Superato l’ostacolo Antitrust per la cessione della rete fissa al fondo Kkr, ora il mercato scommette sulle nozze tra NetCo e Open Fiber. Tim è spettatrice interessata, avendo 2,5 miliardi di earn out da incassare a cose fatte. Il titolo della società di tlc, spinto dalle ricoperture, nel frattempo ha rialzato la testa: ieri è stato il migliore in Piazza Affari, con un progresso del 4,1% che lo ha proiettato sopra la soglia di 0,25 euro. Da una parte il closing porterà nelle casse di Tim 14,2 miliardi di risorse fresche con un debito che si ridurrà fino a 7,5 miliardi. Dall’altra, in un lasso di tempo potenzialmente breve, possono arrivare altri 2,5 miliardi, cui dovrebbero aggiungersi 800 milioni per la valorizzazione di Sparkle (ieri il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto che l’offerta del Mef arriverà solo quando «sarà pronta e cucinata») e altri 3-400 milioni per la vendita della quota in Inwit. Da non dimenticare il miliardo che lo Stato potrebbe dover restituire a Tim - secondo l’ultima sentenza della Corte d’Appello di Roma - per il canone della concessione pagato nel 1998. Prospettive suggestive per gli azionisti, che nei progetti del ceo Pietro Labriola potrebbero presto tornare al dividendo. Non a caso gli analisti di Intermonte hanno decretato un giudizio «buy» con prezzo-obiettivo 0,38 euro per azione.
Il via libera di Bruxelles alla cessione di Netco, osserva sempre Intermonte, «non pone pregiudiziali a una intesa» con Open Fiber. I tempi per le nozze potrebbero essere maturi anche per l’azienda guidata dall’amministratore delegato Giuseppe Gola, che è vicina a risolvere i suoi problemi di liquidità. Questa settimana, infatti, dovrebbe essere quella decisiva per sbloccare la trattativa con le banche e i soci (Cdp e Macquarie) che dovrebbero portare finanze fresche per 3,2 miliardi di euro. Anche questo, del resto, sarebbe un ostacolo rimosso in direzione della creazione di un unico big della rete tra NetCo (la società della rete di Tim) e Open Fiber, che potrebbero riuscire a superare i nodi Antitrust - osservano sempre gli analisti - cedendo qualcosa nelle parti dove le reti sono in sovrapposizione a operatori concorrenti come Fastweb; oppure a operatori regionali come Intred e Unidata.
Ad alimentare la spinta sul titolo vi sono anche alcune suggestioni sul futuro della Tim nel risiko che si prospetta nel settore.
L’origine è una dichiarazione del ceo Labriola che durante un podcast di Bloomberg ha affermato che la cessione della rete consentirà una riduzione del debito tale da permettere all’azienda di «giocare un ruolo attivo nel processo di consolidamento del mercato italiano che avverrà certamente nei prossimi anni». Un concetto già espresso in passato, ma che ora - dopo aver praticamente chiuso lo scorporo - acquisisce un altro peso e fa spostare Tim da una posizione di difesa a quella più attraente di attaccante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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