
A2a approva il bilancio record del 2024 (con il 99,97% dei voti favorevoli), l’aumento del dividendo (a 0,10 euro per azione, +4,4%) e il piano di azionariato diffuso nel corso dell’assemblea andata in scena nella cornice del Museo Diocesano di Brescia, alla presenza di 989 azionisti. Un’occasione, per l’ad Renato Mazzoncini, di ricordare i risultati raggiunti nel 2024 distintosi per "la crescita della base clienti, così come della Rab (attività regolata, ndr) e di nuovi impianti per l'ambiente".
Il 2024 è stato un "anno eccezionale per acqua e neve, con elevata produzione idroelettrica". Il tutto si è tradotto in una "grande generazione di flussi di cassa". "Siamo riusciti a fare la grossa operazione con Enel - prosegue - grazie all'emissione di un green Bond ibrido, per noi una novità assoluta". Con l’acquisizione delle reti di distribuzione di Enel in Lombardia e la cessione di reti gas ad Ascopiave, A2a "è cresciuta sulle reti elettriche e ha ridotto la quota di gas". Il ritorno per gli azionisti è stato del 21%, mentre il calo dei ricavi, "legati al costo dell'energia", scesi a 12,86 miliardi, significa che "i nostri clienti, cittadini e imprese, hanno pagato mediamente il 13% in meno per l'energia".
"Negli ultimi 4 anni - prosegue Mazzoncini - abbiamo investito 8 miliardi di euro che hanno generato crescita aziendale e margine operativo loro, che per la prima volta ha superato i 2,3 miliardi nel 2024". A2a ha poi superato i 20 TWh di energia venduta su oltre 300 di consumo in Italia e degli 1,5 miliardi di investimenti organici, "il grosso è servito per lo sviluppo di nuovi impianti".
Luce verde, poi, al piano di azionariato diffuso per il triennio 2025-2027 che prevede l'assegnazione, senza alcun esborso economico, agli aderenti (personale assunto con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato) di azioni ordinarie del gruppo per un valore di 1.500 euro nel triennio. Il piano sarà realizzato tramite l'utilizzo di azioni proprie riacquistate.
A margine dell’assise, l’ad è poi tornato sul tema delle fonti energetiche. "I costi di produzione dell'energia tramite nucleare tradizionale sono molto alti, il doppio del costo attuale in Italia, che è già molto elevato", le energie rinnovabili "sono consolidate e hanno avuto riduzione dei prezzi, quindi lavoriamo su quello", ha chiarito Mazzoncini. Per questo motivo "nel nostro piano al 2035 ci sono rinnovabili e idroelettrico e non prevediamo investimenti sul nucleare. Non vediamo una tecnologia che sia in grado di restare sul mercato: il problema è come riuscire a farlo con costi compatibili" anche perché "sugli small scale reactor la ricerca è ancora in corso", ha poi chiosato l’ad.
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