Un avviso ai naviganti: Berlusconi può mollare

Il Cav appare in sogno a Ferrara: aveva riunito i suoi, che litigano come fa­cevano le lavandaie d'inizio seco­lo. E li avvertiva: "Se continua così, lascio con la stessa rapidità con cui sono sceso in campo"

Un avviso ai naviganti: 
Berlusconi può mollare

Ognuno ha i sogni che si merita. Io ho sognato Ber­lusconi. Aveva riunito i suoi, che litigano come fa­cevano le lavandaie d'inizio seco­lo. Litigano a gran voce, in parla­mento, alla televisione, nei corri­doi del palazzo, concedendo in­terviste a raffica a giornali amici e nemici, gridando qualunque co­sa venga loro in mente, basta che sia insidiosa, distruttiva, basta che metta in luce la nevrosi collet­tiva del Popolo della libertà e una inaudita licenziosità politica.

«Cari amici - diceva Il Cav. nel mio sogno dell'altra notte - consentitemi una fraterna messa in guardia: se continua così, con la stessa rapidità con cui sono sceso in campo me ne torno in tribuna a godermi lo spettacolo. Ho buoni avvocati, e fuori dalla politica, do­ve sono stato un elemento di di­sturbo insopportabile per tanti anni, e ancora adesso, diventerei una preda meno ambita dai rapa­ci delle procur­e combattenti e del­le opposizioni al loro laccio. Me la cavo, state certi. E se proprio fosse necessario, un patteggiamento per levarsi di torno la malagiusti­zia alla fine non si nega a nessu­no, come un sigaro o un’onorifi­cenza di cavaliere al merito. Le mie paure per le scorciatoie giudi­ziarie sono solo indirettamente personali, in primo piano sta la li­bertà politica e civile, che viene negata in radice da questa specie di Stato di polizia in cui i magistra­ti fanno comizi in piazza, le loro avanguardie si sono massiccia­mente presentate in politica fa­cendosi eleggere in parlamento e fondando partiti dopo avere di­strutto quel che c'era prima, con il suo male e con il suo bene. Un ap­parato di giustizia che lavora su pretesti di reato, invece che su fat­tispecie concrete, e dispone spio­naggio, pedinamento, intercetta­z­ioni allo scopo di sputtanare l'Ar­cinemico dando in pasto all'opi­nione pubblica il suo privato, per di più deformato in maniera grot­tesca nel circo mediatico-giudi­ziario, tra gli applausi ipocriti de­gli acrobati del neopuritanesimo, non poteva che indebolirmi, al­meno un po'. Ma non vi illudete: la mia relativa debolezza, il fatto che io sia costretto a difendermi mentre avanzano crisi a ripetizio­ne nello scenario mediterraneo, mentre premono mille cose da fa­re per il rilancio dell'economia e per le riforme, non è un fattore di forza per le vostre ambizioni, per­sonali e di gruppo. Lo champa­gne che qualcuno di voi stappe­rebbe dopo il 25 luglio avrebbe un retrogusto amaro, e in breve tempo vi ritrovereste assetati e af­famati, con i vostri progetti e la vo­stra dignità politica a disposizio­ne della Repubblica delle procu­re e dei suoi speaker politici.

«Non ho fondato una caserma. Mi piace perfino il caos creativo, il peso irriducibile della personali­tà in politica, sopporto cristiana­mente e allegramente le idiosin­crasie, esercito l'ironia e l'autoiro­nia per debel­lare il linguaggio po­litico pesante e protocollare che è il vero inganno ai danni dei citta­dini, e nessuno mi può insegnare l'arte del comando e anche il suo risvolto, una tolleranza ai limiti dell'anarchia liberale, della stes­sa licenza. Siamo un non-partito, un popolo, e questo di noi piace agli italiani. Quindi capisco tutto il bailamme che caratterizza la no­stra creatura politica, e anche l'energia frammentaria e vario­pinta che connota la maggioran­z­a parlamentare e lo stesso gover­no. Ma ogni limite ha la sua pa­zienza, come diceva Totò.

«Di tanto in tanto dovreste ricor­darvi il sale di questa nostra av­ventura: iniettare dosi massicce di libertà in un paese che era bloc­cato, che non conosceva l'alter­nanza di forze diverse al governo dello Stato, un paese in cui piano piano alla dittatura morbida del­le ideologie nazional-popolari in declino si andava sostituendo quella, ancora più tignosa e illibe­rale, delle burocrazie giudiziarie d'assalto e di poteri economici senza inventiva e senza capitali ma con molte immodeste ambi­zioni di dominio. Un progetto no­bile e pericoloso, per il quale si è chiamati a pagare dei prezzi, non solo a riscuotere gli onori della carriera politica.

Tra essere liberi e farsi del male per stupidità, tra la libertà responsabile e un'indisci­p­lina irresponsabile e autolesioni­sta, c'è tutta la differenza tra una politica e un Pdl ricchi di autenti­ci e sani conflitti e un sistema- par­tito che si disintegra a forza di chiacchiere».

Così parlò il Berlusconi-Zara­thustra nel mio sogno notturno. Nel quale, fluttuando amabil­mente tra le insidie dell'incon­scio, si era insinuato un elemento di sano realismo.

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