Golden Power per Pirelli. Sulle decisioni del cda il governo frena i cinesi

Per nominare il vertice e assumere delibere "strategiche" servirà il voto degli italiani

Golden Power per Pirelli. Sulle decisioni del cda il governo frena i cinesi
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Il governo esercita i poteri speciali del golden power su Pirelli allo scopo di limitare il raggio d'azione dei soci di Sinochem-Chemchina. Dopo il consiglio dei ministri di ieri, a mercati chiusi, l'esecutivo Meloni ha adottato una soluzione a metà strada: niente interventi brutali, che avrebbero rotto i rapporti con i cinesi, ma una serie di interventi chirurgici per limitare i rischi per la sicurezza legata a segreti tecnologici, oltre che tutelare l'italianità dando ai consiglieri italiani l'ultima parola sulle decisioni più strategiche. Nella nota, che riporta il provvedimento in modo parziale, descrive come asset strategico i sensori «Cyber impiantabili negli pneumatici. Tali sensori sono in grado di raccogliere dati del veicolo riguardanti, tra l'altro, gli assetti viari, la geolocalizzazione e lo stato delle infrastrutture». Questi dispositivi operano in numerosi settori e «l'uso improprio di questa tecnologia - spiega ancora Palazzo Chigi - può comportare notevoli rischi non solo per la riservatezza dei dati degli utenti, ma anche per il possibile trasferimento di informazioni rilevanti per la sicurezza». Inoltre il governo sancisce che per alcune decisioni strategiche del cda serva il voto favorevole dei 4/5 del consiglio di amministrazione di Pirelli. Da quanto filtra, nel novero di queste materie ci sarebbero le tematiche relative a tecnologia e sicurezza, decisioni statutarie e, probabilmente, anche nomina del management. Il patto di consultazione siglato tra Sinochem e la Camfin di Marco Tronchetti Provera, quindi, rimane in piedi, pur con alcune modifiche. Pur non essendo stati divulgati i dettagli del dispositivo, è facile immaginare che la regola dei 4/5 consenta in qualche modo agli italiani di essere decisivi nel consiglio d'amministrazione. Il cda di Pirelli è composto da 15 elementi. Il patto prevede che tre consiglieri siano espressione di Camfin, nove invece sono quelli scelti dai soci cinesi. Tra le ipotesi possibili, c'è che sulle decisioni più importanti sia stato reso necessario il voto favorevole di almeno uno dei rappresentanti della parte italiana: ciò avverrebbe assegnando almeno un consigliere in più alla scelta di Camfin e uno in meno a Sinochem. «È stato scelto di tutelare l'azienda che produce sensori inseriti negli pneumatici ma che possono avere dati sensibili», ha detto a Stasera Italia su Rete 4 il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, «lo Stato tutela i dati che non possono essere messi a disposizione degli stranieri, in questo caso cinesi. Non è un atto ostile, ma di prudenza e tutela dell'interesse nazionale».

Il governo decide quindi un approccio più diplomatico, rispettando il più possibile il mercato, nel tentativo di non andare allo scontro con Pechino che peraltro è presente in diverse realtà italiane, tra cui Cdp Reti, dove i cinesi hanno il 35 per cento. Ed è un modo per non creare tensioni prima della scelta che il governo dovrà prendere, entro la fine dell'anno, sulla Via della Seta.

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