Fiat 132, ammiraglia di rappresentanza costruita dai robot

La Fiat 132 è una berlina figlia degli anni Settanta, che ha goduto di alcune importanti innovazioni come l'uso dei robot per il suo parziale assemblaggio

Fiat 132, ammiraglia di rappresentanza costruita dai robot

L'industria dell'automobile volge verso nuovi orizzonti, gli anni Settanta si aprono con grandi prospettive di crescita seguendo il trend della decade precedente. Anche gli automobilisti diventano più attenti ed esigenti, costantemente alla ricerca di un qualcosa di più che soddisfi le loro più naturali voglie. Lo stesso settore dell'auto introduce innovative tecnologie e sperimenta soluzioni all'avanguardia per andare alla caccia di un progresso continuativo. Ogni marchio è in guerra per primeggiare con gli altri e la competizione diventa necessaria per spingere tutto l'universo delle quattro ruote verso brillanti approdi. Nella fabbrica Fiat di Torino vengono fatti degli importanti investimenti, nella fase di assemblaggio delle vetture il lavoro dell'uomo viene reso meno complesso perché ci sono dei robot a svolgere alcuni compiti importanti, come quello della saldatura di determinati punti della carrozzeria. A compiere questa operazione ci pensano degli elettrosaldatori, mentre il primo modello del marchio a godere del trattamento automatizzato è l'ambiziosa ammiraglia Fiat 132. È il 1972 e la guerra del Kippur è solo un fumo lontano, un segnale trascurato ma che stravolgerà il mondo occidentale a partire dall'anno seguente.

Genesi del modello

In Fiat pensano a una sostituta della berlina 125 già da diverso tempo, è infatti il 1965 quando cominciano a lavorare sulla futura 132. Per progettare un nuovo pianale da capo ci vogliono tempo, denaro e un concentrato di sforzi notevoli. Nel frattempo la 125, che dovrebbe essere semplicemente un modello di transizione, riscuote un bel successo. Dunque, si può operare con calma e senza fretta sulla futura ammiraglia torinese, che avrà il compito di brillare per comfort e raffinatezza. La concorrenza non sta di certo a guardare e quando è il momento di togliere il nastro anche Lancia e Alfa Romeo hanno fatto bene i compiti a casa. La prima ha appena presentata la nuova Beta, mentre la seconda ha in serbo l'Alfetta per conquistare l'Italia e l'Europa.

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La 132, invece, vuole catturare più clienti possibile grazie a uno stile sobrio, molto tradizionale, che rispecchia in toto i canoni di bellezza del suo periodo. La silhouette è quella di una tre volumi a quattro porte che viene declinata in due allestimenti, uno più semplice e l'altro, chiamato Special, più completo. I tratti distintivi sono la mascherina anteriore con doppi fari gemelli di forma circolare, le maniglie incassate, i paraurti senza rostri e, sulle Special - per la prima volta di serie su una Fiat - il retrovisore esterno di destra. Dentro all'abitacolo non convincono troppo i rivestimenti in panno o similpelle, oltre al finto legno della plancia, ma spulciando nel listino degli accessori a richiesta compaiono degli oggetti sfiziosi come: il condizionatore, il poggiatesta e i cerchi in lega. Un altro punto a suo favore, invece, è la sicurezza passiva, merito della scocca a struttura differenziata, del piantone dello sterzo collassabile e delle barre antintrusione laterali.

Uno schema tradizionale

Le sue rivali più vicine si distinguono per essere agli antipodi: la Lancia Beta ha la trazione anteriore, mentre l'Alfetta ha un complesso schema Transaxle con le ruote posteriori a muoversi. La Fiat, anche in questo caso, si conferma molto tradizionalista con la trazione al retrotreno, le sospensioni anteriori a quadrilateri e posteriori a ponte rigido, mentre l’impianto frenante a quattro dischi è servoassistito.

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Al momento del lancio i motori proposti sono dei quattro cilindri bialbero dal taglio sportivo, con cilindrata di 1.6 o 1.8, con carburatore doppio corpo e potenze di 98 o 105 CV e cambio manuale a quattro velocità. Il risultato finale offre un ottimo bilanciamento tra brillantezza e comfort, con velocità massima di 165 e 170 km/h a seconda della versione.

Una Fiat che cresce nel tempo

Quando viene lanciata sul mercato nel 1972 il prezzo di listino è conveniente per la categoria di appartenenza: 1.710.000 e 1.870.000 lire, ben al di sotto dei 2 milioni di lire delle contendenti italiane. Il responso del pubblico però è tiepido e distaccato, anzi, si alzano spesso voci di fastidio e di rimpianto nei confronti della più apprezzata Fiat 125. Dunque, al Lingotto, fanno esordire prima due nuovi allestimenti GL e GLS, poi aumentano la cavalleria del 1.8 portandolo fino a 107 CV. Il cambio di passo però arriva nel 1977, quando dal listino scompare la lussuosa 130 e quel vuoto viene colmato proprio dalla 132 che per l'occasione si rifà il look in modo massiccio.

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Per tutti la versione '77 diventa la terza serie della Fiat 132 che si presenta con un frontale e un posteriore totalmente rivisitati per aggiungere più carisma a tutta la macchina, che cresce nelle ambizioni e nelle dotazioni adesso più curate: ci sono gli alzacristalli elettrici, tessuti e moquette di pregio, e addirittura quattro alette parasole. Sotto al cofano il 1.8 viene pensionato ad appannaggio di un più corposo 2.0 litri da 112 CV, che si addice maggiormente a un'automobile di questo rango. Nel 1978 si sommano in listino anche le motorizzazioni diesel prodotte dalla Sofim di Foggia, da 2.0 e 2.5 litri con 60 e 72 CV. L'ultimo aggiornamento motoristico è targato '79, quando la 132 viene accoppiata anche con un 2.0 litri da 122 CV a iniezione che spinge l'ammiraglia torinese a 175 km/h di velocità massima.

Una produzione longeva

La Fiat 132 si ritira dalle scene nel 1981, per lasciare spazio alla controversa e mitologica Argenta. Ne vengono prodotti in quasi dieci anni 652.

000 esemplari, ai quali vanno sommati gli oltre 110.000 marchiati Seat e realizzati su licenza in Spagna. Come altre vetture del marchio torinese, anche la 132 è stata una world car venendo costruita anche in Sud Africa, Corea del Sud e ovviamente Polonia.

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