Ita-Lufthansa, rotta verso la bocciatura

Il Tesoro dice no ad altre richieste punitive di Bruxelles. L’ombra di Air France sulla Vestager

Ita-Lufthansa, rotta verso la bocciatura
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Ita-Lufthansa va verso la bocciatura. I rimedi preparati da Lufthansa e Ita per avere il via libera europeo all’aumento di capitale da 325 milioni di euro per acquisire il 41% del vettore italiano non sono sufficienti e del «lavoro deve essere fatto ancora». È quanto trapelato ieri da Bruxelles dopo l’ennesimo incontro fra la commissaria all’Antitrust, Margrethe Vestager, e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Secondo quanto emerso, il ministro non sarebbe favorevole a ulteriori penalizzazioni per la compagnia italiana perché contrarie agli interessi del Paese. Ita è una realtà abbastanza giovane, non è un leader di mercato e sta conquistando a fatica il primo utile. Penalizzarla ulteriormente avrebbe significato decretare la fine anticipata di un’esperienza che fin qui non è stata negativa, oltreché sperperare ulteriore denaro dei contribuenti. Di qui la scelta coraggiosa di non promuovere - in quanto azionista unico di Ita - ulteriori modifiche agli impegni già presi dai due vettori. A Via XX Settembre si aspetterà serenamente il verdetto e, in caso di esito negativo, lo si contesterà in tutte le sedi opportune per far valere le proprie ragioni. Non a caso ieri Giorgetti ha dichiarato: «Aspettiamo il verdetto; serve tanta, tanta pazienza». Palazzo Berlaymont ha prorogato la scadenza per la decisione, ora attesa il 4 luglio anche se Bruxelles ha lasciato intendere che vi sono margini per arrivare a una soluzione in anticipo.
Vale, perciò, la pena di ricordare quali siano i rimedi proposti da Ita e Lufthansa. Si tratta della rinuncia a ulteriori 11 coppie di slot su Milano Linate (22 voli considerando l’andata e il ritorno), taglio di una quindicina di tratte a Fiunmicino e Linate per Germani, Belgio, Austria e Svizzera e, infine, congelamento per due-tre anni della partnership con United e Air Canada - che sono insieme ai tedeschi in Star Alliance sui voli transatlantici. Queste proposte sono già di per sé penalizzanti perché tagliano circa 700 milioni di ricavi di Ita (poco più di un quarto dei 2,4 miliardi di ricavi del 2023, un quinto dei 3,5 miliardi attesi nel 2024), ma soprattutto perché non tengono conto del fatto che Ita non sia un operatore dominate. In Italia i vettori leader sono Ryanair, easyjet e Wizzair. Ita arriva dietro al quarto posto e le sue dimensioni rispetto a quelle di Lufthansa sono veramente ridotte.
Quello che la Commissione Ue ha lasciato intendere nei mesi scorsi è che non basta la rinuncia ai ricavi, sarebbe opportuno anche «incentivare» i nuovi entranti assumendo su di sé le spese per alcuni servizi come l’handling (la gestione dei bagagli) o l’accettazione di accordi di code share con chi subentra. A quest’ultimo dovrebbero essere aperte anche le lounge dedicate, mentre Lufthansa dovrebbe anche cedere una quota della sua società di manutenzione Technik.


Se non venissero da Vestager, sembrerebbero condizioni dettate da Air France, timorosa di perdere mercato in Italia. O «scritte» da Michael O’Leary di Ryanair che spera nel fallimento di Ita per la mancata fusione in modo da fare razzia di slot a Fiumicino.

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