Kering crolla a Parigi. Tiene il «made in Italy»

Kering crolla a Parigi. Tiene il «made in Italy»
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Il profit warning lanciato martedì 19 marzo a mercati chiusi da Kering ha fatto affondare in Borsa il gruppo francese che realizza due terzi del suo utile con Gucci. Il colosso di proprietà di Francois-Henri Pinault (in foto) è arrivato a perdere fino al 15% sul listino di Parigi dove ha concluso la seduta in ribasso dell’11,9. Kering stima un calo delle vendite del 10% nel primo trimestre a causa della flessione del 20% attesa per il brand Gucci. I dubbi degli analisti riguardano la capacità di rilanciare il marchio fiorentino. Il fatturato legato ai prodotti storici, come gli accessori, langue soprattutto in Cina, mentre bisognerà attendere ancora per avere un riscontro dalla collezione firmata dal nuovo direttore creativo Sabato de Sarno, arrivata nelle boutique del gruppo solo a metà febbraio. Occorre ricordare che si attende anche un impatto negativo dell’1-2% dalla recente acquisizione dei profumi Creed. Gli analisti temono che questo tipo di difficoltà, legata alla minore spesa dei mercati asiatici e del Pacifico, coinvolga anche gli altri big del lusso nel corso del 2024. Tuttavia il principale concorrente Lvmh ieri a PArigi ha ceduto solo l’1,6%, mentre Hermès è rimasta invariata. Penalizzata Prada, quotata alla Borsa di Hong Kong (-2,2%), mentre Burberry a Londra è il titolo che ha registrato il calo maggiore (-3,3%), in quanto circa un terzo del fatturato arriva proprio dalla Cina. A Piazza Affari è andata meglio a Moncler (-0,4%) che realizza quasi il 30% del suo fatturato nell’area cinese ma che di recente ha fornito segnali positivi sulla partenza dell’anno e in generale sulla performance in Cina, Corea e Giappone.

Ha retto l’onda d’urto anche Brunello Cucinelli (+0,8%) la meno esposta in Cina (15% del suo fatturato). Invariata pure Tod’s, che realizza il 31% dei ricavi sulla Grande Muraglia, ma in questo caso incide l’Opa L Catterton.

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