Nella linea blindata delle super car del Toro alla ricerca della perfezione di ogni dettaglio

Da Countach a Huracan, da Revuelto alla V8 che verrà: siamo entrati nel tempio sacro di Sant'Agata Bolognese

Manifattura Lamborghini 4.0
Manifattura Lamborghini 4.0
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Telefoni e macchine fotografiche bandite, sicurezza e controlli serrati, quando entri nel tempio sacro della Lamborghini, esattamente nella linea SSC dedicata alle Super Sport Cars, è subito chiaro come il duro lavoro sia un bene da preservare. Sono idee da custodire gelosamente e da mettere al riparo da occhi indiscreti. Basta un niente per mandare tutto in fumo.

Abbiamo varcato la soglia di quello che un tempo era il luogo in cui veniva prodotta la leggendaria Countach e dove, in quello stesso posto, producono ancora per poco le Huracan. Un braccio meccanico sposta le vetture passo dopo passo per 23 stazioni in attesa dell’intervento umano qui ancora preponderante. Una linea ancora «analogica» che a breve lascerà il posto alla nuova V8 dal nome ancora ignoto che farà da spartiacque in un’immaginaria staffetta temporale in cui dall’analogico si passerà completamente al digitale. Qui il tempo è scandito dai tabelloni, display che segnano il numero di auto prodotte.

A pochi passi dalla linea Huracan lo scenario cambia. La macchina di Kronos ci trasporta in un presente che è già in evoluzione, un presente chiamato Reveulto, la prima supersportiva V12 ibrida plug-in HPEV (High Performance Electrified Vehicle) della casa di Sant’Agata Bolognese, un presente fatto di camere prova in cui vengono testati i motori elettrici per migliaia e migliaia di giri, un presente fatto di AGV, acronimo di veicolo a guida automatica, che trasportano i materiali utili per l’assemblaggio della vettura, ma anche di circa 450 persone con età meda di 35 anni che lavorano alacremente prestando la propria professionalità per regalare emozioni. Come le donne che nella selleria vedi cucire a macchina con attenzione le pelli di Dinamica o come gli uomini che controllano scrupolosamente se in quelle pelli ci siano dei difetti.

Ognuno è un ingranaggio di una macchina perfetta, naturale conseguenza del cambio di paradigma chiamato Manifattura Lamborghini 4.0 in cui ogni singola stazione è sì caratterizzata da un alto impatto tecnologico che però supporta senza sostituire l’imprescindibile lavoro dell’uomo. Nome in codice MES, che nulla ha a che vedere con Europa e politica, bensì è il sistema in cui il lavoratore in qualsiasi momento può interagire con la macchina per modificare, bloccare o intervenire manualmente. Non per nulla non li chiamano robot, ma cobot, cioè robot collaborativi grazie ai quali ridurre il margine di errore praticamente allo zero.

Il tutto avvalendosi della tecnologia: dai braccialetti personali per ogni operatore ai monitor o tablet touchscreen, tutto è connesso al sistema. Insomma, nella linea delle Supercar del Toro la tecnologia spinge su un acceleratore schiacciato dall’uomo. Perché alla fine il tempo è solo una lancetta che oscilla tra il passato e il futuro.

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