
I messaggi di Papa Francesco, l'eredità del suo pontificato, i pilastri del suo pensiero risuonano nella commemorazione di ieri a Camere riunite. Dove vengono isolati e rivendicati come icone più o meno rappresentative, a seconda della vicinanza ideologica e politica. Con l'opposizione che accusa, senza fare nomi, ma rivolgendosi evidentemente a chi governa, di «ipocrisia» nel compiangere il Pontefice. La sinistra fa propria anche l'immagine del Papa «migrante» già evocata su Repubblica da Ezio Mauro, e riferita alla scelta di Francesco di essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore, via da San Pietro.
La cerimonia si apre con un minuto di silenzio e con un lungo applauso dell'Aula, dopo le parole dei presidenti di Camera e Senato. E si chiude con l'intervento della premier Meloni che ricorda il suo «rapporto personale forte e sincero» con Francesco, un «Papa venuto da lontano ma capace di entrare nel cuore delle persone. Quando parlavi con lui eri a tuo agio, poteva vedere la tua anima. Il mondo lo ricorderà come il Papa della gente, degli ultimi, degli invisibili, dei poveri, delle periferie fisiche ed esistenziali». Meloni rammenta anche come non abbia mai smesso di «invocare la pace, la fine delle guerre, anche quando sapeva che le sue parole potevano essere travisate. Ma i suoi molteplici appelli alla pace sono ulteriore monito alla responsabilità». Applausi bipartisan. Sembrano gli unici momenti di unità. Perché alla vigilia della festa della Liberazione, Pd, Alleanza Verdi e sinistra, e M5s, già in polemica con il governo per la richiesta di sobrietà nelle manifestazioni del 25 aprile, prendono segmenti del pensiero del Pontefice, ne fanno una sorta di «partigiano Francesco», ne rilanciano i punti nevralgici su migranti, ambiente, e sul no al riarmo, per farne, oltre che un'icona politica, anche un attacco all'ipocrisia di chi «piange» il Papa ma «deporta» i richiedenti asilo.
L'intervento della segretaria del Pd, Elly Schlein, traccia la linea: «La scomparsa di Papa Francesco ci priva di una voce significativa che ha saputo interrogare credenti e non credenti: merita il nostro ricordo e il nostro cordoglio, non merita l'ipocrisia di chi deporta migranti, nega l'emergenza climatica e nega le cure a chi non se le può permettere. Oggi ci troviamo nel cuore delle istituzioni della Repubblica laica e antifascista: il modo migliore è coglierne il messaggio con coerenza». Brusio e disapprovazione dai banchi della maggioranza. Tra quelli del governo, nessuno applaude. Il leader del M5s Giuseppe Conte, rimarca come il Papa «si sia sempre tenacemente schierato contro ogni guerra, contro i signori delle armi, e nella sua ultima benedizione ha usato parole chiare: l'esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo». E ancora: «Ora che non c'è più, viene universalmente celebrato. Da tutti. Nello scomposto teatro dell'ipocrisia, dei vaniloqui, le celebrazioni coinvolgono anche chi ha continuato ad ignorare i suoi messaggi contro le parole di odio e la logica della guerra. Il modo migliore per onorarlo è essere scomodi, con azioni ferme, scelte conseguenti». Interviene l'azzurro Maurizio Gasparri, per pungere la sinistra: «Le ipocrisie sono state tante, anche da parte di quelli che lo citano sempre ma non hanno mai seguito un percorso di fede». Il leader di Iv, Matteo Renzi, riconosce che «è molto buffo che ciascuno di noi cerchi di accaparrarsi un pezzettino della sua eredità. Tipico dei farisei, piangere e commuoversi per il Papa e non ricordare il grido di dolore sui campi lager dei migranti.
Tipico dei farisei ergerlo al pensiero globale della sinistra e non ricordare le sue prescrizioni morali sulla vita. Ci ha dato una grande lezione di laicità». Chiede di intervenire Luana Zanella, Avs, per dire che senza Francesco «ora l'intero pianeta è più a rischio, potrebbe prevalere la legge del più forte».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.