
A volte i momenti cruciali, come la morte di un Papa, svelano crude verità. È successo ieri a Massimo D'Alema (foto) che in un'intervista al Corriere ha indicato proprio in Papa Francesco il riferimento della sinistra a livello globale. È un po' l'ammissione che la sinistra è orfana, non ha un leader carismatico, soprattutto, non ha un nome che possa essere un riferimento per tutte le cento anime (visto che parliamo di Papi) della sinistra nel mondo. Con una sinistra europea che non si ritrova con il massimalismo attuale della sinistra italiana, con i democratici americani che con i loro errori hanno aperto la strada a Donald Trump, con un Lula che sopravvive ma non offre speranze è chiaro che la scorciatoia più semplice è eleggere come guida un Pontefice salito in cielo e magari presto in odor di santità.
Dimenticando anche qualche contraddizione del passato che magari stride con il presente. Nelle parole di D'Alema in questo riconoscimento postumo a Papa Francesco ricorre spesso la parola Pace o meglio «la lotta per la pace» come uno dei valori costitutivi della sinistra. Un'impostazione che lo porta a ricordare «la corresponsabilità storica del mondo occidentale» nell'analisi di Bergoglio sulla guerra in Ucraina o la condanna sulle «barbarie subite dalla popolazione di Gaza».
Ora basta dare una sbirciata alla biografia di Massimo D'Alema per scoprire che il suo rapporto con la pace è stato più complesso. Nel 1999 da presidente del consiglio autorizzò l'uso delle basi aeree italiane e la partecipazione dei nostri aerei ai bombardamenti della Nato contro le truppe serbe per fermare la pulizia etnica ai danni della popolazione albanese del Kosovo. Con il tacito assenso di un altro Papa, Giovanni Paolo II. Durante il suo governo non diminuì neppure la vendita di armi da parte dell'Italia verso Paesi impegnati in guerre. E più recentemente il suo nome è stato collegato ad una possibile mediazione per la vendita di armamenti alla Colombia poi, a quanto pare, finita nel nulla: per carità nessun reato ma non è questo sicuramente il comportamento di un uomo di Pace.
Questo solo per dire che spesso si predica bene, come fanno i Papi, ma si razzola male, abitudine troppo cara agli uomini. Un'abitudine che spesso a sinistra si copre con uno spesso manto di retorica. Eppure D'Alema dovrebbe sapere che chi ricopre responsabilità di governo spesso si trova a confrontarsi con scelte difficili com'è capitato a lui stesso. Per cui - come è avvenuto in Kosovo - per impedire la strage, addirittura, l'eliminazione di un popolo si è chiamati ad usare le armi. Interventi militari per la Pace. Scelte che un uomo di governo non può ripudiare.
Ecco perché è complicato, sbagliato dare una valenza politica all'apostolato di un Pontefice. Si fa una violenza anche al suo operato che è un insegnamento per tutti gli uomini, non solo per una parte. Motivo per cui è alquanto surreale la corsa ad arruolare Papa Francesco nelle proprie file che in questi giorni va di moda a sinistra. Da Elly Schlein a Giuseppe Conte. «Date a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare», recita il Vangelo. Parole sante. Un Papa può consacrare la propria vita a San Francesco, può lanciare moniti e richiami, parlare sempre e comunque di Pace, giusta o ingiusta che sia. È il suo ruolo, la sua missione, il suo apostolato. Chi è in politica, invece, dovrebbe ben sapere che governare un Paese è ben altra cosa mettendo al bando ogni ipocrisia. Ci si muove in ambiti diversi. Anche perché quando Religione e Stato si confondono - secoli di Storia lo insegnano - sono guai per tutti.
E il primo a saperlo dovrebbe essere proprio un ex-comunista come Massimo D'Alema.
Comprendo che una sinistra disorientata, orfana di leadership e di programmi, in crisi d'identità in un mondo che cambia velocemente sia tentata dal desiderio di ricorrere all'insegnamento di un Papa carismatico per supplire al proprio smarrimento, al proprio vuoto. Magari tifando nel Conclave per un Papa amico, già pupillo di Bergoglio, come il cardinal Zuppi. È una soluzione semplice che però può generare confusione. Per citare Cavour: libera Chiesa, in libero Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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