Marco Santucci è uno di quelli che sull'elettrico ci crede davvero. Prima in Ford Italia, poi in Toyota Europa fino all'arrivo in Jaguar Land Rover nel 2010 - dove ha ricoperto diversi ruoli all'estero per poi approdare nella divisione italiana e diventarne direttore generale prima e amministratore delegato adesso - di cambiamenti ne ha vissuti parecchi e di sfide ambiziose ne ha affrontate altrettante. Ora è la volta della transizione verso l’elettrificazione e del riposizionamento dei due brand nel mondo del “Lusso Moderno”. Ma non solo.
Quando si è insediato, nel settembre 2021, ha chiarito subito la strategia del gruppo: traghettare l’azienda nel mondo del Modern luxury. Cosa significa in concreto?
"Significa continuare a produrre veicoli che generano desiderio. Solo che questo desiderio, quando lo proietti all’interno di un segmento che noi definiamo nel modern luxury, è un desiderio guidato da un design sostenibile. Abbiamo coniato una parola che è Extetic, ovvero estetica guidata dall’etica. È un concetto importante perché a noi piace il bello, creiamo prodotti belli e desiderabili che hanno un design ineccepibile. Ma se andiamo a fondo scopriamo che il design è curato sia nelle forme che nella sostanza in maniera sostenibile. Togliere il superfluo, ad esempio, è una forma di eliminazione dello spreco. E lo si vede nel design delle nuove macchine. Prendiamo gli interni: adottiamo interni estremamente sostenibili. Li adottiamo in alternativa a materiali pregiati ma meno sostenibili. Questi materiali sono sostituiti da materiale riciclato e recuperato da oceani, misto a tessuti naturali. Sono materiali più sostenibili e anche più traspiranti e soffici. Il problema è che la gente non lo sa. Il nostro compito è quindi anche quello di trasmettere che, oltre al design, c’è anche sostanza. La ricerca e lo sviluppo che mettiamo nel materiale finisce anche nella stessa architettura degli interni, in modo tale da rendere tutto molto più sostenibile per le future generazioni".
Sta cambiando anche il modo di intendere la mobilità. State pensando a qualcosa in particolare?
"La mobilità si trasformerà radicalmente. Oggi i giovani non vogliono solo il possesso dell’auto e il suo utilizzo. Noi abbiamo lanciato una partnership con Bnp Paribas, una società finanziaria con la quale abbiamo creato una joint venture virtuale, per sviluppare prodotti finanziari che saranno una forma della nuova mobilità, nonché di una nuova modalità di acquisto e utilizzo. Ci vorrà del tempo perché si tratta di sperimentare formule innovative, dal noleggio lungo e breve alla membership, dalla condivisione alla sottoscrizione. E pensiamo anche a formule assicurative in funzione dell’utilizzo virtuoso della macchina. Ovviamente sono tutte formule che dobbiamo ancora sviluppare".
Due parole sul programma Reimagine. Cosa succederà nei prossimi anni e cosa serve per battere la concorrenza cinese?
"Secondo me l’unica strada per poter far fronte alla concorrenza cinese è quella di anticipare i tempi. Dobbiamo proiettarci nel futuro. Reimagine vuol dire proprio questo: una reinterpretazione di quel che è il futuro della mobilità. Noi lo facciamo in modo diverso per i nostri brand. Jaguar prende una spinta, un’accelerazione in avanti incredibile, perché nel 2025 già presenterà la gamma delle auto del futuro. Introdurrà cioè una gamma interamente elettrica chiudendo la produzione di macchine con il motore termico, passando così a vetture più connesse e innovative. Jaguar è sempre stata una marca conosciuta per la bellezza e per la potenza dei motori. Ebbene, l’elettrico offre carta bianca per entrambi gli aspetti. Jaguar mantiene lo stesso dna ma sarà proiettata nel futuro in chiave della sostenibilità. Land Rover ha volumi più importanti e una necessità minore di posizionarsi. Il motivo è semplice: Jaguar ha avuto nel tempo un andamento di posizionamento non coerente, essendo passata da essere un'auto super sportiva ad un crossover e a un Suv. Land Rover è sempre stato invece posizionato in modo molto definito e costante. Land Rover aggiungerà la motorizzazione elettrica su tutti i modelli nel 2024. Offriremo Range Rover e Range Rover Sport solo elettrica, mentre il Defender sarà l’auto che seguirà. Già oggi, inoltre, offriamo il plug in su tutte le versioni.
I primi feedback di Range Rover sembrano positivi
"Possiamo valutare, oltre che l’espressione diretta dei clienti, anche il numero di ordini che abbiamo. Purtroppo siamo stati troppo conservativi nonostante i numeri ambiziosi. Oggi siamo con una lista di attesa di un anno e mezzo. Le posso dire che anche a livello mondo abbiamo liste di attesa di oltre un anno. Di gran lunga oltre le aspettative che avevamo. Per noi il modello più importante è Range Rover Sport: per questo siamo sui 6-8 mesi di attesa".
Perché secondo lei sul lato delle infrastrutture siamo così in ritardo? Colpa della politica?
