FORUMAutomotive, cosa fare per migliorare la sicurezza stradale

Una serie di talk show con ospiti di spessore che hanno trattato argomenti importanti come la sicurezza stradale e la transizione energetica

FORUMAutomotive, cosa fare per migliorare la sicurezza stradale

La sicurezza stradale occupa e deve occupare sempre più un posto fondamentale non solo nel settore automotive, ma anche nella cultura degli italiani. Per sensibilizzare su questo delicato, importante e sempre attualissimo tema, il FORUMAutomotive ha organizzato una serie di talk show con ospiti di spessore che si è svolto a Milano il 14 novembre.

I confronti sul tema della sicurezza e dell’educazione stradale

Introdotti da Pierluigi Bonora si sono susseguiti 2 confronti sul tema della sicurezza e dell’educazione stradale: “L’educazione stradale parte dalle famiglie. La Scuola non basta. Anche molti genitori dovrebbero essere messi in riga. Le opportunità offerte del nuovo codice della Strada” - “Nuove tecnologie al servizio della sicurezza. Ritardi normativi e responsabilità”.

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I talk show si sono focalizzati sulla sicurezza stradale, come accennato in precedenza, un tema purtroppo continuamente all’ordine del giorno e oggetto di un numero crescente di episodi drammatici che vedono coinvolti spesso i giovani e che denunciano un’emergenza sociale cui bisognerà porre rimedio anche all’interno del nuovo Codice della Strada, che entro la fine dell’anno dovrebbe vedere la luce.

Su questo e su altri approfondimenti sul tema si sono espressi esperti nel campo, forze dell’ordine, analisti e studiosi delle nuove generazioni.

L’educazione stradale parte dalle famiglie

Nel primo talk, moderato dalla giornalista Roberta Pasero, si è sottolineato come l’educazione stradale debba partire dalla famiglia, perché lo sforzo fatto dai docenti scolastici e dalla scuola in generale non basta. Purtroppo però, molti genitori non hanno la maturità di educare in maniera consona su questo tema i propri figli e probabilmente dovrebbero essere loro le prime persone a dover imparare di più.

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Ezio Bressan, Vice Presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, ha espresso in modo chiaro il suo pensiero: “La sicurezza deve essere punto di partenza di tutti. Non si possono perdere vite sulla strada. Il numero di morti e feriti è talmente alto che è ormai una calamità, stiamo tornando indietro, non stiamo progredendo. L’educazione parte dalle famiglie, servono genitori responsabili”.

È stata poi messa in onda un’altra intervista al Vice Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, concessa ad ACI Radio, in cui ha affermato: “L’educazione stradale deve partire da scuola. Riteniamo che in presenza di variazioni climatiche ed elevati livelli di traffico si richieda agli utenti di tenere comportamenti prudenti. Spesso le vittime non sono le persone che non sono state prudenti. L’uso di sistemi di infotainment spesso distrae dalla guida e può creare problemi, in particolare da parte di utilizzatori di veicoli pesanti. La decisione non può essere demandata all’auto o al navigatore, bisogna usare sempre la testa. Anche se si è alla guida di un veicolo altamente tecnologico”.

Valentina Borgogni, Presidente Associazione Gabriele Borgogni Onlus ha poi spiegato: “In 19 anni nonostante la legge sull’omicidio stradale e gli osservatori regionali non si è ancora registrata una riduzione significativa degli eventi drammatici. Noi promuoviamo informazione stradale e riscontriamo la differenza, soprattutto nelle scuole materne ed elementari. I piccoli sono più sensibili e danno risposte sensate sugli elementi base della sicurezza, come semafori e velocità. E con la stessa naturalezza dichiarano che genitori parlano spesso al telefono in auto. Fa notizia la morte di giovani che tornano da discoteca, ma non gli oltre 400 che muoiono ogni giorno. Al Governo chiediamo di istituzionalizzare educazione stradale, ma i tempi politici non sono quelli della vita reale”.

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Il punto di vista delle Forze dell’Ordine è stato portato da Carlotta Gallo, Dirigente del Compartimento Polizia Stradale per la Lombardia: “Nel 2022 si sono registrati 165.889 incidenti, 3.159 morti, 223.475 feriti. L’incidente stradale non è mai una fatalità. Per i giovani nella fascia 15-29 anni è la prima causa di morte. In Italia si registrano 53,6 morti sulle strade ogni milione di abitanti e i dati 2023 non sono più confortanti. Distrazione, velocità elevata mancato rispetto precedenza sono al primo posto, con il 38%, tra le cause. Al terzo posto, con il 7%, la distanza di sicurezza. Non si può essere multitasking mentre si guida, bisogna essere concentrati. Va trovato un linguaggio efficace per trasmettere i messaggi corretti ai giovani”.

