni, per un prezzo vicino ai 2 milioni di dollari.

La Countach venne disegnata da Marcello Gandini e progettata da Paolo Stanzani. Lamborghini la mise in produzione dal 1971 al 1990, sfornando 2.049 esemplari. Il modello che l'avrebbe mandata in pensione sarebbe stata la Diablo. L'origine del suo nome resta alquanto peculiare: derivava da contacc!, tipica espressione piemontese usata da un profilista che lavorava nel team. Dialettalmente significava "Contagio", ma era evidentemente un contagio di bellezza e, più chiaramente, il termine stava ad indicare un grande stupore e la meraviglia generate da qualcosa di enormemente bello.

Come questa vettura, che oltre a linee assolutamente seducenti forniva anche prestazioni spaziali. La Countach fu la prima sportiva di lusso a montare quelle che sarebbero poi diventate le sue caratteristiche portiere a forbice. Un'apertura ad ala d'insetto che era stata ripresa dal'avveniristica Alfa Romeo Carabo, un altro sogno su quattro ruote. La Countach era un concentrato di aerodinamica, essendo così larga (circa 2 metri) e bassa (1,06 metri). I grandi fanali esagonali si miscelavano con grazia con le sue linee longitudinali, creando un'assonanza di forme che rapiva la vista.

La carrozzeria, leggerissima, era composta da pannelli trapezoidali in alluminio ed era fissata ad un telaio di tubi tondi in acciaio. Montava inizialmente un motore Lamborghini V12, portato alla cilindrata di 4971 cm³, che venne tuttavia quasi subito sostituito dalla casa di Sant'Agata. Le nuove norme anti-inquinamento imposte dal mercato statunitense suggerirono di optare per il V12 da 3929 cm³ già montato sulla Miura, seppure adattato alle esigenze della nuova arrivata.

A pedale affondato viaggiava da 0 a 100 in 5,4 secondi e raggiungeva la velocità massima di 309 km/h. Un capolavoro viaggiante appannaggio del ricchissimo broker Belfort, ma che forse avrebbe meritato un proprietario più sobrio.

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