Lancia Fulvia, sessant'anni da diva borghese

Compie sessant'anni un'icona della classe media, la Lancia Fulvia che ha messo in marcia gli italiani durante i mitici anni del boom economico

Lancia Fulvia, sessant'anni da diva borghese

Soltanto a pronunciare il nome Lancia Fulvia non si può che pensare al profumo dell'estate, al sole che irradia la natura, alla brezza marina e, al tempo stesso, non si può non ricordare quelle vacanze verso mete lontane dalla grande città, dando vita all'esodo di massa del periodo più torrido dell'anno. Su e giù per le autostrade italiane, la borghesia degli anni Sessanta trovava il suo riscatto. Si caricava in macchina tutta la famiglia, si riempiva il bagagliaio di ogni occorrente, si stipavano le valigie sopra al tetto e, per i più fortunati, si teneva la televisione sulle gambe. La macchina simbolo di quella classe media sempre più allegra, ottimista e serena è stata proprio la Fulvia, una berlina a tre volumi, sobria ed elegante, non particolarmente appariscente ma comoda e rassicurante. Questo mezzo figlio del boom economico dello Stivale compie sessant'anni, essendo stata presentata nel lontano 1963 al Salone di Ginevra.

Classe e qualità prima di tutto

La Fulvia nasce per sostituire l'ormai stanca Appia, che sulle sue spalle ha troppi chilometri e troppa strada percorsa. Il target per cui viene pensata è quello di una borghesia ricercata, giovane e oculata, che non si può ancora permettere di parcheggiare sul vialetto di casa una gemma come la Flavia. Dunque, per disegnare la nuova berlina del ceto medio ci pensa Piero Castegnero, che sarà il padre anche della Fulvia Coupé.

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La matita di Castagnero concepisce sul foglio una macchina tradizionale, nel vero senso della parola. Quando viene presentata alla kermesse elvetica, la Lancia non tradisce le attese e anche con la Fulvia fa centro perché il modello si conferma eccellente per qualità costruttiva, classe e dotazioni che sono paragonabili a quelle di un veicolo di categoria superiore. In un corpo vettura da poco più di 4 metri ci si può viaggiare in modo confortevole in cinque persone. Gli italiani la mettono istantaneamente nel proprio paniere dei desideri.

Due motorizzazioni a carburatori

Al debutto la Lancia Fulvia si presenta con un motore 1091 cc da 58 CV, con 4 cilindri a V molto stretti. La velocità di punta di questa versione è di 138 km/h, niente male per l'epoca, ma qualcuno la giudica un po' troppo pigra. A Chivasso non ci stanno, così nel 1964 fanno debuttare la Fulvia 2C, che aggiunge un secondo carburatore per godere di maggiore brio e vivacità. Il risultato è eccellente, la cavalleria sale a quota 71 CV, mentre le prestazioni diventano più coinvolgenti e la velocità massima tocca i 145 km/h.

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Per il resto, la tecnica della Fulvia è innovativa e all'avanguardia. La trazione è anteriore, ma colpisce il modo in cui viene raggruppata la meccanica attorno a un telaio ausiliario, collegato alla scocca attraverso sei appoggi muniti di silentblock. Su tale telaietto poggiano il motore, il cambio, la frizione, il differenziale, il radiatore, le sospensioni e lo sterzo. Su strada la berlina torinese ha un comportamento sincero ed entusiasmante, in cui spicca la tenuta di strada al vertice della categoria.

Gli aggiornamenti della Lancia Fulvia

I clienti Lancia diventano sempre più esigenti, così la Casa di Chivasso introduce nel 1967 la versione GT, che eredita dalla Coupé il propulsore 1216 cc da 80 CV, mentre nel 1968 tocca alla GTE che porta la potenza fino a 87 CV per 162 km/h di velocità massima. Si tratta della massima evoluzione della Fulvia prima serie, poiché nel 1969 si assiste alla prima grande rivoluzione del marchio torinese. La Fiat acquista la Lancia e per qualcuno la musica cambia.

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I nuovi proprietari propongono subito una seconda serie della Fulvia, che si aggiorna sotto tanti punti di vista. Esteticamente cambiano la coda, che viene completamente ridisegnata, e il frontale che viene dotato di una nuova mascherina e di fanali allo iodio. Anche l'abitacolo viene stravolto con plancia, sedili, pannelli porta che vengono rivisti, mentre esordisce il cambio con leva corta a cloche. Tecnicamente spicca l'adozione dell'alternatore, così come lo sterzo collassabile e il nuovo impianto frenante Superduplex. I "lancisti" più puri, però, notano un abbassamento della qualità, che è sempre stata molto al di sopra della media. A catturare la loro attenzione c'è un particolare sopra tutti gli altri: il logo in plastica anziché in acciaio smaltato. In realtà fu adottato per ridurre il peso della macchina, tuttavia i più affezionati clienti esclamarono: "Si vede che è arrivata la Fiat".

Fine di una bella carriera

La Lancia Fulvia si congeda dal mercato nel 1972, dopo quasi dieci anni di carriera in cui ha collezionato oltre 192.000 esemplari. Al suo debutto veniva proposta a un prezzo di 1.225.000 lire, mentre la versione 2C costava 140.000 lire in più. Nel suo ultimo anno di carriera riusciva a costare 1.745.000 lire, ben più di Alfa Romeo Giulia 1300, BMW 1600, Fiat 125 e Opel Rekord.

Ha avuto anche spazio e gloria nel campo sportivo, dove la sua "sorella" Coupé è stata ricoperta di gloria e di allori. Adesso, quando si vede passare questa elegante signora di sessant'anni è doveroso farle un inchino, mentre nella testa comincia a risuonare un motivetto della sua epoca, come "In ginocchio da te" di Gianni Morandi.

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