Nuove tecnologie al servizio della sicurezza

La discussione si è spostata su un altro tema che influisce e influirà anche in futuro sulla sicurezza stadale. Il "talk" in questione prende il nome di “Nuove tecnologie al servizio della sicurezza. Ritardi normativi e responsabilità”.

Il primo intervento è toccato a Pierpaolo Concina CEO & Founder presso WiDna che ha dichiarato: “Elettronica e connettività offrono sicurezza e comfort, ma allo stesso tempo espongono il veicolo a rischi. Sicurezza attiva e passiva è garantita, ma in futuro dovranno aggiungersi sicurezza preventiva e informatica. Il rischio non è percepito, ma le auto possono essere soggette a attività illecite, non limitate al solo furto”.

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Simonpaolo Buongiardino, Presidente di Federmotorizzazione ha invece ribattuto che: “Tutto ciò che va nella direzione di una regolamentazione per la sicurezza non è solo gradito, ma doveroso. L’introduzione dei monopattini elettrici non è stata accompagnata da adeguata formazione dei giovani e, più in generale, di chi si mette alla guida di un veicolo potenzialmente pericoloso. L’amministrazione milanese ha dato patente di potere assoluto a ciclisti e utilizzatori di monopattini elettrici. Molti utilizzatori non hanno patente e non hanno idea di quali siano le norme del Codice della Strada”.

Missione Green: parola d’ordine neutralità tecnologica. Soluzioni a confronto

Non poteva ovviamente essere tralasciato un argomento che riguarda la cosiddetta “transizione ecologica”, un tema che interessa ormai quasi ogni settore della nostra vita e ovviamente è al centro della mobilità odierna e di quella del futuro. La discussione è stata intitolata “Missione Green: parola d’ordine neutralità tecnologica. Soluzioni a confronto”.

L’argomento è stato aperto da Fabrizio Cardilli che ricopre la carica di “Hydrogen Project Development Director SAPIO”. Cardilli ha quindi spiegato come l’idrogeno potrebbe essere una fondamentale forma di energia alternativa e che allo stesso tempo il nostro paese risulta molto indietro sul suo utilizzo. “L’Italia è il fanalino di coda in tema di idrogeno. L’idrogeno è complementare all'elettrico, non è in concorrenza. Bisogna sfruttare i punti di forza di ogni soluzione. Oggi si consumano 520.000 tonnellate di idrogeno, soprattutto nell’industria, ma si sta aprendo il mercato nella mobilità. Se si allungano le percorrenze, l’idrogeno è la soluzione e assicura vantaggi anche nei tempi di rifornimento: circa 5 minuti per il pieno di un’auto. Stiamo costruendo le infrastrutture, a oggi ci sono solo due stazioni: Bolzano e Marghera, le previsioni sono di arrivare a 300”.

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Enrique Enrich, Presidente e Amministratore Delegato di Scania Italia, ha invece sottolineato i limiti che hanno le aziende per inquinare meno: “Il trasporto è responsabile di una parte (15-17%) delle emissioni, ma eliminando questa fonte rimarrebbe sempre l’80% che arriva da altre attività. L’obiettivo è bruciare meno gasolio. Offriamo veicoli ibridi, a idrogeno ed elettrico, ma riteniamo che l’azienda che deve decarbonizzare deve passare dai biocarburanti. Il problema è che il diesel costa meno, quindi senza incentivi le aziende continuano a preferire le soluzioni classiche. È un problema di costi, il diesel è sempre più conveniente”.

Per Gianni Murano, Presidente di UNEM, “alla base della sicurezza energetica c’è la diversificazione delle fonti e quindi la neutralità tecnologica. Se l’obiettivo è decarbonizzare allora è necessario affidarsi a tutte le tecnologie in grado di dare un contributo concreto in termini di riduzione delle emissioni di CO2. Nel trasporto ci sono già diverse soluzioni, anche se con gradi di maturità diversi. I biocarburanti, e più in generale i low carbon fuels, ad esempio sono già maturi, sia tecnologicamente che economicamente e anche dal punto di vista della disponibilità delle materie prime necessarie a soddisfare la domanda attesa. In prospettiva, ci saranno poi gli efuels.

I vantaggi sarebbero immediati perché sono prodotti che possono essere usati su tutto il parco auto circolante e non solo sulle auto di ultima generazione, con costi nettamente inferiori a quelli dell’opzione full electric".

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