Settore auto, l'Italia continua il pressing su Bruxelles

Rispetto ai piani del “tutto elettrico” dal 2035, si punta al pragmatismo e al rilancio di un sistema industriale, imprese della componentistica incluse, in forte difficoltà. E che si vorrebbe riconvertire a produrre materiale bellico

Settore auto, l'Italia continua il pressing su Bruxelles
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Da una parte, il plauso di Federauto, la Federazione dei concessionari, attraverso il suo presidente Massimo Artusi, per l’impegno del premier Giorgia Meloni "nel perseguire, davanti ai suoi omologhi nel recente Consiglio Ue, una decarbonizzazione dei trasporti all'insegna di una neutralità tecnologica improntata al pragmatismo e alla concretezza". Il che significa insistere sulla considerazione dell’importanza dei biocarburanti, insieme alla centralità del trasporto pesante, entrambi gravemente ignorati nel “Piano d’azione” presentato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Dall’altra parte, ecco la “Proposta di risoluzione sull’industria automotive”, redatta dal gruppo Patrioti per l’Europa, con Isabella Tovaglieri relatrice “ombra” per la delegazione italiana della Lega, che nei prossimi giorni sarà illustrata a Strasburgo. L’Italia continua il pressing su Bruxelles affinché la politica del settore auto venga rivista, rispetto ai piani del “tutto elettrico” dal 2035, all’insegna del pragmatismo e del rilancio di un sistema industriale, imprese della componentistica incluse, in forte difficoltà e che si vorrebbe riconvertire a produrre materiale bellico.


Una manovra a tenaglia, quella italiana, e non soltanto dal punto di vista politico, ma anche con il contributo della filiera dei combustibili rinnovabili, allo scopo di sensibilizzare cittadini e decisori di tutta l’Ue sulle potenzialità di questi prodotti in tema di decarbonizzazione.
In proposito, è infatti partito il “Tour d’Europa, un viaggio di tre mesi attraverso 20 diversi Paesi del Vecchio continente, che ha l’obiettivo di dimostrare l’efficacia “green” dei biocarburanti in purezza e miscelati, per altro già disponibili in migliaia di punti vendita distribuiti in tutto il continente nonché impiegati su veicoli leggeri e pesanti in circolazione.
“Occorre lavorare insieme - spiega Gianni Murano, presidente di Unem (Unione nazionale energie per la mobilità, l’ex Unione petrolifera) - per raggiungere l’obiettivo del Net zero emissions al 2050 senza però distruggere l’industria europea, permettendo ai consumatori di scegliere la soluzione più adatta alle loro esigenze e alle loro preferenze. I biocarburanti sono prodotti che possono svolgere, affiancati ai veicoli elettrici, un ruolo cruciale per una transizione sostenibile ed equilibrata, favoriti da motorizzazioni sempre più digitali ed efficienti, con una significativa componente elettrica. La conferma arriva dai dati sulle nuove immatricolazioni, inclusa l’ultima rilevazione di febbraio, dove in Italia l’ibrido raggiunge una quota di mercato vicina al 45%, mentre a livello europeo supera il 35%”.

Intanto, nella “Proposta di risoluzione sull’industria automotive”, che sarà presentata la prossima settimana a Strasburgo, si parla anche di salvaguardia dei veicoli storici, “al fine di consentirne la conservazione, il restauro e l’utilizzo, nel rispetto del loro ruolo nel patrimonio tecnico e industriale”, come precisa l’eurodeputata Tovaglieri.

Un punto fondamentale, questo, in un periodo in cui si tende a trascurare il Dna di marchi e modelli che hanno fatto la storia delle quattro ruote, standardizzando e mescolando stile e contenuti, abbandonando motori simbolo di passione e, soprattutto, di un “made in Italy” da difendere a tutti i costi e tramandare alle nuove generazioni.

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