Sostenibile e all’avanguardia. La nave del futuro secondo Fincantieri dovrà assolvere queste due fondamentali funzioni. Da un lato la missione ambientale, sebbene lo shipping sia responsabile solo del 3% delle emissioni globali; dall’altro l’approdo – inevitabile – verso nuove tecnologie. Un modello che incarna entrambe le necessità del mercato è Zeus, l’unità navale sperimentale a idrogeno varata nel 2022 nello stabilimento di Castellammare di Stabia.
Zeus non rappresenta tuttavia un punto d’arrivo, quanto il principio di una nuova era navale. «Per noi la transizione digitale significa allargare la nostra zona di dominio – rivela l’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero – da quello fisico della nave al dominio logico della nave; quindi diventare sempre più integratori anche di tutto quello che c'è fuori dal dominio fisico - che è lo scafo, che è tutti quanti grandi sottosistemi che sono in una smart city come una nave - e andare su tutta la parte logica - quindi tutta l’automazione che va dai sistemi di decisione fino alla gestione dell'asset navale digitale».
La finestra di intervento, secondo il numero uno della multinazionale di Trieste, è decennale e copre per intero il periodo del piano industriale. La transizione digitale, afferma Folgiero, «è una leva fondamentale» se Fincantieri vorrà «rimanere i primi al mondo tra dieci anni».
L’intelligenza artificiale e gli algoritmi alla sua base sono la frontiera che il gruppo intende sfruttare. Di recente Folgiero ha illustrato in maniera dettagliata la rotta che seguirà il big della cantieristica nel mare della transizione digitale. «Per mantenere in Italia lavorazioni pesanti – ha sottolineato il manager – occorre andare a mettere sopra questi oggetti tutto il resto delle tecnologie. La nostra ambizione è diventare digital designer authority, cioè diventare proprietari dei dati che abitano i nostri sistemi di automazione».
Rispetto al passato, la novità è che l’intelligenza artificiale farà un «salto di specie» inverso in confronto, ad esempio, a Internet: non è più la difesa a lanciare nuove tecnologie, ma il settore civile, che fa da «validatore» e sblocca la loro eventuale applicazione sulle navi militari. Ma quanto sono economicamente sostenibili queste soluzioni? Se lo è chiesto anche Fincantieri, che per rispondere a questo interrogativo ha in programma la graduale introduzione a bordo di meccanismi capaci, attraverso l’automazione e la gestione da remoto, di ridurre i consumi. Va detto che la stessa collaborazione con le startup è un elemento utile in questo percorso. Perché non basta sviluppare una singola tecnologia, ma serve una commistione tra hardware e software di più opzioni.
Una grande sfida tecnologioca, condivisa anche con l’aviazione, è quella della gestione a bordo dell’idrogeno liquido, tra i vari combustibili del futuro sul tavolo. Di questo si occupano appunto startup provenienti da settori industriali differenti da quello di Fincantieri, che si proponne loro come partner così da sviluppare insieme tali tecnologie e poi «marinizzarle». Il gruppo guidato da Folgiero ha infatti già annunciato che proprio per portare a termine questo obiettivo sta predisponendo un piano di open innovation pensato per imprimere una reale svolta collettiva. L’innovazione è quindi la priorità del gruppo. «Fincantieri – conclude Folgiero – ha radici profonde nell’industria navalmeccanica.
Il progetto è evolvere da un glorioso passato a un glorioso futuro, allungando la vita
delle competenze metalmeccaniche con le competenze tecnologiche richieste dagli attuali trend di mercato. Si tratta di una evoluzione, non di una rivoluzione. La nave oggi diventa un sistema, digitale e a zero emissioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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