Eni fuori dalla chimica di base entro 5 anni. Piano da 2 miliardi per riconvertire Versalis

Il rilancio punta sulla biochimica: i dettagli del piano saranno presentati a breve

Eni fuori dalla chimica di base entro 5 anni. Piano da 2 miliardi per riconvertire Versalis
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Un maxi piano da 2 miliardi di investimenti per rilanciare Versalis, business della chimica di Eni che subisce perdite ormai da 7 anni (l'ultimo utile è stato registrato nel 2017 e nel secondo trimestre ha perso 220 milioni). La necessità di rivitalizzare il business si unisce anche alla volontà di riconvertire l'attività, portandola nel giro di cinque anni ad abbandonare la chimica di base per specializzarsi nella biochimica, con l'addio ai prodotti originati da combustibili fossili e un maggiore ricorso alle opzioni decarbonizzate.

La notizia è stata anticipata da Bloomberg. Ed Eni, contattata dal Giornale, ha preferito non commentare aggiungendo però che i dettagli del piano saranno presentati a breve. Possibile, quindi, che il gruppo guidato da Claudio Descalzi (in foto) svelerà le sue carte a ridosso della trimestrali, che verranno presentati venerdì o, magari, il giorno stesso dei conti. Sarà da capire come verranno riconvertiti gli impianti di Versalis in Sicilia e Puglia, che vedranno una graduale riduzione delle attività che svolgono attualmente, ossia la trasformazioni degli idrocarburi in etilene da utilizzare per i prodotti chimici tradizionali. Quel che si sa, però, è che continueranno a essere utilizzati e non ci dovrebbero essere ricadute sulla manodopera. Il modello da seguire sarà probabilmente quello di Porto Marghera, a Venezia, dove i vecchi impianti sono stati riconvertiti in bioraffinerie.

Il gruppo, del resto, crede molto nel settore della biochimica e della bioplastica, fatto dimostrato dall'acquisizione chiusa l'anno scorso di Novamont, rilevata per intero dopo averne presa una prima quota del 36 per cento.

Gli stabilimenti Versalis del Nord Italia, scrive Bloomberg, che attualmente venivano riforniti da quelli al Sud, useranno prodotti chimici importati a base di combustibili fossili.

Questa rivoluzione si inquadra in un momento delicato per l'industria chimica europea, schiacciata dagli alti costi dell'energia e dalla concorrenza low cost proveniente dall'Asia. Circostanza che, probabilmente, ha portato ad accorciare i tempi di un percorso di decarbonizzazione tracciato.

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