A Rüsselsheim si lavora con criterio e attenzione, si usa un approccio razionale alla materia e ben poche volte si prendono slanci di fantasia, o si fanno dei salti nel vuoto. Tutto viene soppesato con circospezione. In riva al Meno, in Assia, la Opel è famosa per fare delle solide e robuste auto da famiglia. Talvolta sono grigie e austere, ma certamente a prova di bomba. Tuttavia, quando i piani alti del Fulmine danno il via libera a qualcosa di creativo, anche se succede di rado, il risultato è sempre da ricordare. Chi non rammenta la Manta? Una coupé popolare dalla linea armonica e aggressiva, che per tanti anni ha invaso le strade d'Europa, compiendo anche qualche sortita vincente nel mondo del motorsport. Nel 1989 nella fabbrica tedesca risuona la campanella della ricreazione, è tempo di sciogliere le briglie e tuffarsi in una nuova avventura, che è quella di gettarsi nella mischia nel segmento delle coupé di classe media. Ovviamente il progetto viene curato con precisione e rigore tipicamente tedeschi, come sottolinea il nome del modello: Opel Calibra. Fa saltare alla mente un'unità di misurazione accurata, suona bene. In fondo per lei è stato fatto un lavoro di assoluta meticolosità, ha passato un inimmaginabile quantitativo di 4000 ore all'interno della galleria del vento, per arrivare a una silhouette levigata, affilata e filante. Gli ingegneri tedeschi possono esclamare a voce alta "Hurra", infatti la Calibra ottiene un coefficiente di resistenza aerodinamica come mai prima d'ora: 0,25 Cx. La tedesca diventa la regina per penetrazione dell'aria, guarda tutte dall'alto del suo trono.
La presentazione al Salone di Francoforte 1989
Nelle radio di tutto il mondo impazza "Personal Jesus" dei Depache Mode, una canzone che passa anche nella filo diffusione del Salone di Francoforte del 1989, dove la Opel presenta la sua nuova invenzione. Ci sono tanti brand stranieri arrivati sul Meno con ambizioni sorprendenti, il Fulmine, invece, praticamente gioca in casa, ma quando la Calibra entra in scena circondata da una nuvola di fumo, gli occhi finiscono inevitabilmente su di lei. È molto tedesca, lo si capisce al primo sguardo, per quelle linee tese e minimali che, però, donano un complessivo equilibrio a tutta l'opera. Si vede la mano del designer Erhard Schnell, ma attenzione, perché più un merito va all'americano Wayne Cherry. Insomma, più la guardi e più ti piace. Si resta stregati di fronte alla Calibra, che sotto all'ardito vestito, nasconde il telaio della Opel Vectra. Tutte le avversarie sono avvisate, Opel è tornata ed è l'ora di cominciare a tremare. Il guanto di sfida è indirizzato soprattutto alle gran turismo giapponesi, che iniziano a diffondersi come un'epidemia anche nel Vecchio Continente. La batteria delle varie Honda Prelude, Toyota Celica, Mitsubishi Eclipse hanno da vedersela con la vecchia guardia europea. E non sarà facile.
Da Opel a...
La Opel Calibra viene prodotta nello storico stabilimento di Rüsselsheim, in Germania, e a Uusikaupunki, in Finlandia. Da qualche anno il marchio tedesco è transitato nell'orbita del grande colosso americano General Motors, che possiede i diritti su un'altra miriade di brand, utili per penetrare in ogni mercato globale. I vertici della GM, a Detroit, rimangono estasiati da questa nuova coupé. Sono così positivamente colpiti da volerla esportare un po' dovunque. Il guaio, però, è che inevitabilmente l'effige non sarà sempre quella di Opel. In Germania non sono troppo felici della scelta, ma non conviene instaurare una polemica ma continuare in pace a fare squadra. La Calibra quindi stacca lo stemma con il Fulmine e guadagna quello di Chevrolet per cercare le fortune in Sudamerica, appiccica quello di Holden in Oceania e si converte in Vauxhall per il Regno Unito. C'è una Calibra, quasi, per ogni mercato. Mancherebbero gli Stati Uniti: in GM sono convinti che la regina dell'aria avrebbe successo anche sulla Route 66, tuttavia, Opel non ha credibilità a queste latitudini, servirebbe presentarla sotto un'ulteriore veste. Guardando nel mazzo spunterebbe fuori Saab, da qualche anno sbarcata nel cerchio magico di Detroit. Si studia una strategia per "ribrandizzare" la Calibra con l'aquila reale svedese, ma la cosa non va in porto.
Tante motorizzazioni
L'avveniristica linea deve combaciare con un comportamento su strada degno della sua avvenenza. La promessa viene mantenuta, merito anche delle tante motorizzazioni a disposizione. La gamma iniziale prevede un due litri otto valvole da 115 CV e un 16 valvole da 150 CV progettato dalla Cosworth. Nel 1992 si introduce un motore turbo 2.0 litri 16 valvole da 204 CV. Quest'ultimo ha le quattro ruote motrici, un cambio manuale Getrag a sei marce e una velocità massima dichiarata di 245 km/h. L’anno successivo viene introdotta la Calibra V6, equipaggiata con un 2,5 litri 24 valvole da 170 CV. Il 1995 vede poi l'aggiunta del motore Ecotec, una nuova versione del 2.0 16V con potenze da 136 a 150 CV. La coupé scese anche in pista per gareggiare nel DTM (Deutsche Tourenwagen Masters), vincendo questa categoria nel 1996 grazie a un propulsore di derivazione Cosworth da quasi 500 CV di potenza.
Il passo d'addio
La Calibra ottiene un leggero ritocchino nel 1994, mentre per il suo addio definitivo bisogna aspettare il 1997. Dopo otto anni di eccezionale presenza sulle strade del mondo, la Opel si congeda con 238.647 unità vendute. Ha continuato ad avere il primato di miglior Cx fino al 1999, quando le fu soppiantato dalla Honda Insight.
Nel frattempo la Calibra era uscita dai listini da un paio d'anni, a testimonianza di un lavoro ingegnierisitico e di design così raffinato da perdurare al vertice indisturbato per oltre dieci. Un quantitativo di tempo che nel mondo dell'automotive valgono come un'eternità. In ogni caso, per tutti la Opel Calibra sarà sempre la figlia del vento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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