Cardinali spaesati, intesa difficile. L'imbarazzo per il voto di Becciu

Parolin (tra i favoriti a succedere a Bergoglio) è contrario all'invito del monsignore. C'è però chi avverte: "Dobbiamo evitare l'impugnazione sulla scelta del Pontefice"

Cardinali spaesati, intesa difficile. L'imbarazzo per il voto di Becciu
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«Se si decide che sarà un italiano, il prossimo Papa è Pietro Parolin». È durata neanche due ore la seconda riunione della Congregazione nell'aula del Sinodo, a San Pietro, convocata per le 17 e finita poco prima delle 19. Erano presenti 103 cardinali, spiega il portavoce della Sala stampa vaticana Matteo Bruni, ma si è deciso solo il calendario delle celebrazioni liturgiche per i Novendiali. In linea di massima, le prossime riunioni si terranno ogni mattina (escluso il sabato e la domenica). La soluzione sul dilemma Becciu al Conclave è stata rimandata a oggi (l'incontro inizierà alle 9) difficilmente all'ex sostituto verrà tolto il diritto di voto, come ha spiegato ieri al Giornale e ad altri quotidiani la docente di Diritto ecclesiastico dell'Alma mater di Bologna, Geraldina Boni. «Alle Congregazioni sono stati invitati tutti i cardinali, su Becciu in Conclave vedremo dopo», sottolinea Bruni rispondendo ai cronisti, non senza qualche imbarazzo. Lo stesso Parolin sarebbe per escludere il monsignore di Pattada, ma la maggioranza degli altri cardinali sarebbe favorevole a farlo partecipare «anche per evitare il rischio di una impugnazione sulla scelta del Pontefice», maligna una fonte in vaticana. «Queste congregazioni servono per creare le prime cordate», sottolinea ancora la fonte, vista la polverizzazione degli schieramenti.

I porporati con meno di 80 anni che hanno il diritto di voto sono 135 su 252 in totale. Con Becciu sarebbero 136, ma al momento ci sono tre assenze per motivi di salute, il bosniaco Vinko Puljic, arcivescovo emerito di Sarajevo e il croato Josip Bozanic, arcivescovo emerito di Zagabria ma la più importante è quella dello spagnolo Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo emerito di Valencia e ratzingeriano doc. I «bergogliani» sulla carta sono 108, di cui venti nominati il 7 dicembre scorso, quelli selezionati da Benedetto XVI appena 22, solo cinque quelli indicati da Giovanni Paolo II. L'Europa la fa da padrona con 53 cardinali elettori, seguito dalle Americhe con 37 e dall'Asia con 23 cardinali elettori. Chiudono Africa (18 elettori) e Oceania (4 elettori). I Paesi più rappresentati sono l'Italia (17 elettori più Becciu) e gli Stati Uniti con 10 elettori. Ma non esiste sulla carta un «delfino» di Papa Francesco, né sta prevalendo - al momento - l'idea di una candidatura di continuità. «Ecco perché Parolin ha chance, perché rappresenta la continuità ma anche il dialogo».

Ovviamente chi ha chance sono anche gli altri «italiani», dal numero uno della Cei Matteo Maria Zuppi - giudicato troppo divisivo dall'ala conservatrice, guidata dal tedesco Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della Dottrina della fede con Ratzinger - al patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, penalizzato dalla giovane età ma perfetto per ricucire con Israele dopo le sbandate su Gaza e genocidio. Quotato anche il Bergoglio asiatico Luis Antonio Tagle, metà filippino e metà cinese, l'iperconservatore ungherese Péter Erd e il possibile Papa nero Peter Turkson dal Ghana. Sarà «il Conclave più lungo della Storia», profetizza l'arcivescovo di Colonia, Rainer Maria Woelki, secondo cui il Papa «deve avere l'odore di Cristo».

Le sfide sono tre: proseguire con l'evangelizzazione, soprattutto in Asia; resistere alle tentazioni di una modernizzazione che rischia di disinnescare la potenza del messaggio di Gesù; mantenere l'unità della Chiesa dal rischio di mini scissioni e differenti interpretazioni della Dottrina. Poi c'è la guerra con cui fare i conti, in Israele o in Ucraina (da dove arriva il cardinale più giovane, Bychok Mykola, 45 anni) ma anche i rapporti con gli Stati Uniti. «La vera anomalia di questo Conclave è la mancanza di due Diocesi di peso, quella di Milano e quella di Parigi. Un problema per realizzare la sinodalità geopolitica».

«L'illusione che con la caduta del Muro fosse finita la Storia l'abbiamo pagata cara», sottolinea il vaticanista Giuseppe Di Leo, che ricorda come l'ultimo atto di Bergoglio è stata la riforma che riguarda i prossimi Nunzi apostolici, che dovrebbero avere «una visione spirituale, non prepotentemente politica». È il secondo Conclave di guerra. «L'ultima volta venne eletto Eugenio Pacelli, già Segretario di Stato e Nunzio», come Parolin.

Il cardinale di New York Timothy Dolan è in linea con Donald Trump, la cui decisione di partecipare ai funerali ai più è sembrata un messaggio preciso: «C'è un progetto

politico per un cattolicesimo all'americana - spiega lo storico del cristianesimo Massimo Faggioli, docente alla Villanova University, in Pennsylvania, recente autore di Da Dio a Trump. E se il prossimo Papa fosse uno yankee?

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