"Personalmente non do colpe a nessuno. Se guardiamo i numeri nudi e crudi non sembra di essere in Italia. Perché se guardiamo al numero di colonnine di ricarica rispetto al numero delle auto elettriche, noi siamo il primo Paese in Europa. I problemi sono altri. Perché, ad esempio, l’Italia è l’unico Paese dove la vendita delle auto elettriche è andata a ritroso anziché avanti? Rappresentano il 3,5% delle auto immatricolate. Perché in Germania sono a quasi il 15% e in Francia oltre il 10%? L’infrastruttura, a meno che non sia statale, alla fine è fatta da imprenditori che fanno business. Se noi non mettiamo il consumatore in grado di scegliere un'auto elettrica e se non lo rendiamo consapevole dei benefici che può avere, non solo a livello di sostenibilità ma anche di guida, non avremo fatto niente. La maggior parte delle persone, infatti, potrebbe tranquillamente guidare un'auto elettrica per tipo di utilizzo e chilometri che ne fa della propria automobile. Ci sono tante cose che il governo può fare per stimolare i consumatori. Basta anche un’attenzione. Noi siamo un Paese di piccole e medie imprese ma il bonus elettrico esclude le aziende. In tutti gli altri Paesi d’Europa le auto elettriche sono deducibili. Le aziende potrebbero essere le prime a farsi promotrici. C’è una serie di cose che il governo potrebbe fare anche solo per dare dei segnali. In Norvegia e altri Paesi, ad esempio, ci sono le corsie preferenziali per chi usa un’auto elettrica. Il discorso dovrebbe essere il seguente: ti offro vantaggi, ti stimolo a considerare l’ipotesi di prendere un'auto elettrica. Certo, anche in Italia qualcosa è stato fatto, come le strisce blu. Ma quando le strisce blu le “dai” a tutti (non solo a chi ha full electric) questo non è più un modo di suggerire alle persone di prendere un’auto elettrica. Il problema, poi, non è solo la colonnina di ricarica ma anche quel che devo fare a casa per mettere un pannello o una stessa colonnina. Dobbiamo sburocratizzare. Il compito del governo dovrebbe essere quello di accelerare su determinate facilitazioni normative".
Se qualcuno le chiedesse perché passare all’elettrico, lei cosa gli risponderebbe?
"Io voglio lasciare ai miei figli la possibilità di godersi la vita nello stesso modo che ho avuto io. L’auto elettrica è un passo in quella direzione. Ognuno deve fare il suo, ognuno deve fare un passo per ridurre l’impatto che abbiamo avuto nel corso degli anni nel mondo in cui viviamo. La sostenibilità è la capacità delle future generazioni di godere, di poter assolvere alle proprie esigenze senza essere pregiudicati da ciò che facciamo noi. Il primo motivo, quindi, è questo. Se pensi al futuro e vuoi lasciare un impatto meno pesante, l’auto elettrica è il modo migliore per riuscirci. Il secondo motivo è il piacere della guida. L’auto elettrica mi ha fatto tornare la voglia di guidare. Hai un rapporto diverso con la macchina. Il silenzio ad esempio. Non c’è il rumore del motore. È un piacere guidare l’auto elettrica soprattutto nell’accelerazione. E poi ritengo che, se una persona è attenta, c’è anche da prendere in considerazione la questione economica. È vero che nel momento dell’acquisto paghi l’auto un po’ di più - come ogni transizione energetica - ma se paghi di più oggi e ti organizzi con tariffe flat, o se hai possibilità di sfruttare un pannello solare, può esserci un guadagno. Oltre il fatto che il valore residuo di un’auto elettrica vale di più delle altre. Alla fine, dunque, c’è anche un motivo economico, che non è immediatamente percepito ma che può essere calcolato".
Di recente avete scommesso sulle eccellenze italiane lanciando Engineering Hub, il primo centro di progettazione italiano e cercando 50 ingegneri da assumere per sviluppare sistemi di assistenza alla guida e tecnologie di guida atuonoma nel campo dell'intelligenza artificiale. Quanto è importante per voi valorizzare i nostri giovani?
"Tantissimo. Noi crediamo nell’importanza di puntare sui giovani talenti e nell’usare il talento che c’è in giro per il mondo. Un’azienda come la nostra è focalizzata sul prendere il meglio da ogni Paese. Il grande passaggio, reso possibile anche da quel che ci ha insegnato il Covid, è che possiamo lavorare in maniera diffusa. Il fatto di andare a recuperare chi si sarebbe trasferito all’estero (i famosi cervelli in fuga) o chi, peggio ancora, avrebbe rinunciato al proprio sviluppo (che un’azienda potrebbe impedire mediante investimenti e risorse), ecco: cercare queste eccellenze – nel nostro caso nel contesto ingegneristico – è un modo per sviluppare valore all’interno di un Paese ma anche di ottenere valore. In Italia andremo a cercare soprattutto nel campo del system engineering e del software development.
Ricordo che in Italia il campo aerospaziale e dell’automotive sono ritenuti dagli inglesi eccellenze. Tutto questo poi viene elaborato in Uk e integrato con altri Engineering Lab in Germania, Ungheria, Spagna e via dicendo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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