Ordini complessivi a 105 miliardi di euro (+4% medio annuo), ricavi a 95 miliardi (+6% medio annuo), redditività a doppia cifra nel 2026 e raddoppio rispetto al 2023 del cashflow operativo a 1,35 miliardi di euro alla fine del piano rispetto al 2023. Questi i principali obiettivi del piano industriale 2024-2028 di Leonardo, il primo firmato dall’ad Roberto Cingolani, nominato l’anno scorso.
In particolare, i ricavi a fine piano sono indicati a 21,3 miliardi (16,8 miliardi nel 2024) e l’Ebita a 2,5 miliardi (1,44 miliardi quest’anno). La strategia finanziaria del gruppo comprende il «pieno impegno nel preservare l’<CF201>investment grade</CF>» e la volontà di cogliere le opportunità di M&A «in linea con una strategia finanziaria prudente» e raggiungere 5 miliardi di euro di generazione di cassa nei 5 anni del piano. L’allocazione del capitale, si legge in una nota, sarà orientata a ridurre l’indebitamento rimborsando «circa il 50% del debito in scadenza», mentre sono previsti investimenti medi annui tra i 750 e gli 850 milioni.
Sotto il profilo della remunerazione del capitale, il gruppo punta «a incrementare in maniera sostanziale nell’arco di piano il ritorno per gli azionisti». Il dividendo unitario 2023 a 0,28 euro, che è stato reso noto ieri assieme all’utile [TESTO]di 695 milioni (-25,4%)[/TESTO], è già doppio rispetto a quello dell’anno precedente. Si valuterà anche un buyback anche se, al momento, «le tempistiche non sono definite», ha spiegato il Cfo Alessandra Genco. La Borsa ha apprezzato sebbene, dopo un avvio frizzante, il titolo abbia chiuso in rialzo di un frazionale 0,81 per cento.
«Lo scenario geopolitico mondiale impone un nuovo paradigma della sicurezza globale dove vogliamo giocare un ruolo proattivo», ha evidenziato Cingolani. Leonardo punta su «massiva digitalizzazione, interoperabilità dei domini, intelligenza artificiale», ma anche su «1,8 miliardi di euro di risparmi lordi» al 2028. La guidance, in crescita, non tiene conto della sfida principale: acquisizioni, joint venture, aggregazioni europee, che possono «cambiare» i numeri. [TESTO]Nello scenario c’è anche la prospettiva di aggregazioni per la difesa di terra, come per il carrarmato europeo di nuova generazione. «Possiamo essere un partner veramente ambito», come per Knds e Rheinmetall[/TESTO].
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